Marco Bardesono per il Corriere della Sera
AZIENDA TORINO INCIDENTE
Lo ha visto disteso sul fondo della cisterna, immobile. Fabrizio Dicosta, 45 anni, uno dei titolari della «Zincoplating», una ditta di 32 dipendenti che produce manufatti, non ha esitato e si è calato sul fondo del grosso contenitore per tentare di salvare il suo operaio, Riccardo Pergola, di 53 anni.
I fumi dei residui dell' acido cloridrico usato per le lavature dello zinco, hanno intossicato anche il manager che ha perso i sensi. Ora entrambi si trovano ricoverati in gravissime condizioni. Intubati, nei reparti di Rianimazione del Cto e dell' ospedale Santa Croce. Sia Dicosta che l' operaio, sono in pericolo di vita. Un improvviso arresto cardiaco aveva fatto temere per Pergola, che poi si è ripreso. Mentre le condizioni dell' imprenditore sono andate peggiorando.
L' incidente sul lavoro è avvenuto ieri mattina poco dopo le nove, nella ditta di Moncalieri, alle porte di Torino.
L' operaio stava pulendo la cisterna, un' operazione di manutenzione che generalmente si effettua al termine di ogni ciclo di lavorazione. Per precauzione, proprio per evitare di essere intossicati, le norme di sicurezza prevedono l' uso di una mascherina. Protezione che, avrebbero accertato gli ispettori dello Spresal, potrebbe non essere stata adottata.
Neppure Dicosta, quando ha tentato il disperato salvataggio, avrebbe avuto il tempo di indossarla.
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Al loro arrivo, i carabinieri hanno trovato vicino ai due uomini una sola maschera, verosimilmente indossata da qualcuno dei soccorritori. «Bisogna chiarire le responsabilità di un episodio gravissimo che riguarda un' azienda con lavorazioni a consistente rischio chimico, verificando la presenza e l' efficienza dei necessari dispositivi di protezione a tutela dell' incolumità dei lavoratori», ha dichiarato Antonio Scibilia, segretario della Cgil di Moncalieri, subito accorso sul posto poco dopo l' incidente.
«Ogni volta che si entra in quelle cisterne - ha aggiunto il sindacalista -, bisogna mettere le maschere, anche quando si crede che siano pulite e non ci siano più tracce di acidi». Intanto, seduta nella sala d' attesa del Cto, Carmela Figliuzzi, la moglie dell' operaio, attende una buona notizia. Per ora quello che conta è che suo marito sia vivo.
I medici sono riusciti a far ripartire il suo cuore che si era fermato in ambulanza, durante la corsa in ospedale. «Riccardo - dice la donna -, in fabbrica non era solo. Con lui lavora anche nostro figlio maggiore che ha 23 anni.
Quando è accaduta la tragedia, lui era in azienda accanto al padre». Carmela Figliuzzi non crede all' imprudenza: «Mio marito fa questo lavoro da 15 anni - spiega -. È una persona prudente, sa quello che fa e fino a oggi non gli era mai successo nulla». La donna non addossa alcuna responsabilità alla «Zincoplating»: «Mio marito non si è mai lamentato.
AMBULANZA
Non abbiamo alcun motivo di pensare a nulla di diverso se non a un incidente inevitabile». Una convinzione confermata anche da altri dipendenti della ditta. Anche dal secondo ospedale, al capezzale di Dicosta, arriva la voce dei parenti: «Il gesto generoso di Fabrizio è la prova più concreta dell' attenzione che si riserva ai dipendenti».