Francesco Malfetano per “il Messaggero”
proteste contro trump a tulsa
App per tenersi informati e comunicare in sicurezza dietro le barricate. Statue abbattute in diretta sui social mentre software per inibire il riconoscimento facciale tutelano la privacy dei manifestanti. Dita serrate attorno a smartphone che riprendono ogni cosa e testimoniano la violenza di una certa parte della polizia statunitense. Non più solo pugni chiusi e cartelli con slogan ad effetto, le proteste scaturite dall'uccisione di George Floyd, a Minneapolis, negli Stati Uniti, hanno anche il merito di aver aperto definitivamente le piazze di tutto il mondo alla tecnologia e non solo a quella in mano alle autorità.
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Così dopo la Primavera Araba che ha rivoltato le capitali nordafricane partendo da Twitter e Facebook e dopo la rivoluzione degli ombrelli di Hong Kong dove Joshua Wong e gli altri hanno sfidato la Cina sfruttando staffette via Telegram e laser per accecare il riconoscimento facciale, negli Usa la resistenza tech ha raggiunto un altro livello.
L'app Citizen ad esempio, senza godere di una particolare fama tra gli utenti, da anni monitora per 24 ore al giorno le chiamate in arrivo in diverse città americane al numero di emergenza 911. Nei giorni più caldi delle proteste all'inizio di giugno però, è balzata in vetta a tutte le classifiche degli store digitali.
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LA MAPPA
Almeno 600mila americani l'hanno installata perché consente di vedere sul proprio smartphone tutte le emergenze in corso mostrando su una mappa gli aggiornamenti in tempo reale sulla situazione e permettendo di caricare video dell'evento o pubblicare commenti. Così i residenti delle città hanno preso ad utilizzare Citizen per evitare le aree dove si stavano svolgendo gli scontri e i manifestanti per rimanere aggiornati sull'attività della polizia.
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In pratica le proteste sono impregnate non solo di rabbia o ideali, ma soprattutto di strumenti inediti. Non solo. Sui telefoni di chi scende in piazza - posto che l'unico modo sicuro per non essere tracciati sarebbe lasciarlo a casa - si trova senza dubbio installata Signal. Vale a dire una app di messaggistica sicura che grazie alla crittografia end-to-end ed altre caratteristiche tecniche come la chiamata sealed sender impedisce alla polizia di intercettare le loro comunicazioni o di stabilire tra chi siano intercorse.
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LA CONDIVISIONE
Da pochi giorni inoltre, l'app ha anche aggiunto nuove funzionalità per la condivisione sicura di foto e video, inclusa la possibilità di sfocare i volti per proteggere le identità. Proprio quest'ultima è infatti diventata la necessità più impellente dei manifestanti. Le immagini che circolano sui social network, si sono rivelate uno degli strumenti più efficaci nelle mani delle autorità. Quei video finiti su Instagram, Facebook, Twitter e Tik Tok infatti da un lato mostrano la potenza delle proteste e dall'altro finiscono spesso per alimentare i sistemi di riconoscimento facciale della polizia.
andrew jackson statua proteste
Un modus operandi che peraltro è molto contestato perché impreciso e poco affidabile. Non a caso aziende come IBM, Amazon e Microsoft hanno annunciato che avrebbero smesso di vendere questa tecnologia alle forze dell'ordine. Intanto però i contestatori si sono organizzati come meglio potevano e, anche lanciando campagne di finanziamento in rete, hanno sviluppato app ed estensioni gratuite particolarmente utili alla loro causa.
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Queste image scrubber, una volta installate, non solo cancellano dallo smartphone qualsiasi tipo di informazione legata alle foto o ai video acquisti attraverso la fotocamera (i cosiddetti meta-data, quelli che salvano posizione e ora dello scatto ad esempio) ma soprattutto oscurano in automatico i loro volti spuntando le armi tech della polizia. Peraltro, come denunciato più volte, non è del tutto noto come la polizia stia tracciando le manifestazioni.
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C'è anche il sospetto che il governo federale di alcuni stati, soprattutto del Minnesota, dove le proteste sono iniziate, abbiano utilizzato la propria app antiCovid19 per tenere traccia di chi sta partecipando alle proteste. Una distorsione che però spinge migliaia di persone a non scaricare l'applicazione e, quindi, diminuisce le possibilità di controllare la diffusione del virus.
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