1 - SUICIDA RISPARMIATORE DELL’ETRURIA: “HANNO RUBATO LA MIA DIGNITÀ”
Federica Angeli e Valentina Conte per “la Repubblica”
banca etruria
Ha provato in tutti i modi a riavere i suoi soldi. È andato in filiale più e più volte. Dagli avvocati. Dalla Guardia di Finanza. Anche nella redazione della tv locale TeleCivitavecchia, sabato 28 novembre, mattina. Sei giorni dopo il decreto che salva quattro banche, compresa la sua, la Banca popolare dell’Etruria e del Lazio.
Poi nel pomeriggio accende il computer, scrive una lettera su Word, un durissimo atto d’accusa contro l’istituto di credito che gli ha «rubato la dignità». La salva alle 16.20. E venti minuti dopo la moglie lo trova impiccato alla ringhiera della scala della sua villetta, tra il piano terra e la taverna, mentre va a stendere i panni. Luigino D’Angelo, 68 anni, ex operaio Enel, muore così, scusandosi per il gesto suicida.
renzi boschi
Non sopportava l’idea di essere stato truffato dalla banca di fiducia, quella che gli aveva venduto le obbligazioni subordinate per telefono, così diceva. La liquidazione andata in fumo in un attimo, 110 mila euro. Più un lingottino d’oro che voleva indietro, ma su cui la banca accampava scuse. «Non c’è niente da fare, non c’è nessuno che se li compra questi titoli», gli ripetevano in Banca Etruria.
Poi col decreto è arrivata la certezza: carta straccia. La procura di Civitavecchia ha aperto un fascicolo per suicidio, ma è un atto puramente formale. Ma in realtà non sta indagando sulla lettera. Che invece pare una denuncia in piena regola. Con nomi e cognomi, date degli incontri, dettagli. La moglie Lidia ha scoperto della lettera solo in commissariato. È stata la polizia a ripescarla, dopo aver sequestrato il pc. «Agirete d’ufficio?», ha chiesto la signora. «No, non possiamo fare niente», è stata la risposta. Il computer ora è sotto sequestro della Procura. La lettera stampata nelle mani di un avvocato.
renzi a cernobbio con la boschi ni
Era almeno da giugno che Luigino provava in tutti i modi a rientrare del capitale. Da quando aveva ricevuto quella strana lettera - recapitata a tanti obbligazionisti nella sua condizione - in cui si diceva che il suo profilo di rischio non era più adeguato all’investimento fatto. «Cosa significa in concreto?», aveva provato a chiedere in banca. «Stia tranquillo, anche i miei genitori ad Arezzo hanno fatto questo tipo di investimento », rassicurava un funzionario. «Le pare che se fosse una truffa le farei tenere tutti questi soldi lì?».
BANCHE SALVATE 8b3
Luigino non lascia figli. Sposato da 51 anni con Lidia, viveva in una villetta a due piani nella periferia di Civitavecchia, zona Terme di Traiano. Una famiglia benestante, tranquilla. La passione per i funghi e la danza: quel sabato sera doveva andare a ballare con la moglie, aveva pronto l’abito. E la domenica c’era una prenotazione a suo nome nel miglior ristorante della città per festeggiare i 90 anni della suocera, appena uscita d’ospedale.
Poi la disperazione. La notizia - raccontata ieri per primo da Paolo Gianlorenzo su Etruria news - piomba pesantissima sulla città portuale. «Era una coppia tranquilla», racconta il gestore del bar Quick, di fronte alla villetta. «Certo, questo gesto estremo non se l’aspettava nessuno. Anche se Luigino aveva dato segnali che stava male. Protestava da mesi». «Certo che me lo ricordo, veniva sempre qui a fare colazione», dicono al bar Faro.
