Francesco Paternò per “la Repubblica”
AEREO VOLO DELTA
Il pilota automatico di un aereo è oggi quanto di più simile sarà la guida autonoma delle auto di domani. Su un volo intercontinentale, si è quasi sempre in mano a un software, con i due piloti lì in cabina pronti a intervenire solo dopo aver utilizzato la cloche al decollo e parzialmente in altri momenti del volo.
Non è un caso che l' aereo sia considerato, per numero di incidenti, come il mezzo di trasporto più sicuro e che i disastri esistenti siano stati causati quasi sempre da errore umano. Certo, anche l' algoritmo può sbagliare come è successo a un volo Air France nel 2009, ma in cielo in quel caso non c' è stato scampo, su strada l' intervento umano può ancora cambiare un destino.
pilota automatico mercedes1
Nell' auto, la colpa delle persone al volante negli incidenti sta attualmente in oltre il 90% dei casi e l' obiettivo principale dichiarato dall' industria delle quattro ruote insieme a quella del tech è di avere un mondo con zero incidenti. Un mondo oggi segnato da oltre un milione e duecentomila morti all' anno per strada, un mondo dove l' essere umano potrà scegliere di avere il controllo dell' auto, anche se lo farà sempre meno finché gli algoritmi - ancora troppo fallibili, come è successo al volo Air France o per alcuni test di auto automatizzate di Google e degli altri - non avranno una messa a punto con rischio d' errore infinitesimale.
Dietro l' angolo di connessione e tecnologia, c' è già qualcosa. Se è già partita la sperimentazione della rete 5G con cui ci connetteremo sempre più velocemente (obiettivo 2020, ma qualcuno potrebbe arrivare prima), oggi la Arteon appena lanciata è la prima Volkswagen dotata di luci con controllo predittivo, capaci di illuminare di notte una curva prima ancora che si inizi a sterzare grazie allo scambio dati fra telecamera anteriore e navigatore.
pilota automatico
Sembra l' uovo di Colombo ma non lo è, così come non lo sono tutti i sistemi di assistenza alla guida semiautonoma alcuni già presenti su alcune macchine che si usano tutti i giorni nei percorsi casa-lavoro-scuola o nei viaggi autostradali.
E se la tecnologia su cui si basa il futuro prossimo della mobilità su strada è fatta della stessa materia di cui sono fatti i nostri giorni - chip, telecamere, sensori, radar, reti, algoritmi, schermi tridimensionali, intelligenza artificiale in evoluzione più rapida di quanto avessimo pensato - il concetto chiave della guida autonoma sta nella capacità di prevedere.
O meglio, di vedere lì dove i nostri occhi e i nostri sensi umani non possono arrivare. Curioso che questo concetto impregnato di tecnologia sia in fondo lo stesso tramandato dagli istruttori di scuola guida più bravi o dai genitori più accorti ai figli neopatentati: al volante, bisogna guardare non l' auto davanti ma allertare occhi e orecchie su quel che accade oltre, dietro e intorno, per capire in anticipo il comportamento degli altri.
MACCHINA GOOGLE CON PILOTA AUTOMATICO
Del resto è l' essere umano a insegnare ai robot cosa fare, anzi - dicono preoccupati alcuni ricercatori - trasmettendo pure pregiudizi e altri difettucci umani. Ma la guida autonoma tira dritto, perché è un immenso business oltre che la visione di un mondo più sicuro.
Per il 2020, da Google a costruttori come Mercedes, Audi, Volvo, Nissan, Gm, Ford, Bmw, Honda, Psa, Opel, Volkswagen, Renault, Tesla, Hyundai, Jaguar, tutti dichiarano che avranno su strada auto automatizzate a vari livelli (Fiat Chrysler su tecnologia di Google, unico costruttore per ora ad aver fatto un accordo di questo tipo).
Anche Toyota è della partita ma con maggiore cautela almeno nella comunicazione, sostenendo che ci vorrà un po' più di tempo perché l' algoritmo - il loro e quello degli altri - sia davvero a punto per una guida automatizzata sicura e diffusa.
il lampione ferma la macchina
Per il 2020, Toyota promette però che alle olimpiadi di Tokyo (di cui è sponsor importante) farà felice de Coubertin: se l' importante è partecipare, il costruttore potrebbe avere pronta una piccola macchina volante chiamata Sky-Drive, sviluppata da una start up di trenta persone su cui ha investito per ora quasi 400.000 dollari, utile per fare accendere dall' alto la torcia più famosa del mondo. Volare o guidare, non è la stessa cosa ma forse ancora non per molto.