CARLO DEODATO
Estratto dell'articolo di Marianna Rizzini per www.ilfoglio.it
Il Consiglio di Stato, la Consob, il vertice del Dipartimento affari legislativi a Palazzo Chigi su impulso di Enrico Letta, l’addio al medesimo ruolo su impulso di Matteo Renzi, il nuovo arrivo nello stesso posto con il governo Draghi e infine la probabilissima nomina a segretario generale di Palazzo Chigi nel prossimo venturo governo Meloni: Carlo Deodato, giurista, classe 1967, un passato da braccio destra di Renato Brunetta e Paolo Savona ministri, al momento è l’uomo di cui si parla quando si allude alla fantomatica categoria dei “draghiani che restano”, contenitore mobile per identificare gli alti funzionari [...] che tengono teso il filo tra un governo all’altro, tecnico e non tecnico, informazioni chiave incluse. [...]
MARIO DRAGHI GIORGIA MELONI - BY EDOARDO BARALDI
Si cadrebbe in errore, però, a considerare Deodato un corpo estraneo al centrodestra per via di quella lontana nomina lettiana, vista non solo la suddetta carriera con ministri che del centrodestra più volte governativo hanno fatto parte, ma anche l’appartenenza a un’area ascrivibile alla tradizione cattolica (Deodato stesso si autodefinisce, su Twitter, “giurista, cattolico, sposato e padre di due figli. Uomo libero e osservatore indipendente di politica, giurisdizione, costumi, società”).
CARLO DEODATO
Fu di lui che, nel 2015, si parlò polemicamente a proposito della sentenza del Consiglio di Stato (sentenza di cui è stato relatore) sulla trascrizione delle nozze gay fatte dai sindaci italiani riguardo ai matrimoni contratti all’estero. In quel frangente, gli avvocati dell’Avvocatura per i diritti Lgbt Rete Lenford avevano segnalato alcuni re-tweet di Deodato (a proposito di alcune dichiarazioni delle “Sentinelle in piedi”, gruppo schierato contro matrimoni e unioni civili tra persone dello stesso sesso).
Deodato ha sempre sostenuto, in quel frangente e più avanti, di aver applicato la legge in modo imparziale, al di là delle proprie convinzioni personali. Apprezzato dal presidente del Consiglio di Stato Franco Frattini e dal cofondatore di FdI nonché consigliere di Giorgia Meloni Guido Crosetto, il giurista si appresta ora a vedere realizzata, per uno strano giro di destini, la propria auto-profezia.
CARLO DEODATO
Nel maggio del 2015, infatti, [...] aveva parlato dell’arte di governo: per esercitarla bene, scriveva allora, sarebbe meglio se i governanti si avvalessero di una solida élite amministrativa. “Già Platone e Aristotele”, si leggeva nel pezzo, “avevano identificato la migliore forma di governo nell’aristocrazia (non degenerata nella forma deteriore dell’oligarchia), intesa, in senso etimologico, come governo dei migliori (e non come classe sociale)…”. [...] Alla salita al Colle manca ancora qualche giorno, ma c’è chi consiglia a Giorgia Meloni di rileggere alcuni classici in tema di governo. Per esempio il Machiavelli citato allora da Deodato: “Machiavelli diceva che i principi che si atteggiano come volpi (anziché come leoni) durano più a lungo, perché sono più scaltri. E aveva ragione. Senonché la vera astuzia consiste nell’intendersi con la parte migliore della classe dirigente. E non nel mortificarla o nel farle la guerra…”. (A buon intenditor).
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