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    UN CADAVERE PER DUE TOMBE – SI INFITTISCE IL GIALLO SULLA MORTE DI LAURA ZILIANI, LA VIGILESSA SCOMPARSA E RITROVATA MORTA DOPO TRE MESI - IL CORPO NON È IN STATO DI DECOMPOSIZIONE E PER GLI INVESTIGATORI POTREBBE ESSERE STATO SEPOLTO DUE VOLTE: LA PRIMA VOLTA NELL’IMMEDIATEZZA DELLA MORTE, LA SECONDA PER DISFARSI DEFINITIVAMENTE DEL CADAVERE – UN PIANO CHE È FALLITO VISTO CHE…


     
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    Claudia Guasco per “il Messaggero”

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    Un corpo, due tombe. La prima in un luogo coperto, asciutto, che ha risparmiato il cadavere dai segni delle intemperie. La seconda in una buca scavata frettolosamente in montagna, che non ha resistito alle acque impetuose del fiume Oglio ingrossato dalle piogge. «Questo spiegherebbe come mai il corpo di Laura Ziliani, trovato tre mesi esatti dopo la sua scomparsa, non fosse decomposto tanto quanto il tempo trascorso lascerebbe prevedere», riflettono gli investigatori. Che per arrivare alla verità sulla morte dell'ex vigilessa di Temù, 55 anni, tre figlie di cui due indagate con il fidanzato della maggiore per omicidio volontario e occultamento di cadavere, seguono il filo della doppia sepoltura: una nell'immediatezza della morte, l'altra per disfarsi definitivamente del corpo.

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    SABBIA E TERRICCIO Se questi era il piano, è fallito l'8 agosto quando un bambino in bicicletta con i genitori sulla strada che corre lungo il fiume ha scorto un cadavere dietro i cespugli. L'autopsia (che ha evidenziato la malformazione al piede) e gli orecchini ancora ai lobi (che indossava sempre) hanno portato in poche ore all'identificazione della vittima e soprattutto hanno fornito elementi importanti per le indagini. Il corpo è relativamente ben conservato, considerata l'umidità del luogo in cui si trovava, integro da insetti e animali selvatici, con «organi interni in ottimo stato», rileva l'esame eseguito da Andrea Verzelletti, direttore di Medicina legale degli Spedali riuniti di Brescia.

     

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    A coprirlo soltanto uno strato leggero di sabbia e terriccio, elemento che lascia pensare a un raffazzonato tentativo di sepoltura in un luogo poco profondo. Entro la fine della settimana i magistrati bresciani avranno sulla scrivania l'esito del test del Dna e, elemento decisivo, il risultato delle analisi tossicologiche da cui si evincerà se Laura Ziliani sia stata narcotizzata o avvelenata.

     

    Al momento ciò che si sa è che non è morta affogata, per una caduta (nessuna frattura) o a causa di ferite. Gli abitanti di Temù, paese di 1.200 persone che confina con Ponte di Legno, nutrono forti perplessità sul fatto che la mattina dell'8 maggio l'ex vigilessa sia davvero uscita di casa per una camminata in quota come raccontato dalla figlia maggiore nella denuncia di scomparsa.

     

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    «Laura conosce bene queste montagne così come i pericoli. Non sarebbe mai andata via di casa senza telefono e senza accendere il gps», assicura chi la frequentava. Nel 2012 ha perso il marito travolto da una slavina e dal quel momento è diventata ancora più prudente nelle sue escursioni. «È stata uccisa e sepolta», ripete il sindaco Giuseppe Pasina che fin dal primo giorno non ha mai creduto all'ipotesi dell'incidente. Dopo il suo ritrovamento a Temù si sono rincorse le voci più disparate, compresa quella di un sacrificio a sfondo satanico poiché il cadavere era senza capelli (conseguenza post mortem, ha chiuso la questione l'autopsia).

     

    È poi c'è il mistero dei vestiti: Laura Ziliani indossava sono la biancheria intima e in questi tre mesi è spuntata solo una scarpa. Eppure è uscita di casa ben attrezzata. «È verosimile ritenere che la donna alle 7.05 dell'8 maggio possa essere scesa in cantina per prendere una giacca per uscire e per verificare la presenza di attrezzature utili alla gita già programmata per il giorno successivo con le figlie», scrivono i carabinieri in una relazione agli atti.

     

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    DISSIDI ECONOMICI La svolta arriverà dagli esami tossicologici, a cui è appeso il destino dei tre indagati: Paola, la figlia maggiore, Silvia, la minore, e il fidanzato della più grande Mirto. Chi punta il dito contro di loro riferisce di litigate frequenti per motivi economici, i tre avevano grandi progetti per la casa di famiglia di via Ballardini che volevano trasformare in un bed and breakfast. Un progetto al quale Laura Ziliani opponeva resistenza, quell'abitazione era il suo rifugio sui monti da quando si è trasferita a Roncadelle.

     

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    E c'è anche il suo cospicui patrimonio immobiliare, con decine di appartamenti tra Temù, Malonno, Edolo e Brescia. In questi giorni i concittadini hanno risalito il sentiero dell'Oglio portando ceri e fiori per ricordare l'amica perduta, ma molti sono anche i turisti che scattano foto. Chi a piedi e chi in bici, in un triste e macabro tour che si spinge fin sotto la casa dove Laura Ziliani è entrata per la prima volta il 7 maggio e dalla quale nessuno l'ha vista uscire.

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