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    UN POPOLO DI SANTI, NAVIGATORI ED EROI. MA UN PIZZICO BUGIARDI COL FISCO – UN ITALIANO SU DUE DICHIARA MENO DI 15 MILA EURO ALL’ANNO. 5 SU 100 GARANTISCONO IL 40% DEL GETTITO IRPEF – 2 MILIONI HANNO DOVUTO RESTITUIRE GLI 80 EURO. LE PROMESSE NON ONORATE DAL DUCETTO


     
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    1. PER 10 MILIONI L’IMPOSTA E’ ZERO

     

    Roberto Giovannini per “la Stampa”

     

    È un po' la solita storia: quando si fa la dichiarazione dei redditi, gli italiani sono quasi tutti poveri. Secondo i dati comunicati ieri dal ministero dell' Economia, i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione Irpef nell' anno d' imposta 2015 sono stati 40,8 milioni. Considerando un reddito complessivo di 833 miliardi, in media ogni contribuente ha dichiarato un reddito annuo di 20.690 euro.

    irpef irpef

     

    Guardando in dettaglio i dati, ben il 45% dei contribuenti ha dichiarato di prendere meno di 15 mila euro l' anno (in tutto, il 4,5% del gettito Irpef). Il grosso della tassa (il 57% del gettito) viene pagato dai redditi tra 15.000 e 50.000 euro; solo il 5,2% dei contribuenti dichiara più di 50.000 euro, versando il 38% dell' Irpef totale. Sulla base delle dichiarazioni, solo 34.000 contribuenti ammettono di guadagnare più di 300 mila euro. Circa 10 milioni infine hanno un' imposta netta pari a zero. Se si considerano quelli la cui imposta netta è interamente compensata dal bonus mensile di 80 euro, coloro che di fatto non versano l' Irpef salgono a circa 12,2 milioni.

     

    Irpef Irap Inps Irpef Irap Inps

    Tra gli 11,9 milioni di soggetti che avevano ottenuto il bonus di 80 euro dal datore di lavoro, circa 966.000 hanno dovuto restituire integralmente il bonus in sede di dichiarazione, mentre 765.000 soggetti hanno dovuto restituire solo una parte del bonus ricevuto. Sono contribuenti titolari di ulteriori redditi che li hanno portati a superare la soglia fissata per avere diritto al beneficio, oppure l' imposta dovuta è risultata inferiore alle detrazioni.

     

    Rispetto alla situazione contrattuale, se si considerano soltanto i soggetti con contratto a tempo indeterminato (pari a 16 milioni, +2,1% rispetto al 2014), il valore medio è pari a 23.068 euro (-1,3%), mentre coloro che hanno esclusivamente contratti a tempo determinato (pari a 4,8 milioni, +2%) hanno un reddito medio di 9633 euro (-1,8%).

     

    FURLAN FURLAN

    Infine le addizionali, che continuano ad aumentare. La regionale Irpef ammonta a circa 11,8 miliardi (+4,1% sul 2014). L' addizionale regionale media è pari a 400 euro (380 euro nel 2014). I valori più alti si registrano nel Lazio (620 euro), seguito dal Piemonte (510 euro).

     

    «Sono dati che confermano la gravità dell' ammontare dell' evasione fiscale nel nostro Paese, la cui portata è grande come una casa», commenta la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan.

     

     

     

    2. IL BLUFF DEI BONUS DI RENZI

     

    Claudio Antonelli per la Verità

     

    Evasione Fiscale Evasione Fiscale

    Tra una statistica e l' altra (circa 20.000 euro le dichiarazioni medie) si scopre la verità sul bonus degli 80 euro, quello con cui lanciò Renzi la sua carriera da presidente del Consiglio. Quasi 2 milioni di cittadini l' anno scorso hanno dovuto restituire allo Stato il regalo che l' ex sindaco elargì facendo schizzare all' insù il rapporto deficit/Pil. La mancia elettorale fu concessa a 11,9 milioni di italiani, a fronte di una spesa complessiva di 9 miliardi di euro. Che, tradotto, significa circa 800 euro pro capite di media.

     

    Ovviamente coloro - circa un milione - che alla fine del 2015 si sono trovati a superare la soglia dei 26.000 euro di reddito hanno dovuto restituire al Fisco in un' unica soluzione quanto ricevuto a rate mensili l' anno precedente.

     

    PADOAN PADOAN

    Oltre al danno c' è stata però anche la beffa, che è valsa ad altri 765.000 lavoratori la restituzione parziale del regalo. Il ministro Pier Carlo Padoan all' epoca l' aveva specificato: chi supererà la soglia non avrà alcun diritto. Peccato che la postilla, come quelle che si infilano a fine contratto, non fosse stata pubblicizzata e l' operazione di propaganda sia stata utile (tra le altre cose) a Renzi per maturare una vittoria schiacciante alle elezioni Europee.

