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    UN AMERICANO A ROMA: JACK MARKELL, UOMO DI FIDUCIA DI BIDEN, SARÀ IL NUOVO AMBASCIATORE USA IN ITALIA - DEMOCRATICO, EX GOVERNATORE (IL PRIMO EBREO) DELLO STATO PER IL QUALE IL PRESIDENTE È STATO SENATORE QUASI 40 ANNI,  CON LUI LA SEDE DIPLOMATICA DI ROMA AVRÀ UN AMBASCIATORE DOPO PIÙ DI DUE ANNI – I DUE DOSSIER ROVENTI: LA MISSIONE DI CONVINCERE LA MELONI A NON RINNOVARE LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA VIA DELLA SETA CON LA CINA E IL CASO DELLA FUGA DI ARTEM USS CON IL RINVIO DELLA VISITA DELLA DUCETTA ALLA CASA BIANCA (DAGOREPORT)


     
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    https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dagoreport-prima-vittima-scandalo-fuga-artem-uss-si-350394.htm

     

     

    Estratto da ansa.it

    JACK MARKELL JACK MARKELL

    Joe Biden avrebbe individuato il nuovo ambasciatore in Italia: secondo indiscrezioni rimbalzate a Washington, si tratterebbe di Jack Markell, 62 anni, attuale ambasciatore Usa all'Ocse ed ex governatore dal 2009 al 2017 del Delaware, lo Stato del presidente.

     

    Un suo uomo di fiducia, quindi.

     

    Se la scelta verrà confermata dal leader della Casa Bianca e poi al Senato, la sede diplomatica di Roma avrà così di nuovo un ambasciatore dopo oltre due anni, anche se i tempi tecnici di conferma al Congresso con ogni probabilità non gli consentiranno di gestire l'attesa visita della premier Giorgia Meloni alla Casa Bianca

     

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    ESTRARRE L’ITALIA DALL’ABBRACCIO CINESE: LA MISSIONE DEL NUOVO AMBASCIATORE MARKELL

    Estratto dell’articolo di Federico Rampini per corriere.it

    JACK MARKELL JACK MARKELL

    Finalmente Joe Biden metterà fine ad un lungo sgarbo nei confronti dell’Italia. La nomina del nuovo ambasciatore Usa era attesa da oltre due anni. Adesso che Viviana Mazza ha anticipato l’annuncio ufficiale della Casa Bianca sul nome di Jack Markell , è possibile anticipare anche un dossier rovente di cui il neo-ambasciatore dovrà occuparsi: convincere Giorgia Meloni a non rinnovare la partecipazione dell’Italia nelle Nuove Vie della Seta di Xi Jinping.

     

    La firma di un Memorandum d’intesa fra l’Italia e la Cina avvenne da parte dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte (governo Conte I) nel 2019 quando accolse in Italia il leader cinese. Fu subito considerata come un «vulnus», una ferita inferta alla compattezza degli occidentali. L’Italia era l’unica nazione del G7 a lasciarsi attirare in quel maxi-piano d’investimenti infrastrutturali il cui nome ufficiale è Belt and Road Initiative (l’iniziativa «cintura e strada»).

    JACK MARKELL BIDEN JACK MARKELL BIDEN

     

     

    Il malumore americano fu evidente fin dall’inizio, quando alla Casa Bianca c’era Donald Trump e il suo segretario di Stato era Mike Pompeo. Quel disaccordo sulla scelta italiana non è diminuito sotto l’Amministrazione Biden, che continua a sostenere una strategia di «contenimento» dell’espansionismo cinese in settori chiave come telecom 5G, semiconduttori. I due bracci esecutivi della strategia di Biden verso la Cina, il segretario di Stato Antony Blinken e il capo del National Security Council Jake Sullivan, non sono due «colombe».

     

    Gli americani dopo oltre due anni di «sede vacante» nella loro ambasciata di Via Veneto avevano parecchio da farsi perdonare, sul piano dell’immagine e delle relazioni pubbliche. Peraltro l’Italia non era l’unica a subire un assurdo ritardo nella nomina del nuovo ambasciatore: l’India ha avuto un trattamento simile, il nuovo ambasciatore americano a Delhi è stato nominato da poco e con un ritardo analogo.

     

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    La prossima scadenza del Memorandum firmato da Conte nel 2019 figura quindi in cima all’agenda dei temi bilaterali Usa-Italia. Secondo lo stesso servizio Bloomberg, la presidente del Consiglio avrebbe voluto annunciare il non rinnovo di quell’accordo già al G7 di maggio, ma forse è trattenuta da resistenze nella sua maggioranza. C’è anche in ballo un invito di Xi Jinping per una visita di Giorgia Meloni a Pechino. Se la premier italiana ha deciso di seguire i consigli che vengono da Washington, è più diplomatico annunciarlo prima, durante, o dopo una visita a Pechino? Forse non esiste una soluzione indolore per disfare quella che fu una scelta molto controversa fin dall’inizio. E in ogni caso, calendario alla mano, è assai probabile che la Meloni voglia visitare prima Washington, e poi Pechino: perché sia chiaro da che parte sta.

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