Cijepljenje Srba iz Crne Gore protiv koronavirusa. #EKSKLUZIVNO #koronavirus #COVID19 #AmfilohijeRadovic #CrnaGora #Srbija #vaccine #COVIDVaccine #herdimmunity pic.twitter.com/bljjfMc4Uq
— Dotur Lui?i (@DoturLui) October 30, 2020
Irene Soave per "www.corriere.it"
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I sontuosi funerali del vescovo metropolita Amfilohije Radovic a Podgorica, diventati subito un maxi-focolaio, hanno portato gli occhi del mondo sull’allarme Covid-19 in Montenegro. Baci alla salma, mascherine assenti, nessun distanziamento sociale nella marea di fedeli.
Tra i contagiati in quell’occasione, che potrebbero essere migliaia, anche il patriarca della Chiesa ortodossa serba Irinej, morto venerdì e ricordato con esequie simili a Belgrado appena ieri. Ma è dalla primavera che il Montenegro è una polveriera di contagi: oggi è il secondo Paese in Europa per nuovi casi in rapporto alla popolazione, con un tasso record di 90 nuovi casi al giorno su 100 mila abitanti (segue solo al Lussemburgo; nel mondo è al terzo posto; l’Italia, per fare un esempio, è al 15esimo posto nel mondo con 54,5 contagi al giorno per 100 mila abitanti).
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Già a maggio otto vescovi ortodossi erano stati arrestati per avere violato — ma sarebbe meglio dire «ignorato» — il regolamento anti-Covid. L’intreccio tra focolai e comunità religiose di fede ortodossa serba, non esenti da un certo spiccato negazionismo, è inestricabile.
Il caso più evidente si è registrato a Podgorica il 1 novembre, con i funerali del vescovo metropolita Amfilohije, una figura molto popolare, morto a 82 anni per le conseguenze del Covid-19: paladino della Grande Serbia, ricordato come un santo dai suoi seguaci e come sacerdote personale di Arkan dagli altri, la sua cerimonia funebre ha radunato tutta la classe dirigente filoserba del Paese oltre a migliaia e migliaia di fedeli. Tutti senza mascherina.
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Come da rito, in molti hanno omaggiato la salma baciandone la fronte e le mani. Boom di contagi. Tra i più illustri, il patriarca Irinej: massima autorità spirituale della Chiesa ortodossa di Serbia, 90 anni, ha baciato la salma del suo vescovo e poi è rientrato a Belgrado, dove è morto venerdì scorso. Domenica 22 novembre, al tempio di San Sava nella capitale serba, le sue esequie: stesso rituale di quelle di Amfilohije, ancora più sfarzose, niente mascherina né distanziamento ma una processione di baci alla salma.
I social pullulano di video delle esequie, spesso con didascalie sardoniche come questa: ecco come ci si protegge dal virus in Montenegro, scrive questo utente, diffondendo un filmato del funerale di Amfilohije.
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Del resto lo stesso Amfilohije, a maggio, aveva guidato una processione al monastero rupestre di Ostrog, a nordovest della capitale Podgorica, promettendo che «avrebbe potuto guarire il virus che ha conquistato il mondo». In attesa del vaccino, diceva, «abbiamo i pellegrinaggi: il vaccino di Dio».
Al suo funerale si sono contagiati in migliaia: come nei «Promessi sposi», dove una processione concessa dal cardinal Borromeo contro la peste diventa essa stessa focolaio di contagi. In Montenegro le celebrazioni ortodosse, in cui tra l’altro i fedeli bevono vino consacrato da un cucchiaio comune, vanno avanti indisturbate e seguono la linea «negazionista» della Chiesa ortodossa serba, nonostante l’arresto — che si intendeva esemplare — degli otto vescovi a maggio.
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