RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
DAGONOTA
Era inevitabile: lo scontro Schlein-Meloni arriva a Bruxelles. Nella partita delle euro-nomine, solo una tra Elly e Giorgia potrà uscire vincitrice.
Se la premier, come appare probabile viste le ultime aperture del Ppe (il polacco Tusk ha detto chiaramente “non c’è decisione senza Meloni”), darà il suo ok al bis di Ursula von Der Leyen, la segretaria multigender del Pd si troverebbe nella stessa maggioranza con i “fascisti” di cui un giorno sì e l’altro pure denuncia le malefatte.
E infatti, la vispa Elly oggi ha messo i paletti del partito democratico, che con i suoi 21 seggi è la prima delegazione di S&D: “No a qualsiasi tipo di alleanza con Ecr di Giorgia Meloni e con Id di Le Pen e Salvini. Per noi non è quella la strada, non si possono fare alleanze con loro".
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Secondo Elly, se proprio la maggioranza Ursula va allargata, tanto vale aprire ai Verdi, che hanno più parlamentari e “tanti obiettivi condivisi” con i socialisti. Un’impuntatura, quella della leader del Nazareno, che stride con la strategia del Ppe, il primo partito a Strasburgo. In un’intervista al “Corriere della Sera”, il presidente popolare, Manfred Weber, ha sferzato la leader arcobaleno: “Voglio sentire dalla Schlein che si impegna pubblicamente a sostenere von der Leyen. Se non lo fa, si schiera con Orbán”
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Nelle ultime ore i leader popolari sembrano impegnati a blandire l’ego di Giorgia Meloni, affermando che nessuno l’ha mai voluta escludere. Come scrivono i media tedeschi, una grossa parte del Ppe spinge per trovare un’intesa e chiudere la partita sui “top jobs” oggi. L’orientamento è quello di evitare di umiliare Meloni mettendola in minoranza al Consiglio europeo (per evitare una ritorsione con futuri veti, in un organo che vota a maggioranza) ma piuttosto convincerla a cedere aprendo, di fatto, a un’alleanza del tradizionale blocco popolari-socialisti-liberali al gruppo Ecr. O meglio, ai Fratelli d’Italia.
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Nelle ultime ore, infatti, si sta registrando un sommovimento interno ai Conservatori e riformisti della Ducetta. I polacchi del Pis, che vantano 20 seggi (solo 4 in meno di Fratelli d’Italia), stanno infatti valutando di uscire dal gruppo per crearne uno nuovo insieme a quel “figlio di Putin” di Viktor Orban (che nel frattempo, al solito, strepita: "Gli elettori sono stati ingannati").
Se così fosse, ciò che resta di Ecr sarebbe superato dal gruppo dei macroniani di Renew, scaricando di fatto l’arma negoziale della Meloni.
A meno che la premier non ne approfitti per fare un salto nel buio e sciogliere direttamente Ecr, liberandosi delle scorie degli euro-puzzoni una volta per tutte. Avrà il coraggio di farlo, dopo giorni di tira e molla e minacce, e soprattutto dopo l’accalorato discorso di ieri in Parlamento contro le logiche del “caminetto”? O finirà per bruciarsi? La notte di Bruxelles sarà lunga…
SCHLEIN, NESSUNA ALLEANZA CON ECR E ID, APRIRE AI VERDI
(ANSA) - "No a qualsiasi tipo di alleanza con Ecr di Giorgia Meloni e con Id di Le Pen e Salvini. Per noi non è quella la strada, non si possono fare alleanze con loro". Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein a margine del pre-vertice dei socialisti Ue a Bruxelles. "Se bisogna allargare la maggioranza per noi sarebbe importante allargarla con altre famiglie democratiche come i Verdi europei con cui ci sono tanti obiettivi condivisi come la difesa del Green Deal", ha spiegato Schlein.
UE: A BRUXELLES SI TRATTA SU NOMINE, TUSK (PPE) 'NON C'È DECISIONE SENZA MELONI'
Estratto da Adnkronos
[…] Parole concilianti verso Meloni sono arrivate da un altro esponente di peso dei popolari, il premier polacco Donald Tusk: "Nessuno rispetta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e l'Italia più di me", ha detto l'ex numero uno del Consiglio europeo, secondo il quale le polemiche sul pacchetto di nomine partorito da Ppe, S&D e Renew sarebbero frutto di "un malinteso: a volte - ha spiegato - servono delle piattaforme politiche specifiche per agevolare il processo, la posizione comune dei tre maggiori gruppi serve a facilitare il processo. La decisione spetta al Consiglio europeo. Non c'è Europa senza Italia, non c'è decisione senza Giorgia Meloni. Per me è ovvio". […]
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RUTTE, 'MELONI NON È ESCLUSA, ROMA SIA BEN RAPPRESENTATA'
(ANSA) - Giorgia Meloni "non è esclusa" dalle nomine Ue e "dobbiamo garantire che l'Italia si senta ben rappresentata nella nuova Commissione europea e non solo". Lo ha detto il premier olandese Mark Rutte a margine del Consiglio europeo. "Una volta ogni cinque anni" i leader dei Ventisette "rappresentano principalmente partiti politici, mentre durante i cinque anni rappresentiamo i nostri Paesi", ha spiegato Rutte, sottolineando che "l'Ecr non è stato coinvolto in questa trattativa perché molti nella coalizione" di "maggioranza" tra "popolari, liberali e socialisti pensano che i Conservatori non possano farne parte".