     

    Ora che le statistiche fanno luce sul bluff vale la pena spiegare che non si è trattato soltanto del classico gioco delle tre carte. C' è stato anche del dolo. Perché mentre la mano destra erogava, la mano sinistra si preparava a varare la riforma delle detrazioni fiscali. O meglio, il taglio delle agevolazioni. Nel corso del 2015 il governo (sempre quello di Renzi) ha messo mano a ben 52 agevolazioni portando avanti un progetto chiamato in modo altisonante «tax expenditures». Il dossier avrebbe dovuto garantire, secondo Palazzo Chigi, un risparmio di 0,45 punti percentuali di Pil già a partire dal 2016.

    ROBERTO PEROTTI ROBERTO PEROTTI

     

    Come succede spesso in Italia, il progetto di revisione non è mai andato in porto per intero. Tra l' altro uno dei protagonisti, Roberto Perotti, ha lasciato poco dopo l' incarico, al pari di tutti i suoi predecessori chiamati a fare spending review. Poco importa, però: un obiettivo è stato raggiunto. Una fetta delle detrazioni o deduzioni che andavano a impattare sull' Irpef dei lavoratori è stata tagliata, mettendo in fuorigioco quei due milioni che l' anno prima avevano ricevuto il bonus Renzi.

     

    Dunque, costoro - almeno in gran parte - hanno perduto la regalìa, e non perché abbiano guadagnato di più: semplicemente perché hanno potuto detrarre di meno, e dunque l' imponibile sui cui pagare le tasse è salito. Ecco spiegato il danno e pure la beffa. Una sorta di gioco delle tre carte molto raffinato e portato ai massimi livelli. I giocolieri dei mezzanini del metrò in genere si limitano a coinvolgere due o tre persone, l' ex premier è riuscito nell' impresa di beffare quasi due milioni di elettori. E non è finita.

     

    gentiloni e renzi gentiloni e renzi

    La Finanziaria 2017, che formalmente porta la firma di Paolo Gentiloni, è stata ideata e voluta da Matteo Renzi. Il testo approvato a fine dicembre è zeppo di mance destinate a singole categorie di cittadini identificabili quasi con nome e cognome. Non si tratta solo di beneficiari pubblici come l' ex area Expo, l' Anas, i vigili del Fuoco, il Coni o singole tratte ferroviarie o autostradali, ma anche di docenti, studenti, mamme, agricoltori e startupper. Misure per pochi con i soldi di tutti. Ma il punto è un altro. Chi ha gioito, l' ha fatto probabilmente troppo presto.

     

    L' Europa ci ha fatto capire chiaramente che dovremo fare la manovra correttiva. Oltre 3 miliardi da trovare entro fine aprile. Nuove tasse? In parte: sicuramente le sigarette, forse la benzina. Qualche taglio lineare ai ministeri, ma in più il governo Gentiloni dovrà probabilmente mettere mano alle promesse elettorali che Renzi fece inserire in Manovra sperando di vincere il referendum dello scorso 4 dicembre.

     

    BONUS Renzi 80 Euro BONUS Renzi 80 Euro

    Il sussidio che più rischia di saltare è l' anticipo pensionistico, l' ormai celebre «Ape sociale» o agevolato, che è stato confermato entro i 1.500 euro mensili e dovrebbe scattare dal prossimo 1° maggio. Il costo dell' incentivo viaggia più o meno sul miliardo di euro. Se dovesse saltare, chi ha avviato la pratica rischia di trovarsi in un limbo simile a quello degli esodati e di pagare carissima la fiducia concessa a Renzi.

     

    TITO BOERI TITO BOERI

    Peggio potrebbe capitare in tema di quattordicesime. Nell' euforia del pre referendum, l' ex sindaco di Firenze ha puntato tanto sui pensionati. È arrivato persino a regalare la quattordicesima. Il numero uno dell' Inps, Tito Boeri, si è da subito opposto, spiegando che non è solo un tema di equità tra giovani e anziani, ma soprattutto di sostenibilità dei conti. Recentemente l' ha ribadito: la riforma pensionistica e le quattordicesime sono tutte sbilanciate a danno dei giovani e dei bilanci dell' Istituto.

     

    Attenzione, non è questione di essere gufi, ma solo di fare i conti con il pallottoliere. I fari sono puntati sul debito e pure sul deficit. Ci auguriamo che i pensionati un giorno (già il prossimo anno) non debbano restituire gli omaggi che Renzi ha dispensato (tanto non erano soldi suoi). Altro che 80 euro, sarebbe una bastonata per i pensionati, e un colpo di pala sulla tomba politica di Matteo Renzi.

     

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