1. UNA SETTIMANA DECISIVA COSA ACCADRÀ ?
Elisabetta Rosaspina per il ''Corriere della Sera''
Puigdemont Rajoy
La corda si è spezzata e la Spagna è entrata ieri nel «territorio ignoto» del commissariamento di una comunità autonoma ribelle. Non era mai accaduto prima, nella storia della giovane democrazia spagnola, anche se 28 anni fa il governo minacciò le Canarie con l' articolo 155 della Costituzione per inadempienze fiscali, che furono sanate in tempo, con sollievo di tutti. Inizia dunque una settimana inedita e piena di incognite sia a Madrid sia a Barcellona, lanciate in direzioni opposte: il ripristino della legalità costituzionale per il governo centrale, la dichiarazione unilaterale d' indipendenza per la Generalitat della Catalogna.
Prossimo passo per Madrid: l' approvazione del Senato È c erta, perché il Partido Popular, il partito conservatore del premier Mariano Rajoy, ha la maggioranza dei seggi nella Camera Alta. Ma non è immediata. Una commissione formata ad hoc con 27 senatori deve studiare le misure previste dal Consiglio dei ministri e le loro motivazioni, ovvero che non è stato possibile ricondurre con le buone la Catalogna all' obbedienza e all' ordine previsto dalla Costituzione e dalle sentenze del Tribunale supremo.
Rajoy
Poi darà un termine (pochi giorni) al presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, per inviare le proprie argomentazioni, oppure per presentarsi in Senato, personalmente o tramite un suo delegato, e spiegare a voce le sue ragioni. Venerdì prossimo, salvo imprevisti, il Senato voterà l' applicazione dell' articolo 155. Sicurezza, economia, informazione: i poteri chiave Il problema principale per il governo era decidere su quali settori dell' autonomia catalana intervenire.
Alla fine ha optato per una linea dura: il presidente catalano Puigdemont e tutto il suo governo saranno destituiti e rimpiazzati da una squadra di tecnici in nome di una «neutralità istituzionale». Cambieranno anche i vertici della polizia catalana, i Mossos d' Esquadra, e della tivù catalana Tv3. Non meno importante, l' intera gestione delle risorse finanziarie catalane passerà sotto il controllo di Madrid.
carles puigdemont
Già nei giorni scorsi, Hacienda, l' agenzia delle entrate, aveva aperto un conto corrente dove convogliare i fondi destinati alla Catalogna (circa un miliardo e 400 milioni di euro al mese), ma ora amministrerà anche i finanziamenti locali, ossia i tributi raccolti direttamente dalla Generalitat. Nelle scorse settimane il vicepresidente catalano Oriol Junqueras si era rifiutato di inviare un rendiconto che gli era stato chiesto dal ministero delle Finanze per verificare l' uso di denaro pubblico per l' organizzazione del referendum del primo ottobre.
Le contromosse a Barcellona
La Ciudad Condal, la città dei conti, non resta impassibile.
Domani si riunisce la giunta dei portavoce nel Parlament per fissare la prossima riunione plenaria. L' ordine del giorno potrebbe essere generico: «valutazione della situazione politica» (come quello del 10 ottobre che servì invece per proclamare i risultati del referendum, la vittoria dei Sì alla creazione di una repubblica indipendente di Catalogna e la proposta di Puigdemont di sospendere la relativa dichiarazione d' indipendenza per aprire un dialogo con Madrid).
mariano rajoy
Considerato il dialogo impossibile, Puigdemont metterà ai voti la dichiarazione e anche in questo caso l' esito è scontato, perché gli indipendentisti hanno la maggioranza dei voti.
Elezioni per tutti in ogni caso
Sia la tabella di marcia di Madrid sia quella di Barcellona prevedono al termine del loro svolgimento le elezioni.
Ma con scopi diversi. Madrid vuole riportare i catalani alle urne per eleggere un nuovo Parlament , mentre Barcellona ha disposto nella sua legge di transizione (votata e approvata il 6 settembre) elezioni «costituenti» che pongano le basi della nuova repubblica indipendente. Si aprono due scenari, con conseguenze similari: alle elezioni anticipate convocate da Madrid non parteciperebbero i partiti indipendentisti, mentre a quelle costituenti non si presenterebbero i partiti unionisti.
In entrambi i casi la partecipazione al voto rischierebbe di essere molto bassa e il risultato poco rappresentativo.
Puigdemont 1
L' ultima possibilità per Puigdemont
Convocare elezioni anticipate spontaneamente, prima che il Senato formalizzi venerdì, con il voto, l' applicazione dell' articolo 155 della Costituzione e il commissariamento della comunità autonoma. In tal caso la macchina avviata dal Consiglio dei ministri di ieri si fermerebbe. Ma è un' eventualità su cui nessuno scommetterebbe un centesimo.
