Gianluca Veneziani per "Libero Quotidiano"
FRANCESCA DEL BELLO PAOLA CONCIA
Fortuna che c'è chi dice no, resiste e non si adegua al conformismo cretino che porta vip e non ad aprire le mani e imbrattarsele con una scritta, «Ddl Zan», riferita a un testo di legge che molti di loro non hanno neppure letto.
Quelle mani aperte sono un mani in alto, un segno di resa al Monopensiero che fa compiere gesti a mo' di automi, solo per obbedire a chi detta l'agenda culturale, con spirito gregario.
concia meli ercolani gallotto
E invece c'è chi non ci sta, anche se proviene dal mondo arcobaleno e in teoria dovrebbe sposarne a pieno le battaglie. Una, ad esempio, come Anna Paola Concia, attivista Lgbt, lesbica ed ex parlamentare del Pd, che in un'intervista ad Avvenire ha snocciolato le sue perplessità sul ddl Zan, il provvedimento che vorrebbe punire con la reclusione chiunque compia o esorti a compiere non meglio definiti «atti di discriminazione» nei confronti di gay, trans e altre "minoranze" sessuali.
razzi parenzo e paola concia (2)
La Concia chiede di togliere il «sesso» dall'elenco delle possibili ragioni di discriminazione, perché così - sostiene lei - si coinvolgerebbero anche le donne che sono la metà dell'umanità, non esattamente una minoranza.
Poi esorta a rivedere le cavillose distinzioni, contenute nell'articolo 1 del ddl, tra «sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere», categorie, aggiungiamo noi, non scientifiche ma figlie dell'ideologia gender.
paola concia e maria teresa melli
E ancora, la Concia si pone una domanda di natura politica: se questa legge è tanto «divisiva», pur volendo essere inclusiva e anti-discriminatoria, è proprio il caso di approvarla così com'è?
L'ultima obiezione dell'ex deputato è forse la più pertinente: per tutelare gay, trans e altri orientamenti sessuali - lascia intendere - non c'è bisogno di alcuna legge ad hoc. Nel caso essi subiscano violenze, esistono già le leggi ordinarie a difenderli; semmai si potrebbero applicare «delle aggravanti» per quello come per gli altri crimini di odio.
antonio razzi con paola concia in versione canterina
Le sue affermazioni diventano ancora più interessanti, in quanto dette da una parlamentare che nel 2008 proponeva una legge contro la discriminazione determinata dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere. Si vede che, col tempo, la Concia deve aver capito che certe leggi, creando categorie protette, lungi dal tutelarle, finiscono per ghettizzarle.
unioni civili selfie aurelio mancuso giachetti concia scalfarotto boschi
Un processo quasi inverso, quello della Concia, rispetto a quello vissuto da Alessandra Mussolini che ora, lasciata la politica e datasi al ballo, ha dimenticato anche le sue vecchie convinzioni.
unioni civili paola concia vladimir luxuria
La nipote del Duce che nel 2006 gridava a Luxuria «Meglio fascista che frocio!» aderisce adesso alla campagna delle mani aperte e promuove il ddl Zan come panacea contro le «discriminazioni». Se prima era nel torto, ora non si può dire che abbia ragione. Di sicuro, a farle difetto è la coerenza.
paola concia e vladimir luxuria
Naturalmente il coro dei benpensanti plaude alla Mussolini e insulta la Concia. Per aver osato manifestare il suo pensiero, la ex parlamentare Pd è stata riempita di improperi sui social, da «non sei mai stata un'aquila» a «esprimi solo cazzate», da «perché non stai zitta?» a «dovresti vergognarti» fino a «che schifo fai» (a proposito, dove sono le femministe e i paladini Lgbt che condannano il linguaggio di odio?).
PAOLA CONCIA E RICARDA AL MARE
Questa vicenda dimostra chiaramente una cosa. Non solo il ddl Zan, se approvato, andrà a limitare la libertà di espressione (la reclusione per chi commette o istiga a commettere atti di discriminazione rischia di riguardare anche chi si oppone civilmente a nozze gay o utero in affitto).
Ma già adesso la dottrina unica delle Mani Aperte e dei Cervelli Chiusi imbavaglia chi dice la propria e osa pensarla diversamente. E meno male che il ddl Zan tutela la diversità.