Marco Mologni per www.corriere.it
stalking
Pronto a tutto pur di non essere abbandonato dal suo ex compagno 26enne, un 39enne pachistano residente in Brianza è arrivato a minacciare di rivelare la loro relazione omosessuale alla comunità islamica di cui entrambi fanno parte, pur sapendo che l’amore tra uomini è contrario ai dettami dell’Islam e con il rischio che contro di lui si scatenasse una fatwa (condanna a morte per blasfemia). L’uomo ha paventato addirittura di inviare i loro video intimi ai genitori, che non sapevano nulla della loro relazione. Il 39enne, dopo un’escalation di atti persecutori, è stato arrestato dai carabinieri di Seregno: ora si trova in carcere a Monza.
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La relazione tra i due era finita a febbraio, e da allora il 39enne aveva scatenato contro l’ex compagno, un connazionale 26enne, una persecuzione sempre più violenta, fatta di telefonate a tutte le ore del giorno e della notte, appostamenti, pedinamenti, lettere intimidatorie, danni al cellulare e al parabrezza dell’auto. Un calvario che aveva portato il giovane a soffrire di choc emotivi e di aver necessità di un supporto psicologico e di un ricovero al pronto soccorso per crisi di panico.
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Il pachistano non aveva mai accettato la fine della relazione con il compagno più giovane. Prima i continui appostamenti e pedinamenti, poi l’esplosione di violenza del 20 maggio scorso, quando il 39enne è giunto a travestirsi da donna per potersi introdurre nella casa del 26enne. Secondo la ricostruzione dei carabinieri della compagnia di Seregno, quella notte l’indagato avrebbe appiccato il fuoco in più punti dell’abitazione e sull’auto, una Jeep Cherokee, con la chiara intenzione di provocare un incendio di grosse dimensioni.
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Poi avrebbe rubato 10 mila euro in contanti da un armadio e infine avrebbe lasciato una lettera intimidatoria, da ricondurre a lui con tutta probabilità anche per l’uso di un nomignolo con cui chiamava la vittima in via confidenziale. Una persecuzione sempre più subdola e pericolosa, che ha convinto gip del tribunale di Monza a firmare la misura detentiva degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. In attesa dei tempi tecnici di installazione del braccialetto, l’uomo si trova ora in custodia cautelare in carcere.