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Francesca De Martino per “il Messaggero”
Avrebbe inciso frasi offensive e parolacce sul cofano dell'auto della ex convivente, e sarebbe anche arrivato ad avvolgere la vettura con il nastro isolante per impedire alla donna di partire per le vacanze. Avrebbe minacciato di morte la vittima davanti ai figli e l'avrebbe anche denigrata in pubblico per il suo aspetto.
E, ancora: la avrebbe spintonata e strattonata in più occasioni e l'avrebbe tempestata di messaggi WhatsApp aggressivi e violenti, tanto da costringerla a cambiare numero di telefono. Un regime di terrore durato per quasi un anno: da inizio 2019 al febbraio 2020. Per questi fatti, un 44enne romano, D. B., è finito a processo davanti al Tribunale monocratico. L'accusa gli contesta i reati di stalking e danneggiamento ai danni della ex.
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LE VESSAZIONI
I fatti contestati dalla Procura si sarebbero consumati dal 29 marzo 2019 al 7 febbraio 2020. Quasi un anno intero durante il quale l'imputato, secondo il pm, avrebbe «in numerose occasioni e in tempi diversi - si legge dal capo d'imputazione - molestato, ingiuriato, spintonato, strattonato e minacciato di morte la persona offesa».
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Per i magistrati titolari delle indagini, tutto sarebbe iniziato con atteggiamenti sia fisici sia verbali aggressivi, dovuti a improvvisi cambiamenti di umore. E quei modi di fare violenti si sarebbero manifestati con vari spintoni e strattonamenti. Poi le vessazioni sarebbero continuate con «numerosissimi messaggi molesti» - evidenziano i pm negli atti - inviati su WhatsApp, dal tono ingiurioso e minaccioso, tanto da provocare alla vittima uno stato di inquietudine e di ansia.
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Il telefono della donna si sarebbe illuminato in continuazione, costringendola alla decisione di bloccare l'utenza telefonica e cambiare numero di cellulare per cercare di frenare i messaggi e le telefonate indesiderate. Le vessazioni si sarebbero verificate anche dal vivo, in luoghi pubblici. Il 44enne avrebbe denigrato, in base a quanto riporta il capo d'imputazione, la ex convivente con urla offensive e insulti: «È inutile che vai dal parrucchiere», avrebbe detto alla persona offesa.
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L'uomo avrebbe anche accusato diverse volte la madre dei suoi figli, con toni ogni volta più aggressivi, di non essere una brava persona e di essersi stancato di lei. Le offese sarebbero diventate sempre più frequenti tanto che, il 24 aprile 2019, l'imputato avrebbe inciso, probabilmente con una chiave, una scritta ingiuriosa sul cofano della Citroen C3 della vittima, parcheggiata in zona Casilina.
«In un'occasione mi ha anche riempito la macchina di scotch per impedirmi di usarla e di partire per andare in vacanza», ha dichiarato la persona offesa, in aula. Per i magistrati il comportamento dell'imputato era tale «da ingenerare un fondato timore per l'incolumità della vittima si evidenzia negli atti - costringendola, inoltre, ad alterare le proprie abitudini di vita, limitando le uscite di casa alle esclusive necessità».
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E, ancora, il 44enne avrebbe minacciato più volte di morte la donna dicendole che se non ci fossero stati i figli le avrebbe fatto fare una fine brutta. Ecco l'elenco di frasi riportate nel capo d'imputazione: «Ti lascio viva solo perché servi ai miei figli»; «adesso faccio davvero il matto, lo faccio davvero»; «stai attenta, pure ad attraversare la strada quando vai a buttare la monnezza che ti investo»; «tu mi devi dare quello che mi spetta». Ora sarà il giudice a stabilire se molestie e atti persecutori siano davvero avvenuti.