Roberto D’ALimonte per il Sole 24 Ore
mario draghi intervista tg1 2
E se l'esperienza del governo Draghi continuasse dopo le prossime elezioni? Una ipotesi del genere oggi sembra fantapolitica. Le attuali aspettative ruotano intorno a due scenari che si intrecciano tra loro. Il primo vede Draghi passare da Palazzo Chigi al Quirinale. In questo caso non si sa chi potrebbe prenderne il posto. Molti temono elezioni anticipate. Altri se le augurano. Se si arrivasse al voto anticipato l'ipotesi più probabile è che vinca il centro-destra. Con il sistema elettorale in vigore, e con l'attuale distribuzione delle intenzioni di voto, ha parecchie chance di essere la coalizione più votata.
matteo salvini michele emiliano
Ma non è detto che questo basti a farne la coalizione con la maggioranza assoluta di seggi nelle due camere. Il sistema elettorale ha certo una componente maggioritaria - i collegi - che possono favorire la trasformazione di una maggioranza relativa di voti in maggioranza assoluta di seggi, ma è modesta e potrebbe non bastare. In questo caso chi andrebbe a dare una mano al trio Berlusconi-Salvini-Meloni per fare il governo? La domanda è intrigante ma non è questo il tema di questa riflessione.
mario draghi intervista tg1 5
Oggi ci interessa esplorare un altro scenario, quello in cui Draghi non va al Quirinale, ma resta a Palazzo Chigi fino al 2023. Recentemente il governatore della Puglia Emiliano si è espresso in termini molto lusinghieri nei confronti di Matteo Salvini. Non è la prima volta che dimostra attenzione nei confronti della Lega. Emiliano viene dalla magistratura ma è ormai un politico di lungo corso. Non parla a vanvera. Ha in testa una strategia. Quando dice rivolto a Salvini «Io vedo nelle tue parole un grande sforzo che voglio incoraggiare: stai cercando di trovare una lettura di questo Paese che sia vicina alle persone. Uno sforzo che io apprezzo moltissimo» lo fa a ragione veduta. E quale potrebbe essere questa ragione? Domenica scorsa sulle pagine di questo giornale abbiamo cercato di descrivere il dilemma di Salvini. Da mesi il suo partito sta soffrendo una emorragia di voti a favore di Fdi. Il fenomeno è cominciato prima della decisione di Salvini di entrare nel governo Draghi. Ma è continuato anche dopo. Visto questo trend, esiste il rischio che Fdi possa strappare alla Lega il primato di maggior partito del centro-destra. Potrebbe già accadere alle comunali a Milano. Il voto è locale ma l'importanza della città lo renderebbe un segnale di valenza nazionale.
MATTEO RENZI ENRICO LETTA MEME
È difficile che accada ma di questi tempi non si può escludere nulla. Insomma, appoggiare il governo Draghi e stare contemporaneamente sui social da partito di opposizione non sembra funzionare. Da qui il dilemma: continuare su questa strada ovvero puntare a completare la seconda metamorfosi della Lega da partito populista a partito che aspira a diventare il punto di riferimento dei moderati italiani, come lo sono stati a suo tempo la Dc e più di recente Forza Italia? In fondo già ora tanti elettori leghisti vengono da lì. Il dilemma non è di facile soluzione. Ma facciamo l'ipotesi altamente speculativa che Salvini lo sciolga a favore della opzione moderata. Anche in questo caso è difficile, per non dire impossibile, che si rompa l'unità del centro-destra.
giorgia meloni
Il sistema elettorale rappresenta un collante troppo forte perché questo accada. Il premio che promette - in termini di seggi aggiuntivi - è troppo ghiotto per essere trascurato. Ma nessuna coalizione potrebbe arrivare alla maggioranza assoluta dei seggi. È già successo nel 2018. E da lì è nato il governo di uno sconosciuto Giuseppe Conte. È in questo stesso scenario che potrebbe prendere piede l'ipotesi di un prolungamento della "maggioranza Draghi".
Sempre che l'attuale premier non vada al Quirinale. E così torniamo a Emiliano. Forse è proprio questo ciò cui sta pensando, e su cui intende scommettere? Un governo in cui di nuovo Pd e Lega collaborano per governare insieme in tempi difficili. Una sorta di governo di grande centro all'italiana. Certo, tutto sarebbe più facile se non ci fosse il Rosatellum di mezzo. Con un bel proporzionale questa prospettiva sarebbe un po' più realistica di quanto appare adesso. Ma per ora sul fronte della riforma elettorale tutto tace.
michele emiliano giuseppe conte michele emiliano giuseppe conte