LUIGI D ANGELO
Elio Lannutti
«Nell’ultimo periodo era come trasformato in volto. Si vedeva che era provato. Diceva sempre: “A noi gente comune non ci ascolta nessuno. Solo quando capitano le tragedie allora lo Stato capisce che ci doveva aiutare”. Ma certo non potevamo immaginare che potesse arrivare a togliersi la vita, in un gesto così estremo. Speriamo che davvero ora qualcuno faccia luce sulla vicenda».
Matteo Salvini, leader della Lega, parla di «suicidio di Stato». Le associazioni Adusbef e Federconsumatori si associano nelle condoglianze per la tragedia al gruppo Facebook “Vittime del Salva-Banche”, nato proprio all’indomani del decreto del 22 novembre. «Un risparmiatore di Civitavecchia si è suicidato dopo aver appreso di aver perso i risparmi di una vita investiti nella Banca Popolare dell’Etruria e Lazio, oggetto dell’esproprio criminale del risparmio anticipato del bail-in», scrivono Trefiletti e Lannutti.
banca marche
Le associazioni hanno chiesto al procuratore capo di Civitavecchia di aprire un’indagine per verificare se il decreto sulla risoluzione delle quattro banche sia «compatibile con le norme penali e con la Costituzione». E sull’idea del ministro Padoan di un aiuto solo per gli indigenti: «Il ministro continua ad offendere i risparmiatori truffati dalle banche e dall’omessa vigilanza di Bankitalia, scambiandoli per profughi siriani, bisognosi di aiuti umanitari».
BANCHE SALVATE, CONSUMATORE IN PIAZZA 14a
Ma al momento è l’unica soluzione sul tavolo: un “sollievo selettivo” per chi è più in difficoltà. Negato però a Luigino.
2 - “È VERO, NOI DIRETTORI DI BANCA RACCOMANDAVAMO QUEI BOND MA ALLORA NON ERANO RISCHIOSI”
CASSA RISPARMIO FERRARA
«Lavoro da 15 anni in Banca Etruria e questo è il mio momento più buio. Non sai più a chi credere, non sei più credibile. Come vai domani a proporre altri prodotti finanziari? Come sostieni lo sguardo accusatore di clienti che conosci da una vita e che ora ti additano come uno che fa macelleria sociale?». M.S. è il direttore di una filiale toscana di Banca Etruria, uno dei quattro istituti di credito salvati dal governo, anche grazie all’azzeramento dei titoli in mano a 115.500 tra azionisti e obbligazionisti subordinati.
RENZI PADOAN
«Non siamo carnefici, questo no», racconta il direttore. «Sì forse in qualche caso, specie in provincia, c’abbiamo messo del nostro, raccomandando obbligazioni che però fino a qualche mese fa erano assolutamente non rischiose, addirittura identificate come Up, a differenza delle Down. Ma non l’abbiamo fatto perché eravamo spinti a farlo. Sono quattro anni che non riceviamo premi di produzione, né c’erano stati promessi scatti di carriera o promozioni. Assolutamente no».
BANCHE SALVATE, CONSUMATORE IN PIAZZA 9
matteo renzi pier carlo padoan
Ma allora cos’è successo? Come mai queste obbligazioni subordinate hanno inondato il portafoglio degli italiani? «Dal 2013 le emissioni si sono impennate e la priorità era piazzarle per salvare la banca, questo lo capisco solo ora. Anziché fare dieci posizioni da 10 mila euro, ne facevano tre da trentamila e consigliavano ai clienti di sottoscrivere tutti i risparmi che avevano. Un errore, ma in buona fede. Nessuno ha avuto la percezione dell’azzeramento dei bond. Non è successo neanche con Parlamat, Alitalia, Cirio, Argentina. La domenica del decreto, 22 novembre, era in casa con la famiglia. Ho sentito in tv del decreto e ho pensato: bene, ci hanno salvato. Il lunedì ha scoperto che azioni e obbligazioni subordinate valevano zero. Uno choc. Ho perso soldi anch’io».
