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    “UN LIBRO IN REGALO? TI DENUNCIO” - VOLUMI GRATIS ALLE STAZIONI MA STUDENTI E PENDOLARI SE NE FOTTONO - L’UNICO CHE MOSTRA UN INTERESSE (SOSPETTO) È UN PUNKABBESTIA: MAGARI LE PAGINE GLI SERVONO PER ROLLARSI LE CANNE


     
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    LIBRI LIBRI

    Alberto Mattioli per “la Stampa”

     

    «Un libro?». Il tizio ha, sì e no, vent’anni e l’espressione stranita e vagamente allarmata di un concorrente di telequiz cui hanno appena chiesto di che colore era il cavallo bianco di Napoleone. Diciamo che è basito. Mi aspetta dunque una lunga e noiosa spiegazione: sì, vede, un libro, tipo questo, e gli esibisco Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini.

     

    Trattasi di un parallelepipedo di carta che si apre e si legge, di solito dopo essersi acciambellati in poltrona, meglio se con un bicchiere di qualcosa e un gatto a portata di mano. Glielo regalo, se vuole. E aggiungo tentatore la paroletta magica: è gratis, gratis. «Ah, grazie, no. Io non leggo».
     

    Come in ogni tragedia classica, anche in questa c’è unità di tempo, di luogo e d’azione. Tempo: ieri, dalle 15,04 alle 15,29. Luogo: la stazione Cadorna di Milano, forse non la più amata, ma certamente la più frequentata dai pendolari della metropoli e della metropolitana. Azione: il tentativo del soprascritto di mettersi nei panni dei volontari di #ioleggoperché, l’iniziativa di autori ed editori per la Giornata mondiale del libro.

     

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    A questi «messaggeri», come sono stati battezzati, sono affidate oggi 240 mila copie di 24 titoli appositamente ristampati, con la missione di andare e moltiplicare i lettori regalandole in giro per l’Italia. Ieri me ne sono autoincaricato anch’io, anticipando di un giorno i volontari. E quindi posso annunciare loro che sarà durissima: più che dei messaggeri, servirebbero dei kamikaze.
     

    Infatti il bilancio è presto fatto: per smerciare dieci volumi ci ho messo 25 minuti e per 10 «sì» ho ricevuto 28 «no», in maggioranza, duole dirlo, da non lettori giovani (17 su 28, il 60,71%), intendendo per «giovani», come ormai è d’uso in Italia, gli under 40.

     

    Per la verità, il problema non è solo che volevo regalare un libro, ma anche che ormai fermare qualcuno per la strada è difficilissimo. Intanto perché molti hanno le cuffie e i pochi che hanno le orecchie libere tengono però gli occhi incollati al telefonino o al tablet. E poi perché al primo «scusi» la sbuffata del passante è praticamente garantita.

     

    La gente, forse a ragione, è diffidentissima. E dire che il mio aspetto non sarà gentile ma non è nemmeno inquietante e che mi ero perfino messo la cravatta. O magari sono stato sfortunato: ieri quel 60% di italiani che, secondo le statistiche, non prende mai in mano un libro, nemmeno i ricettari di cucina o i manuali delle istruzioni (in Germania i non lettori assoluti sono la metà, il 30), era evidentemente tutto in transito da Cadorna.
     

    Libri disegnati sulla schiena della modella Libri disegnati sulla schiena della modella

    Anche con chi accetta bisogna insistere. Tre pompieri mi dicono cortesemente che loro non leggono, però prendono un libro e promettono: «Lo porteremo in caserma» (almeno non per bruciarlo, si spera). Un immigrato mi gela: «Leggo solo l’arabo», un pendolare si secca: «Perdo il treno».

     

    La maggior parte, però, e quel che è peggio la maggior parte dei ragazzi, semplicemente non è interessata. Guardano l’oggetto misterioso come se stessi offrendo un disco volante, poi scuotono la testa (senza gran fatica, non dev’essere pienissima), talvolta dicono «grazie» e più spesso «no, grazie». 
     

    L’eccezione alla regola sono i giovani volontari che fanno propaganda per l’Unhcr, l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite. Sono i miei avversari nel tentare di catturare l’attenzione dei passanti, ma almeno i libri li prendono e pure con cordiale soddisfazione. Fanno evidentemente parte della minoranza intellettuale del Paese, quei famosi cinque milioni di italiani su 60 che vanno alle mostre e a teatro, leggono i quotidiani e i libri e ogni tanto staccano gli occhi dalla tivù. 
     

    Poi ci sono quelli che leggono già. Un signore mi risponde in perfetto italiano: «Vivo in Brasile». Beh, il viaggio è lungo, magari un libro le fa comodo... «Grazie, ne ho abbastanza dei miei», ribatte (smisurate biblioteche in Amazzonia? Chilometri di scaffali a Copacabana? Chissà).

     

    conservare libri antichi conservare libri antichi

    E una signora più agée, molto elegante, cui tentavo di affibbiare Il vecchio che leggeva romanzi d’amore di Sepulveda, mi dice gentilmente: «Ce l’ho già». Dall’altra parte della scala sociale, entusiasmo da parte di un punkabbestia spiaggiato con cane, che accetta un Paola Capriolo (L’ordine delle cose) con prontezza sospetta: magari le pagine gli servono per rollarsi le canne. Anche i baristi danno soddisfazioni: due copie le ho piazzate dietro il bancone.
     

    I LIBRI SULLO SFONDO TORRE DI BABELE I LIBRI SULLO SFONDO TORRE DI BABELE

    Ma forse la voce della verità è quella dal sen fuggita di una ragazzina che tornava a casa da scuola, semisepolta dallo zaino: «Grazie, no, devo già leggere quelli che mi ha dato la prof». E ti piacciono? «No, di solito sono dei mattoni». Beh, io comunque ci ho provato.

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