Fonti a Spiegel, parte del Ppe spinge per intesa con Meloni
EMMANUEL MACRON - DONALD TUSK - OLAF SCHOLZ
(ANSA) - Quando "il Comitato esecutivo del Ppe si è riunito lunedì, alcuni partecipanti avrebbero spinto per una cooperazione con la presidente del Consiglio italiana Giorgia "Meloni e il suo partito". Lo scrive il sito del settimanale tedesco Der Spiegel citando proprie fonti. "Hanno esercito pressioni in particolare i rappresentanti di Forza Italia, il cui partito siede già al tavolo del governo con Meloni a Roma".
Ursula "Von der Leyen, anch'essa presente, si sarebbe trattenuta" dall'intervenire, scrive ancora il sito evocando un silenzio della presidente della Commissione europea.
"Se Meloni si astiene dalla nomina in Consiglio - e molti al momento ipotizzano che lo farà - questo potrebbe causare malcontento tra i membri del Ppe. Se invece vota a favore, questo deporrebbe a favore di un possibile accordo che a sua volta sarebbe visto in modo critico dai socialdemocratici e dai liberali", aggiunge Der Spiegel scrivendo che "Von der Leyen non può permettersi di alienarsi gli alleati".
Fonti a Welt, va evitato di mettere Meloni in minoranza
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(ANSA) - Nel voto sulle cariche principali dell'Ue in agenda al vertice di Bruxelles, "gli altri capi di Stato e di governo potrebbero teoricamente mettere in minoranza l'italiana" Giorgia Meloni. "Ma questo, dicono diplomatici, potrebbe irritare Roma e rendere la collaborazione futura notevolmente più difficile. Uno scenario del genere deve assolutamente essere evitato, dato che in seguito, per decisioni che devono essere prese all'unanimità, ci sarà ancora bisogno di Meloni". Lo scrive il sito del quotidiano Die Welt. "Le nomine avrebbero dovuto essere decise già in un vertice della scorsa settimana. Ma le trattative notturne sono fallite anche a causa di Meloni. Si sentiva esclusa e per questo ha rifiutato il suo consenso, come si è saputo da fonti dell'Ue", aggiunge il quotidiano tedesco.
Orban, 'accordo su top jobs vergognoso,elettori ingannati'
(ANSA) - "Gli elettori europei sono stati ingannati. Il Partito popolare europeo ha formato una coalizione di bugie con la sinistra e i liberali. Non sosteniamo questo accordo vergognoso!". Lo ha scritto su X il premier ungherese, Viktor Orban.
Ppe prova a fare quadrato su Ursula, si media con i Repubblicani
(ANSA) -L'atteggiamento da tenere con l'Italia e Giorgia Meloni e gli schemi di una maggioranza a favore del bis sono stati i temi principali del vertice del Ppe tenutosi questa mattina prima del Consiglio europeo. Ma la riunione è stata anche l'occasione per fare quadrato all'interno dei Popolari sul voto che si terrà in Plenaria a luglio. Il rischio dei franchi tiratori, viene spiegato da fonti interne, appare anche alto.
URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN - CONSIGLIO EUROPEO 15 DICEMBRE 2022
E la somma finale potrebbe variare nel caso la bilancia delle alleanza del Ppe penda troppo verso Ecr o troppo nel senso opposto, quello dei Verdi. Non è un caso, infatti, che gli emissari di Ursula von der Leyen, a margine della riunione, hanno avuto un incontro riservato con Francois-Xavier Bellamy, tra i leader dei Republicains che non hanno scelto di seguire il presidente Eric Ciotti nell'alleanza con Marine Le Pen in Francia. Les Republicains, tuttavia, rappresentano una delle delegazioni che, già al Congresso del Ppe di Bucarest, non avevano votato von der Leyen. Sul fronte dell'accordo tra i leader sui top jobs, al termine del vertice è filtrato un certo ottimismo. "Ci siamo quasi", ha spiegato all'ANSA il presidente cipriota Nikos Christodoulides.
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