1. L’AMACA
Michele Serra per 'la Repubblica'
ismaele la vardera
Se fossi uno dei 7043 elettori di Ismaele La Vardera, che si è candidato alle comunali di Palermo solo per filmare di nascosto la campagna elettorale e farne un documentario “di denuncia”, penserei questo: credevo di essere un cittadino che esercita il suo diritto di voto (diritto importantissimo), ero, invece, la comparsa inconsapevole di uno show. In quanto comparsa, chiedo di essere regolarmente retribuito secondo le regole sindacali vigenti nel mondo dello spettacolo. Non rimborsato o risarcito: retribuito. Perché se dobbiamo diventare, tutti, carne da telecamera, tanti Truman inconsapevoli, tanto vale che ci paghino.
È una delle poche forme di dissuasione che possiamo mettere in atto contro la micidiale deriva della cosiddetta “società dello spettacolo”. Chiedere di partecipare agli utili. La Vardera avrà certamente, come è giusto, un produttore che lo ha scritturato: con l’ulteriore vantaggio di avere scelto quel mestiere, cioè di essere il solo protagonista consapevole del suo show. E gli altri? E la folla smisurata di persone che nei tanti show “di denuncia” funge da gregge gratuitamente e dolosamente registrato, filmato, strumentalizzato? Ma la libertà di NON partecipare è ancora in vigore, o facciamo tutti parte del palinsesto?
ismaele la vardera matteo salvini
2. "COSÌ HO RIPRESO I 15 INCONTRI SEGRETI SUL VOTO DI PALERMO"
Emanuele Lauria per ''la Repubblica''
Il suo, dice, non è stato un bluff: «Io volevo davvero fare il sindaco». Però sì, insomma, già all' inizio del suo viaggio elettorale Ismaele La Vardera ha capito che difficilmente sarebbe stato eletto ma di certo «ne sarebbe venuto fuori uno straordinario docu-film». E non ha indugiato un attimo nell' armarsi di telecamera nascosta e riprendere «almeno 15 incontri segreti ».
Anche quelli con i leader che più avevano creduto in lui, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, registrati a loro insaputa. «Un inganno? Sì, sono stato birichino. Ma l' ho fatto per avere una testimonianza vera. Chi è trasparente non ha paura di nulla», chiosa l' ex candidato della campagna-fiction di Palermo.
ismaele la vardera massimiliano rosolino
La Vardera, era tutto un film?
«Macché. La mia candidatura nasce ad agosto, su proposta di un gruppo di consiglieri comunali. Io ero pure titubante. A gennaio ho sciolto la riserva ufficialmente. Solo a febbraio ho messo in campo le telecamere».
Perché ha cominciato a filmare tutto?
«Guardi, non avevo le possibilità economiche dei miei rivali, dovevo far fronte al gap andando sui social. Così ho cominciato a pubblicare dei video, che hanno avuto subito successo. A quel punto mi è venuta l' idea del docu-film».
Non è stata un' idea soltanto sua.
«No, certo. È maturata con Davide Parenti (autore delle Iene, ndr) e Claudio Canepari, con i quali mi sono confrontato dall' inizio della mia avventura elettorale. D' altronde, ho lavorato per le Iene fino a ottobre. Davide mi ha messo a disposizione un operatore milanese, volevamo fare un documentario come quello che ha realizzato Macron. Ma mi creda, se fossi stato eletto non mi sarei mica dimesso. Nessuna presa in giro».
Crede che i suoi 7 mila elettori siano d' accordo?
«Credo di sì. Capisco che questa storia divida, ma ho ricevuto alcuni sms da parte di gente che dice che mi rivoterebbe».
Salvini e la Meloni, che le hanno dato il simbolo, non l' hanno presa benissimo. Almeno a loro ha mai detto, durante la campagna elettorale, che registrava di nascosto le conversazioni?
«No, e come facevo? È chiaro che se uno sa di essere registrato, cambia il profilo, l' atteggiamento. Ho tradito la loro fiducia? Forse sono stato birichino ma poi ho rimediato andando a chiedere la liberatoria per le immagini dopo il voto. L' ho fatto per dimostrare assoluta trasparenza»
Chi le ha dato la liberatoria?
ismaele la vardera
«La Meloni ci è rimasta male e ha negato ma secondo me poi ha capito. Micciché mi ha detto no ma ha aggiunto che non mi denuncia. Crocetta e Cuffaro hanno accettato. Salvini? Non ho fatto in tempo a chiamarlo perché è esplosa questa bufera. Gli ho mandato un sms. Non mi ha risposto. E poi, certo, ha detto no l' attore Benigno. La lite?
Mi ha dato un forte schiaffo, malgrado lui neghi. Detto ciò, io non sono obbligato a chiedere la liberatoria. E proprio non escludo di rendere pubblici i contenuti delle conversazioni. Ho l' impressione che a negare la liberatoria sono coloro che hanno imbarazzo, qualcosa da nascondere ».
Cosa c' è in quelle registrazioni?
«Non posso entrare nei dettagli ma si evince chiaramente che la politica palermitana ha perso qualsiasi contenuto, si comprende quanto pesi il voto di scambio. Le poltrone e i pacchetti di voti da offrire sono gli argomenti principali».
È vero che ha ripreso anche l' incontro con un mafioso che le è stato presentato dal padre di una candidata?
«No comment».
Video Ismaele La Vardera
È vero che il forzista Micciché le ha offerto un posto di assessore con Ferrandelli in cambio del suo ritiro?
«Mi pare che lo abbia ammesso. Ma forse c' è anche altro».
I suoi ex amici di Lega e Fdi stanno avviando azioni legali per truffa e condizionamento della libertà di voto. C' è chi le chiede di restituire i soldi?
«Ripeto, io ho corso davvero e mi sono rotto il c... per i quartieri di Palermo. E poi, quali soldi? I due partiti non mi hanno dato un euro. Sul conto corrente ci sono solo 500 euro donatimi da un amico palermitano che ha un' azienda a Milano. E metterò in palio il mio lapino per un' asta di beneficenza. Guardi, se avessi voluto arricchirmi avrei accettato gli incarichi remunerativi che mi hanno offerto in campagna elettorale».
Il film garantirà degli introiti.
«Non c' è una speculazione, ma io ho svolto il mio lavoro di giornalista. Senza mai smettere di voler fare il sindaco».
Ismaele La Vardera
Ha timore, ora, del rientro a Palermo?
«Macché. Sono a Milano ma non vedo l' ora di tornare a Palermo per mangiare la pasta al forno di mia madre».