Fabrizio Cannone per “La Verità”
VULVA SPACESHIP
Di femminismo si parla spesso, e a volte anche un po' troppo. Specie prima durante e dopo il mitico 8 marzo, che ogni anno ci tocca celebrare, quasi fosse una religiosa e intoccabile «festa comandata». Certo, checché se ne dica, non esiste in natura un uomo che odi tutte le donne in quanto donne (incluse madri, mogli, nonne, zie, figlie, nipoti e passanti). Ma è anche vero che per il bene della (rosea) metà del cielo si può sempre fare qualcosa di più.
razzo cinese lunga marcia
Ma cosa? Finalmente è apparsa un'idea nuova che va ben al di là delle arcaiche quote rosa. Secondo Wer braucht feminismus?, un collettivo di femministe tedesche belle toste, sarebbe giunto il momento storico di portare l'uguaglianza nei cieli. Facendola finita con i missili a forma fallica, e inaugurando così una sorta di parità di genere intergalattica!
razzo falcon 9 spacex in rotta di collisone con la luna
«La nostra visione», scrivono sul sito, «è che un giorno la discriminazione di genere non sarà più un problema su questo pianeta». E sugli altri? Intanto però, se «la discriminazione basata sul genere esiste ancora in quasi tutti i settori della vita e del lavoro», ciò vale non solo «sulla terra. Ma anche nello spazio».
VULVA SPACESHIP
Capito? Da qui è nato l'incontro provvidenziale (o astrale) tra le femministe celesti e la dottoressa Lucia Hartmann, astrofisica e direttrice del WBF Aeronautics. La Hartmann, dopo lunghe ricerche, si dichiara convinta che un veicolo spaziale a forma di vulva femminile, sarebbe «un simbolo di maggiore diversità nello spazio» (metti che c'è un alieno non binario di passaggio). Ma si porrebbe anche tecnologicamente «all'avanguardia» e in fin dei conti risulterebbe «più sostenibile». Anche perché, come spiega la scienziata in un video che parla del progetto, il missile come lo consociamo, assomiglia troppo ai «genitali maschili».
VULVA SPACESHIP
E la questione della parità nei cieli è «molto importante», anche per ribadire che «lo spazio è di tutti». Infondo, al di là delle facili ironie, sarebbe qualcosa di profondamente benefico e umanistico. Poiché il progetto della «Vulva spacechip», secondo le femministe teutoniche, «aggiunge un'altra dimensione alla rappresentazione dell'umanità nello spazio». E in tal modo «trasmette al mondo l'idea che ognuno ha un posto nell'universo, indipendentemente dalle caratteristiche fisiche».
VULVA SPACESHIP
Scientificamente, l'équipe guidata dalla dottoressa Hartmann, avrebbe dimostrato, contro i pregiudizi degli astrofisici fallocratici, che «un veicolo spaziale che differisce dalle forme tradizionali è più aerodinamico e genera meno resistenza». Forse grazie a un miracolo della dea madre. E proprio su questa base, il sito delle aero-femministe pubblica un'immagine, un prototipo, di quel che dovrebbe essere la loro navicella spaziale new look.
VULVA SPACESHIP
Intanto, in attesa che la parità di genere prenda quota, è incominciata una terrena raccolta di firme (realmente esistente su change.org/VulvaSpacechip). E secondo le nostre, occorrerebbero «500.000 firme affinché il progetto sia preso in considerazione dalla Agenzia spaziale europea». Per ora le sottoscrizioni sono quasi 400, malgrado le 36.000 visualizzazioni del video. Segno che è meglio volare bassi. Ma vogliamo sperare che il lettore sia sensibile alle discriminazioni di genere tra Terra, Sole e Luna. Chissà magari un marziano solitario e mal intenzionato verso noi terrestri, che sulla via lattea avvistasse la vulva volante.