Luigi Ferrarella per www.corriere.it
VIOLENZA SESSUALE DI GRUPPO
Una tremenda «violenza sessuale di gruppo» nel carcere minorile Beccaria. Di più, secondo i magistrati milanesi: «tortura» in cella, praticata nella notte tra il 7 e l’8 agosto su un giovane detenuto (peraltro proveniente già da un “campo” libico nella sua traversata verso l’Italia) da tre coetanei, tra i quali uno degli arrestati mesi fa quale «gregario violento nella banda di trapper facenti capo a Simba la Rue e Baby Gang».
Lo spaventoso episodio affiora dall’arresto notificato in un carcere del Nord Italia all’aggressore (che al momento del fatto era da quattro giorni divenuto maggiorenne), mentre solo l’altro ieri, e grazie agli sforzi del suo avvocato Daniela Frigione, è stato trovato alla vittima un posto in comunità per lasciare il Beccaria.
VIOLENZA SESSUALE DI GRUPPO
Il carcere minorile è uno di quegli istituti dove per tenere assieme le esigenze di custodia e di recupero dei minori fanno salti mortali educatori e agenti penitenziari sotto organico, nonché direttori da sempre part-time (solo da poco c’è un facente funzioni presente tre giorni a settimana anziché uno, e finalmente è stato nominato un direttore che prenderà servizio tra alcuni mesi). Ma quando la Procura della Repubblica ha ricevuto la notizia di reato, la scelta è stata duplice: niente facili demonizzazioni, ma nemmeno acquiescenza al tacito argomento del «si sa che in carcere queste cose accadono».
violenza sessuale su ragazzo
E invece no, racconta l’esito dell’inchiesta che la pm Rosaria Stagnaro ha svolto facendo lavorare assieme la Squadra Mobile con la polizia penitenziaria. Al 18enne della Costa d’Avorio (interrogato giovedì dal gip Guido Salvini) è contestata non solo la «violenza sessuale di gruppo» ma addirittura la «tortura», poche volte applicata sinora nelle carceri alle violenze di agenti su detenuti, e qui invece per la prima volta a detenuto su detenuto.
violenza sessuale su ragazzo
Il motivo sta nel «trattamento inumano e degradante la dignità umana» subìto dall’allora 16enne egiziano proveniente dalla Libia, in custodia cautelare per aver palpeggiato una donna in metrò. Il trio di compagni di cella, capitanato dal trapper neo-maggiorenne che sconta una definitiva condanna a 16 mesi per rapina, tentata estorsione e minaccia nel 2018 a Varese, è infatti accusato di avere approfittato del cambio di turno degli agenti per sorprendere nel sonno il ragazzo, legarlo con i polsi alla finestra del bagno, violentarlo con oggetti, spegnergli una sigaretta in faccia e sul braccio, prenderlo a calci inginocchiato, e gettargli addosso acqua bollente.