Possibile che non si fosse accorto di nulla? Nessuno scricchiolio?
BANCA ETRURIA
«Le perdite c’erano, certo. E poi si diceva e si scriveva sulla stampa di operazioni dissennate, prestiti agli amici degli amici. Poi però è arrivato il commissariamento di Bankitalia, troppo tardi. Tutti abbiamo pensato che era fatta, si usciva dal guado. Poi il decreto, la doccia fredda. E la presa di coscienza lenta di ciò che era successo da parte dei clienti. Che hanno capito solo domenica scorsa cos’era capitato ai loro risparmi, quando hanno visto in tv le immagini della manifestazione davanti a Montecitorio e gli articoli che uscivano sui giornali. Il giorno dopo li avevo tutti da me, in filiale. Anche quelli non a rischio, ma che minacciavano comunque di ritirare tutto, cancellare il conto, andare via. Il panico».
I tassi però erano alti. Perché non avete spiegato che era una compensazione del maggior rischio?
«Il tasso oscillava tra 3,5 e il 5 lordo, quando però il mercato dava solo un punto o un punto e mezzo in meno. I titoli non erano rischiosi, non avevamo motivo di allarmare. Il prospetto e la Mifid? Ma si figuri se la gente si mette a leggere questi documenti. Il punto è un altro. Le persone si fidavano di noi perché eravamo una banca semplice, radicata sul territorio, per clienti semplici. Una banca dove tutti si fidano».
Le cose sono andate un po’ diversamente, però. E i profili di rischio sono cambiati all’improvviso, negli ultimi mesi. Bastava la letterina?
BANCA ETRURIA - IL PENSIONATO SUICIDA
«Per la legge sì, vale il silenzio-assenso. Se entro 60 giorni non ritiri il capitale, vuol dire che accetti un maggior fattore di rischio. Ma quella lettera l’ha mandata la direzione centrale, non la filiale. Neanche noi ci abbiamo fatto caso». I risparmiatori sì. Troppo tardi, però.
3 - LA VEDOVA: “NELLA LETTERA IL CALVARIO DI MIO MARITO GLI DISSERO: SONO INVESTIMENTI SICURI”
V. Co. per “la Repubblica”
«Un dolore tremendo, dopo 51 anni di matrimonio». La signora Lidia è sconvolta. «Non posso dare interviste, né divulgare la lettera di mio marito. Ho paura della contro denuncia».
Di chi, signora?
banca etruria
«Di Banca Etruria. In commissariato mi hanno consigliato cautela. La lettera era nel computer di mio marito, l’hanno trovata loro. Ma non è firmata e la banca potrebbe dire che l’ho scritta io che non so neanche come si accende il computer!».
Cosa c’è scritto?
«Il calvario di mio marito per filo e per segno. Un diario puntuale delle ultime settimane e giorni. Con chi ha parlato e quando. Cosa ha chiesto e le risposte ricevute. In più il nome del direttore di filiale e dell’addetto titoli».
I responsabili del suo gesto?
«Le persone che Luigino denuncia “per comportamento scorretto e criminale”. Le stesse che gli dicevano che non correva alcun rischio nell’investimento».
Come inizia la lettera?
«Chiedo scusa a tutti per il mio gesto: non è per i soldi, ma per lo smacco subito».
Un colpo alla dignità…
BANCHE SALVATE, CONSUMATORE IN PIAZZA 8
«Da ultimo gli avevano fatto firmare un altro attestato di rischio, per sollevarsi dalle responsabilità. Lui si era subito pentito e aveva voluto indietro il documento. No, gli hanno risposto. È di proprietà della banca».
Aveva ricevuto anche lui la lettera in cui si diceva che il suo profilo non era più adeguato all’investimento?
«Sì a giugno e poi anche dopo. E logicamente si era preoccupato. In banca l’avevano tranquillizzato: “Anche i miei genitori ad Arezzo hanno questi bond”».