MONNA LISA
Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
«Salvare un po' della bellezza del mondo» era l'obiettivo di Rose Valland, storica dell'arte e resistente francese che durante la Seconda guerra mondiale riuscì a sottrarre migliaia di opere d'arte ai saccheggi dei nazisti. Le sue parole danno ora il titolo alla mostra a Chambord fino al 2 gennaio, sul ruolo del castello come centro di raccolta e smistamento dei capolavori tra il 1939 e il 1945.
Una parte importante dell'esposizione è dedicata al pezzo più prezioso, la Gioconda di Leonardo, che passò più volte da Chambord nel suo periplo attraverso la Francia per sfuggire ai bombardamenti e alle mire dell'occupante tedesco. Arrivata in Francia attraverso le Alpi assieme all'autore invitato da Francesco I ad Amboise nel 1516, poi regolarmente acquistata dal re, la Gioconda è stata spostata nell'arsenale di Brest nel 1870, per proteggerla dalla guerra franco-prussiana.
il viaggio della gioconda 1
Rubata dal vetraio italiano Vincenzo Peruggia e ritrovata a Firenze alla fine del 1913, Monna Lisa ha passato la Prima guerra mondiale a Bordeaux e a Tolosa, per poi venire appesa nella grande galleria del Louvre. Quando Hitler invade i Sudeti, il 27 settembre 1938 il dipinto di Leonardo lascia una prima volta il Louvre per Chambord. È la prova generale di quel che accadrà neanche un anno dopo.
All'annuncio del patto Molotov-Ribbentrop tra Urss e Germania nazista, nell'agosto 1939, il direttore dei musei nazionali francesi Jacques Jaujard lancia il piano messo a punto ormai da anni: i dipinti vengono staccati dai muri dei musei nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1939 e a partire dal 25 vengono caricati su 51 convogli su strada e trasportati prima a Chambord e poi verso gli undici depositi selezionati in tutta la Francia. Il 28 agosto 1939 un primo gruppo di otto camion lascia il Louvre in direzione della valle della Loira.
castello di chambord
A bordo c'è la Gioconda, accanto alla «Libertà che guida il popolo» di Delacroix e alla «Merlettaia» di Vermeer. Le condizioni di trasporto del dipinto di Leonardo sono uniche: «È il solo quadro a disporre di una sua cassa a parete doppia, che durante il viaggio poggia su una barella di ambulanza con le sospensioni elastiche ad assorbire le vibrazioni», dice la commissaria dell'esposizione, Alexandra Fleury.
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Tre mesi dopo l'arrivo a Chambord, la Gioconda riparte per Louvigny, nel dipartimento della Sarthe. Ad accompagnarla, seduto quasi abbracciato a lei nel retro del campion e non nella cabina di guida, c'è Pierre Schommer, il responsabile del deposito di Chambord, che racconterà l'avventura nel libro autobiografico «Il faut sauver la Joconde!» (bisogna salvare la Gioconda).
Il capolavoro di Leonardo viaggerà poi verso l'abbazia di Loc-Dieu, poi al museo Ingres di Montauban, infine verso il castello di Montal, dove rimarrà fino alla fine della guerra. Grazie al piano di Jaujard e ai tanti che lo hanno aiutato, nonostante l'occupazione la Gioconda non è stata danneggiata né trafugata, e non è stata trasferita nel museo di Linz, in Austria, dove Hitler avrebbe voluto radunare i capolavori dell'arte «non degenerata».
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