Fabrizio Roncone per “7 - Corriere della Sera”
SARDINE – MATTIA SANTORI E MATTEO SALVINI
Lentamente, e in un fastidioso miscuglio di amarezza e delusione, a sinistra - diciamo in una certa zona della sinistra italiana - comincia a serpeggiare il dubbio: e se ci fossimo sbagliati pure con questo Mattia Santori? Intendiamoci: dopo che ti sei sbagliato con Matteo Renzi, eleggendolo addirittura segretario del Pd, niente può toglierti più il sonno.
Però insomma la politica è anche sperare in un domani migliore: e questo trentaduenne capetto delle cosiddette Sardine, nel lampo di appena tre mesi (il movimento nacque spontaneamente la sera del 14 novembre scorso, a Bologna) è davvero sembrato avesse certe potenzialità di freschezza, di spregiudicatezza, di novità.
mattia santori
Che fascino, le prime volte, in tivù: con quel faccino pulito, con la cascata di capelli ricci (nei comizi chiusi in un cerchietto tipo rockstar). E pure i maglioncini slabbrati, quel timbro di voce da Piazza Grande tipo Stefano Accorsi, quella leggerezza così affascinante in un mondo tanto pesante. Poi, però, in tivù ha cominciato ad andarci ogni sera. Ogni pomeriggio. Ogni mattina (e i giornali, che sbagliando spesso inseguono la tivù, hanno pensato fosse giusto iniziare ad intervistarlo a giorni alterni). Così, siamo stati tutti un po’ obbligati a chiederci: ma che avrà da ridere sempre questo bel ragazzone bolognese? Boh, sarà carattere. Okay, va bene: ma che dice, mentre ride?
MATTIA SANTORI E LE ALTRE SARDINE A ROMA PER INCONTRARE PROVENZANO
Ecco, qui, piano piano, la faccenda s’è fatta complicata. Perché dopo novanta giorni di vita politica, restano solo sentenze di una banalità raggelante: “Non bisogna vergognarsi di essere di sinistra”. Proposte da liceo occupato: “Bisognerebbe fare un Erasmus italiano, tra Nord e Sud”. Attacchi politici di uno spessore imbarazzante: “Salvini è un erotico tamarro, noi siamo erotici romantici” (in una sezione del Pci, ti avrebbero subito messo a studiare Antonio Gramsci).
E adesso? A piazza San Giovanni, il 14 dicembre, le sardine erano in centomila. La settimana scorsa, sempre a Roma, seimila. Anche in tivù: gli autori, controllando le curve di ascolto, si sono accorti che la gente, quando compare il capetto riccioluto, cambia canale. Sensazione netta: se queste sardine non modificano la rotta e non trovano un nuovo pesce pilota con qualcosa di serio da fargli dire, a giugno saranno quasi estinte. Come il tonno rosso.
MATTIA SANTORI
mattia santori