Viola Centi per www.corrierefiorentino.corriere.it
gru caf firenze
Una settimana di lavoro perduta per aver pagato 10 euro in più. È accaduto alla Caf Scrl, cooperativa di gru e movimentazioni logistiche per cantieri di Firenze, che si è vista negare dall’Inps il rilascio del Durc (Documento unico di regolarità contributiva) per una settimana, a causa prima di un debito di 20,46 euro e poi di un pagamento in eccesso di 10,14 euro.
«Sono arrabbiato, e sto valutando anche di ricorrere alle vie legali, per il danno d’immagine ma anche per tutto il lavoro perso in quella settimana», spiega Simone Gramigni, presidente della cooperativa. «Abbiamo mandato la documentazione per il rinnovo del Durc (che deve avvenire ogni 6 mesi) il 12 giugno, e fino a domenica 20 non abbiamo potuto lavorare, ci hanno anche allontanati da un grosso cantiere perché non potevamo stare lì senza Durc. La Caf fattura 7 milioni l’anno e ci lavorano più di 65 persone, per 30 euro e spiccioli, siamo stati tutti fermi, hanno messo a repentaglio 65 posti di lavoro», spiega.
gru caf firenze
La rabbia è grande, soprattutto perché 10 di quelle 30 euro erano state pagate in eccesso dalla ditta. «Il 14 l’Inps ci ha chiesto un chiarimento perché mancavano 20,46 euro, a noi non tornava ma abbiamo detto ‘ok, paghiamo’. Poi, sanata, quella situazione — spiega ancora Gramigni — ci hanno chiesto un altro chiarimento ma perché risultavano 10,14 euro pagate in più. Ho dovuto richiamare un altro collaboratore, fargli fare un accertamento perché finché non arrivavamo in fondo a questo chiarimento non ci rilasciavano il Durc. Quindi per una settimana, alla fine dei conti, hanno tenuto con il fiato sospeso 65 famiglie per 10 euro».
In quella settimana di fermo la Caf è stata allontanata da un cantiere, sugli appalti pubblici non hanno potuto lavorare, e senza quel certificato, anche i privati hanno ritardato i pagamenti.
gru caf firenze
«Fino a domenica mattina alle 7.57, non abbiamo avuto il Durc. Questo ritardo ci ha provocato un danno enorme per i lavori in corso e di immagine. Mi è sembrato di essere in una caccia all’uomo, come se dovessero trovare irregolarità per forza — dice ancora Gramigni — Ci hanno tenuti appesi per una settimana, mettendo a rischio il lavoro di 65 persone, per 30 euro. E tutto è avvenuto via mail, senza la possibilità di parlare con nessuno, di avere un contratto diretto, che avrebbe velocizzato tutto. Mi sembra una mancanza di rispetto verso noi imprenditori: non riesco a stare zitto».