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    PICCOLI AZIONISTI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI - DOPO AVER CHIESTO DI RIAVERE I SOLDI INVESTITI IN VENETO BANCA, UN CLIENTE HA RAPINATO 7300 EURO DALLA CASSA. È STATO ARRESTATO DAI CARABINIERI - MA IL PROBLEMA E' REALE: LA BANCA NON HA I SOLDI PER GARANTIRE IL DIRITTO DI RECESSO AI SOCI


     
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    (ANSA) - Piccoli azionisti sull''orlo di una crisi di nervi' quelli coinvolti nella vicenda di Veneto Banca, una delle due popolari venete - l'altra è la Popolare di Vicenza - al centro della bufera nel mondo del risparmio. Un 35enne socio e correntista dell'istituto trevigiano ha dato vita oggi ad una protesta plateale in uno sportello della banca, a Castelfranco: dopo aver preteso inutilmente di riavere i propri soldi ha aggredito due cassieri, si è impossessato di 7300 euro in contanti ed è fuggito. Tecnicamente una rapina la sua, anche se l'intento era probabilmente quello di farsi giustizia da se'.

     

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    Cosa che naturalmente si scontra con quanto previsto dal codice penale, e con le normative che regolano i contenzioni con gli istituti di credito. Ma l'uomo non voleva sentire ragioni: pretendeva che gli restituissero i suoi soldi, e non c'era motivo accettabile per cui la banca non potesse restituirglieli. Così, di fronte al rifiuto dei dipendenti, è passato alle vie di fatto, superando il bancone e prelevando con la forza 7.300 euro dalle casse di due sportelliste. Il fatto è avvenuto in una filiale 'Veneto Banca' di Castelfranco Veneto. L'uomo si è presentato pochi minuti dopo l'apertura, dicendo di voler ritirare il denaro investito in passato per acquistare azioni dell'istituto.

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    Operazione ad oggi impossibile, in sostanza, perché la banca guidata da Pierluigi Bolla ha già dichiarato di non essere in grado di permettere ai propri soci di esercitare il diritto di recesso, cioè di vedersi liquidati i titoli per quanto il loro valore nominale sia stato fatto scendere a 7,30 euro contro i circa 40 ai quali era stato probabilmente acquistato ai tempi d'oro. Ma il tempo di ragionare con il cliente non c'è stato.

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    Al primo rifiuto l'uomo ha cominciato ad alzare la voce, al secondo ha aggirato il bancone, scansato le due cassiere con uno spintone e ha preso il contante presente nei cassetti. Poi ha provato a guadagnare l'uscita attraverso la porta dotata di maniglione antipanico la quale, però, non si è aperta subito. Lo avrebbe fatto di lì a pochi secondi, ma già l'uomo aveva perso ogni residuo di lucidità. Impugnato un appendiabiti, ha cercato di scardinare l'uscio e quando, in un modo o nell'altro, questo ha ceduto era troppo tardi.

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    Una pattuglia dei carabinieri, mandata dal comando compagnia, a poche centinaia di metri dalla banca, era già sul posto e all'improvvisato 'rapinatore' non è rimasto altro che riconoscere di aver esagerato. Senza discutere si è lasciato accompagnare in caserma dove ha spiegato la natura del gesto, riconducendolo ad una esasperazione personale, montata negli ultimi mesi per un incrocio di motivi professionali e personali. Così alla fine è stato rimandato a casa con l'obbligo degli arresti domiciliari ed una denuncia per tentata rapina di cui risponderà probabilmente con rito direttissimo.

     

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