La stessa presidente del Parlament, Carmen Forcadell, ha assicurato che non ci saranno passi indietro.
Il ricorso alla forza
È la grande incognita. Non essendoci precedenti, non si sa bene come avverrà materialmente la presa di potere nelle istituzioni catalane da parte degli organi centrali. Se i Mossos d' Esquadra resteranno compatti e fedeli alla Generalitat o al governo centrale.
Da oltre un mese rinforzi della Policia Nacional e della Guardia Civil sono distribuiti su navi da crociera, nel porto di Barcellona, in caserme dell' Esercito e negli hotel, in attesa di un ordine.
PUIGDEMONT
2. PASTA, GAS, SPUMANTE MILLE AZIENDE IN FUGA DAL DESTINO INCERTO DELLA CATALOGNA
Elisabetta Rosaspina per il ''Corriere della Sera''
La grande fuga è iniziata il 2 ottobre, ventiquattr' ore dopo che fra cariche di polizia, scontri e feriti, si è celebrato il referendum sull' indipendenza (cassato dalla Corte Costituzionale), con la vittoria dei «sì» alla nascita di una Repubblica indipendente di Catalogna. Tra le prime aziende a trasferire la propria sede legale in altre regioni della Spagna, ci sono stati i due colossi bancari locali, la Caixa (a Valencia) e Banco Sabadell (ad Alicante).
Che, con l' azienda energetica Gas Natural Fenosa (ora installata a Madrid), riuniscono in Borsa un capitale di quasi 52 miliardi di euro. L' esempio è stato seguito in breve tempo da Abertis, Colonial e Cellnex, con biglietto di sola andata per la capitale.
SPAGNA CATALOGNA
Ieri lo stesso premier spagnolo, Mariano Rajoy, ha invitato gli imprenditori a fermarsi e i risparmiatori a non ritirare i loro depositi, «perché tutto andrà a posto». Era iniziato come uno stillicidio, ma il «si salvi chi può» si è presto trasformato in un' emorragia che ha fatto registrare il 20 ottobre, con la scadenza dell' ultimatum posto dal premier Mariano Rajoy al presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, per «rientrare nella legalità costituzionale», l' esodo di 268 imprese in una sola giornata.
MADRID MANIFESTAZIONE CATALOGNA
Il contatore gira ancora a velocità impressionante: sono già più di 1.200 le società che hanno preferito mettersi al sicuro dai tempi molto incerti della regione (finora) più ricca di Spagna, e tra loro figurano antichi marchi dell' imprenditoria catalana, come Codorniu, cinquecentenaria produttrice di spumante, ora in esilio ad Haro, nella comunità settentrionale de La Rioja. Si è rifugiato a Madrid, invece, un gigante dell' editoria, il gruppo Planeta, poche ore dopo che Puidgemont annunciasse l' indipendenza e la sospendesse temporaneamente. Ha fatto bagaglio il pastificio «Gallo», che quattro giorni fa ha lasciato dopo 71 anni Barcellona per Cordoba, in Andalusia, vicino alla sua fabbrica più grande. A Bilbao è riparata la compagnia di assicurazioni Axa, e a Malaga, il birrificio San Miguel.
MANIFESTAZIONE CONTRO L'INDIPENDENZA DELLA CATALOGNA
La Generalitat ha accusato Madrid di esercitare pressioni sugli imprenditori perché abbandonino la Catalogna. Ed è vero che all' inizio il governo ha tempestivamente istruito misure ad hoc per facilitare il trasferimento delle aziende che lo desiderassero. Oriol Junqueras, il ministro (forse ancora per pochi giorni) dell' Economia catalana ha avvertito che un tracollo economico della Catalogna si ripercuoterebbe inevitabilmente sul bilancio nazionale.
indipendentisti catalani
Dalla capitale si evidenzia come ben sei delle sette compagnie catalane dell' Ibex 35 abbiano preferito trasferirsi, almeno legalmente, altrove. La settima, quella che ancora resiste la società farmaceutica Grifols. Tra quanti esitano, c' è la Seat che ha sospeso la presentazione del suo nuovo modello di fuoristrada e ha rivelato al quotidiano El Mundo di avere ricevuto pressioni politiche per trasferire la sede da Barcellona a Madrid, ma di volersi mantenere il più possibile fuori dalla contesa tra indipendentisti e unionisti.
Il consiglio di amministrazione sta ancora valutando i rischi legati alla situazione e l' andamento delle vendite, anche se dalla Volkswagen, il gruppo tedesco di appartenenza, è arrivato il via libera al trasloco che, trattandosi di una fabbrica di 400 ettari, non è poi così agevole.
REFERENDUM CATALOGNA1