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    “UN MONDIALE SENZA L'ITALIA NON È UN VERO MONDIALE” – PARLA IL MAGELLANO DEL CALCIO, BORA MILUTINOVIC, CHE DOPO AVER GUIDATO 8 NAZIONALI E PARTECIPATO A 5 MONDIALI, E’ AMBASCIATORE DI QATAR 2022: "RICORDO LE NOTTI MAGICHE DEL '90 CON LA COSTA RICA E LE MAGLIETTE DELLA JUVE CHIESTE A BONIPERTI PER..." – LA NAZIONALE PIU’ FORTE CHE HO ALLENATO? IL MESSICO NEL 1986” – E SUGLI AFRICANI DICE…


     
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    Benedetto Saccà per "il Messaggero"

     

    BORA MILUTINOVIC BORA MILUTINOVIC

    Bora Milutinovic è il Magellano del calcio. Ha l'ironia di chi ha esplorato e (circum)navigato il mondo per una vita e l'animo leggero di chi ha trovato una casa in ogni luogo. Tanto per aver un'idea: ha guidato otto nazionali, partecipato a cinque Mondiali, cominciato ora un'avventura da ambasciatore per il Mondiale del Qatar. Perfino l'età è indefinita: dovrebbe avere 77 anni, potrebbe averne 81. «Non sento bene...». Fantastico. Milutinovic, il Mondiale va in Qatar.

     

    «Sarà un Mondiale diverso».

    E perché?

    «Perché il Qatar è un paese molto piccolo e sarà un torneo compatto. In un giorno si potranno vedere dal vivo due partite, addirittura tre. Gli stadi sono vicini, tra l'uno e l'altro al massimo ci saranno 25 chilometri».

    BORA MILUTINOVIC 19 BORA MILUTINOVIC 19

     

    Davvero gli stadi avranno l'aria condizionata?

    «Saranno otto stadi, ottimi, moderni, nuovi. Sì: con l'aria condizionata. I campi sono splendidi. Tutto perfetto. E tutto sarà anche differente. In genere si gioca a giugno, quando finisce la stagione e i giocatori sono stanchi. Stavolta si andrà in campo a novembre e gli atleti saranno più freschi. E poi non ci saranno lunghi trasferimenti tra gli stadi. In alcuni tornei si viaggiava per tanto tempo, ci si doveva spostare tra i campi di allenamenti. Invece in Qatar è tutto vicino».

     

    E chi vince?

    «Dovremo vedere chi ci sarà. Ora non lo sappiamo. Poi bisogna capire come saranno i gironi. Però un Mondiale senza l'Italia non è un vero Mondiale».

     

    L'Italia è nei suoi pensieri?

    «Ho tanti ricordi. Quello in Italia nel 1990 fu un Mondiale speciale. Allenavo la Costa Rica. Mi ricordo ancora la canzone. Come dice? Notti magiche...».

     

    Notti magiche, già.

    BORA MILUTINOVIC BORA MILUTINOVIC

    «Non dimentico la passione e l'emozione degli italiani. L'Italia è un paese ricco di entusiasmo, peccato che quella squadra non sia arrivata in finale. Inolvidable». Indimenticabile? «Sì, inolvidable».

     

    E la storia delle maglie della Juve?

    «Eravamo a Mondovì in ritiro con la Costa Rica: giocammo contro il Brasile con la maglia della Juventus. Eravamo allo stadio delle Alpi e tutti gridavano Forza Juve. Certo, poi perdemmo 0-1, però ci qualificammo. Che soddisfazione. Dovete sapere che noi avevamo tre divise. La terza era bianca e nera. Io chiesi di giocare contro il Brasile con quella perché sono un tifoso del Partizan Belgrado ed eravamo in casa della Juve.

     

    Era una questione psicologica. Mi risposero che eravamo poveri e avevamo solo due uniformi. Ma volevo quella bianconera. Allora andai dal presidente Boniperti e gli dissi: Buongiorno signor Boniperti, abbiamo bisogno di magliette bianconere. E lui: Di quante ne avete bisogno? Tre, quattro?. E io: No, quarantaquattro».

    Quarantaquattro?

    «Infatti Boniperti urlò: Come?. Gli dovetti spiegare che ne avevamo bisogno per coprire l'intera squadra. E allora Boniperti, molto gentile, ce le concesse».

     

    Un mare di Mondiali.

    «Per due volte ho guidato la nazionale ospitante: il Messico in Messico nel 1986 e gli Stati Uniti negli Stati Uniti nel 94. Ma ricordo con affetto anche l'esperienza in Francia nel 98 con la Nigeria e poi la Cina nel 2002».

     

    BORA MILUTINOVIC HUGO SANCHEZ BORA MILUTINOVIC HUGO SANCHEZ

    Esiste il mal d'Africa?

    «Nel calcio africano c'è più talento. I ragazzi fanno una vita molto modesta e allora giocano a football, anche in strada. C'è passione, temperamento. Infatti tanti giocatori africani vanno in Europa. Fisicamente gli africani sono più forti, sono rapidi, hanno qualità atletiche. Negli anni sono cresciuti molti campioni e i risultati si sono anche apprezzati».

     

    E in Asia?

    «Ci sono due parti di Asia: l'Estremo oriente e quindi Giappone, Corea del Sud e Cina; e il Vicino oriente, dove troviamo l'Iraq, che ho pure guidato per la Confederations del 2009. È un continente grande e, al suo interno, le differenze sono profonde. I giocatori iracheni hanno talento. Come quelli in Iran e Arabia Saudita».

     

    Bora Milutinovic_2012_1 Bora Milutinovic_2012_1

    Qual è il paese più bello del mondo?

    «Tutti. Non posso sceglierne uno. Una soddisfazione raggiunta in Costa Rica è diversa da un successo ottenuto in Cina. Ma poi ci sono gli Usa, il Messico: grandi posti».

     

    Il più forte giocatore allenato?

    «Preferisco la squadra».

    La squadra.

    Bora Milutinovic Bora Milutinovic

    «Credo la nazionale del Messico del 1986. Se nominassi solo Hugo Sanchez non sarebbe corretto. Arrivammo fino ai quarti e perdemmo ai rigori contro la Germania Ovest. Sbagliammo due tiri su tre. In quel Mondiale c'era Maradona. Devo aggiungere che ho sempre allenato ottimi giocatori, capaci di giocare con fiducia e mentalità competitiva. Adesso, però, in Qatar aspetto l'Italia».

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