Alberto Pinna per il corriere.it
Carla Lallai
Dopo il «rave» notturno si è sdraiata sul parapetto di un parcheggio al primo piano di un capannone, e si è assopita. Stanca, Carla Lallai, 29 anni, ha perso l’equilibrio ed è precipitata in un piazzale sottostante: è morta dopo un volo di 13 metri e un impatto violento.
È stato un incidente, secondo i primi rilievi dei carabinieri. Si saprà di più dopo l’autopsia, che dovrà accertare in quali condizioni era «Carlita» - come la chiamavano gli amici - quando è precipitata e quali sono state le ferite fatali.
La festa
«Non era un rave - vuole precisare uno dei partecipanti - ma un raduno di amici». In tanti comunque si erano dati appuntamento da tutta la Sardegna, avendo affittato legalmente un ex night club nella zona industriale Predda Niedda, al piano rialzato di un grande capannone, al quale si accede da una rampa. Non si sa quante persone fossero presenti, forse più di cento.
Morte di Carla Lallai
La festa è proseguita fino a mattina inoltrata, quando una quindicina di persone sono rimaste nell’ex locale. Carla Lallai è invece andata nel parcheggio, voleva riposare al sole. Si è stesa sul parapetto, forse senza rendersi conto del pericolo. Quando gli amici, intorno a mezzogiorno, non l’hanno più vista, si sono affacciati: il corpo era a terra, privo di vita. Sul bordo del parapetto era rimasto il telefono cellulare di Carla.
Nessuno ha visto
Carla Lallai 2
Nessuna delle persone che hanno partecipato alla festa ha saputo fornire elementi utili ai carabinieri («È uscita da sola, nessuno ha visto») che cercheranno di ricostruire l’incidente con le immagini delle telecamere di sorveglianza installate intorno al capannone. E per sciogliere altri dubbi il pubblico ministero di turno ha disposto l’autopsia.
Chi era
«Carlita» era nata a Muravera (Cagliari) un passato di studi al liceo di Senorbì. Capelli rossi, lunghissimi e a volte rasati a zero sulle tempie; dread e piercing. «Spirito libero e indipendente - la ricorda così un’amica - e fin da ragazzina grande attitudine per l’arte». Creava oggetti di artigianato sardo, maschere, dipingeva e realizzava pannelli e murales, animando talvolta feste e sagre di paese. Un’attrazione speciale per la spiritualità d’Oriente e per tutto ciò che era alternativo. «Non sono stanziale - diceva - e mi piace girovagare da un posto all’altro».