Raffaella Troili per www.ilmessaggero.it
ernia inguinale
«Oramai, dopo un anno e tre mesi aspetto chi mi chiama prima...». C.G. 69 anni pensionato romano di Monteverde a ottobre 2020 aveva un'ernia inguinale, ora ne ha due. «Anche dall'altra parte, perché la natura fa da sè, mica aspetta...». Il Covid ha rallentato tutto, controlli, operazioni più o meno urgenti, nel frattempo le persone invecchiano e restano al palo.
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«Il 16 ottobre del 2020 mi sono rivolto all'ospedale Fatebenefratelli per prenotare un intervento, mi hanno detto che mi avrebbero chiamato entro qualche mese, presumibilmente a fine aprile. In realtà, non si sono piu fatti sentire. Ma io li capisco, il dottore mi ha spiegato che con l'emergenza covid era tutto a rilento, solo che potrebbero almeno rispondere al telefono, perché senza mancanza di informazioni una persona viene pure limitata nel poter fare scelte diverse, intanto la possibilità di vita peggiora, uno aspetta... Ma se ha la possibilità di contattare un'altra struttura o permettersi cure a pagamento attende invano».
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A settembre, pazientemente, ha cercato di nuovo un contatto, «il medico giustamente mi ha spiegato che la causa dei ritardi era legata al covid, che gli interventi di questo tipo erano sospesi. Ma la cosa che va sottolineata è che nessuno ti risponde mai al telefono, al servizio ricoveri numero base e al servizio ricoveri specifico reparto della chirurgia addominale. Ho chiamato tante volte, dalla mattina, tutti i giorni, o è occupato o squilla a vuoto».
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Nel frattempo da monolaterale l'ernia è diventata doppia, è comparsa dall'altro lato. «Nel frattempo la natura ci ha messo del suo. Ora sono andato al Campus biomedico, anche qui c'è da aspettare qualche mese, i miei sono interventi in seconda linea. Oppure dovrei andare privatamente. Aspetto chi mi chiama prima, dopo un anno e tre mesi è capace che esca a sorteggio il nome mio».
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