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    CHI LE VENDE I GIORNALI? - MENTRE LE EDICOLE STANNO FACENDO LA FINE DELLE CABINE TELEFONICHE, NELLA ROMA DELLA RAGGI UN’EDICOLA E’ STATA COSTRETTA A CHIUDERE PER TRE GIORNI PER AVER SFORATO DI 30 CENTIMETRI I LIMITI DELL'OCCUPAZIONE DI SUOLO PUBBLICO, DOPO AVERGLI FATTO UN VERBALE DA 270 EURO - L'EDICOLANTE AVREBBE SPOSTATO UN PORTA RIVISTE IN METALLO IN AVANTI PER ASSICURARE CHE I CLIENTI RISPETTASSERO IL DISTANZIAMENTO...


     
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    Brunella Bolloli per "Libero quotidiano"

     

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    Si parla di edicole e, comprenderete bene, l'argomento è di quelli che ci stanno a cuore perché la tecnologia ci ha riempito la vita, senza Internet siamo persi, ma il giornale di carta - la preghiera del mattino di hegeliana memoria - è un piccolo grande tesoro che non può finire abbandonato per l'incuria di alcuni. Così ci indigna il fatto che a Roma, Capitale di un'Italia che legge sempre meno anche a causa dei suoi distratti governanti, un'edicola di quartiere sia costretta chiudere per colpa della burocrazia e dell'ignoranza.

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    Il signor Claudio Gardini, da anni il giornalaio di via Luigi Capuana 105, zona Conca d' Oro, ha dovuto infatti abbassare la saracinesca e pagare una multa salata, anzi due. La sua colpa? Avere sforato di 30 centimetri (neanche un metro) i limiti dell'occupazione di suolo pubblico con un espositore metallico di quelli per la promozione di locandine di giornali.

     

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    L' edicolante ha trasgredito un poco, ma in realtà l'ha fatto per venire incontro alle esigenze del momento: il distanziamento obbligatorio in tempo di pandemia. Gardini ha spostato il porta riviste più avanti «per contingentare meglio i clienti», ha spiegato. Mai avrebbe pensato di vedersi arrivare i vigili mandati dall' ufficio commercio del III municipio, amministrato dal Pd, a fargli prima un verbale da 220 euro, poi un altro da 50, quindi a ordinargli la chiusura forzata del negozio perché dopo due sanzioni consecutive scatta la sospensione della licenza per tre giorni.

     

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    «Un grave danno per me», dice Claudio, «per recuperare le perdite ci vorrà un mese. Noi dell' editoria viviamo una crisi nera, 20mila colleghi hanno già dismesso l' attività e solo nel mio municipio sono oltre 200 gli esercenti che hanno riconsegnato le licenze, poi ci si è messo anche il Covid e ora pure la burocrazia che si dimostra ottusa. Eppure ci avevano detto che durante il lockdown eravamo un punto di riferimento perché eravamo tra i pochi aperti...».

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    Il giornalaio forse oggi riapre, ma non nasconde la delusione per il trattamento subìto. Sulla serranda abbassata ha affisso i cartelli: «Essenziali quando vi pare» e «Chiuso per burocrazia». A sollevare il suo caso è stato l' Usigiai, il sindacato che tutela i diritti degli edicolanti, che ha scritto agli uffici competenti e pure alla sindaca Raggi per protestare contro una chiusura giudicata eccessiva in un periodo d' emergenza come questo.

     

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    Anche Cristiano Bonelli del coordinamento della Lega del III municipio si è fatto sentire: «Errore imperdonabile. Il municipio si adoperi per salvare il piccolo commercio locale». E Daniele Giannini, consigliere regionale del Carroccio, rincara la dose: «Alle misure vessatorie della sinistra occorre rispondere con il rilancio dell' intero settore a partire dall' approvazione della mia proposta di legge per destinare cospicui contributi alle edicole in crisi».

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