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    IL RAPACE SIA CON TE - FINISCE A GIUDIZIO UN PRETE 50ENNE CHE SI E' FATTO REGALARE SOLDI E AUTO DA DUE ANZIANE SORELLE: E' ACCUSATO DI AVER APPROFITTATO DEL LORO STATO MENTALE - L'UOMO SI ERA IMPOSSESSATO DELLA LORO AUTO INCASSANDO ANCHE ASSEGNI DA CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO - ERA RIUSCITO A FARSI NOMINARE EREDE UNIVERSALE. COSI' QUANDO LE DONNE SONO MORTE…


     
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    Giulia De Santis per il "Corriere della Sera - Edizione Roma"

     

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    La Twingo a disposizione quando ha voluto. Un assegno a lui intestato da centomila euro. La cointestazione del libretto di risparmio con 106 mila euro, ritirabili a suo piacimento avendo bancomat e pin. Soldi e auto che don Andrea B., sacerdote missionario del Preziosissimo Sangue, si è fatto donare da due sorelle, sfruttando il loro grave deterioramento cognitivo. Questa l' accusa con cui il religioso, 50 anni, è sotto processo: il reato contestato è circonvenzione d' incapace. La vicenda risale al biennio 2013- 2014, epoca in cui Silvia e Laura (nomi di fantasia) hanno l' una 72 anni, l' altra 89.

     

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    Don Andrea, nato a Legnano, dopo un lungo girovagare nelle sedi estere e italiane dei missionari del Preziosissimo Sangue, approda a Roma nel 2012 e da allora risiede nella casa provinciale della congregazione fondata da San Gaspare del Bufalo all' inizio del XIX secolo. Quando don Andrea dice messa, talvolta sui banchi della chiesa sono sedute le due sorelle. Non sempre però Silvia e Laura riescono a recarsi in parrocchia, al Tuscolano. E allora don Andrea porta loro la comunione a casa. Nasce un rapporto intimo.

     

    Ed è proprio in questo spazio privato, che secondo l' accusa, il religioso si insinua dopo essersi accorto dello stato mentale deteriorato delle due anziane. Provvede, sempre secondo la Procura, ai loro bisogni, ma al tempo stesso si impossessa della loro Twingo. Poi Silvia gli consegna un assegno da 100mila euro a lui intestato.

     

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    La sorella più grande, Laura, non è meno generosa, stando all' accusa: dà infatti a don Andrea dieci assegni in bianco, tutti firmati. E gli cointesta il libretto postale con 106mila euro. Infine c' è la redazione del testamento olografo: il 4 marzo 2014 il sacerdote, sostiene la Procura, convince Silvia a farsi nominare erede universale. Quando però, nel giro di qualche anno, entrambe le sorelle muoiono - prima la più giovane, poi l' altra - l' intervento di una nipote fa sì che il religioso non riesca a entrare nella divisione dell' eredità.

     

    Nella vicenda del testamento appaiono anche altri due personaggi, due avvocati. Il primo, 50enne, venuto a mancare prima dell' inizio del processo, in modo defilato avrebbe appoggiato il sacerdote nella strategia tesa ad appropriarsi del patrimonio delle due donne. Anche l' altro avrebbe approfittato della debolezza di Silvia e Laura: le due sorelle hanno accennato a questa figura, a cui però gli inquirenti non sono riusciti a dare un' identità. Il pm Pantaleo Polifemo menziona la sua esistenza nei capi d' imputazione, limitandosi a chiamarlo «avvocato non identificato».

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