Gianluca Veneziani per “Libero quotidiano”
valerio lundini
E mettice 'na pezza, Lundì! Presentato, a mo' di scherzo, come un tentativo di coprire i buchi di palinsesto di RaiDue a ridosso della mezzanotte, Una pezza di Lundini, programma comico ideato da Giovanni Benincasa, rischia di non riuscire a colmarli quei buchi, anzi di fare un buco nell' acqua.
In onda due o tre volte alla settimana, in quasi quattro mesi di programmazione ha racimolato la media striminzita del 2,48% con 362mila spettatori, numeri tra i più bassi della rete in quella fascia oraria, che spesso lo fanno arrivare ultimo nella concorrenza tra le prime sei reti. Eppure altri numeri, positivi, lo show ce li avrebbe per essere seguito. Grazie alla comicità surreale del conduttore, Valerio Lundini, e all' autoironia della brava Emanuela Fanelli, il programma prova a farsi beffe di tutto e tutti, a cominciare dagli altri format Rai e dalle interviste promozionali al cantante di turno.
valerio lundini
parodie Una pezza di Lundini si cimenta nella parodia di Ballando con le stelle, inserendo due ballerini italo-nicaraguensi («Uno è italo, l' altro nicaranguensi», dice la Fanelli) che ballano non-stop durante la puntata, cioè per una ventina di minuti. Un' altra volta sfotte i programmi di cucina, raccontando di un originalissimo astuccio per banane, che poi altro non è che la buccia della banana stessa.
Valerio Lundini
E un' altra volta ancora si prende gioco dei giochi, nel senso dei quiz-show con chiamate da casa: ne Una pezza di Lundini il concorrente sa già qual è la risposta prima di cominciare Ma dove l' ironia del format diventa pungente è nella canzonatura del buonismo e dei messaggi politicamente corretti. Il programma ironizza sul femminismo, con la Fanelli, sola donna in uno studio con tutti maschi, che viene presentata come «unica quota rosa» e si automotteggia al suon di «Credevo che il mio voto valesse mezzo e non uno, perché sono donna».
una pezza di lundini 1
O racconta, scherzosamente, della presunta sottomissione del genere femminile: «Donna oggetto, donna soggetto, donna complemento di moto a luogo». O ancora si prende in giro per la sua sedicente non avvenenza: «Me dicono che so' brutta, so' vittima de bullismo, e me chiedono: com' hai fatto a intepretà la figlia de Fantozzi nel '75, te che sei dell' 86?». Il body shaming, l' insulto a qualcuno per il suo aspetto fisico, è oggetto di un altro filone comico del programma.
Lundini si sforza di fare il conduttore buonista davanti a una donna dalla faccia stramba: «Le donne sono tutte belle allo stesso modo, anzi in modo diverso», assicura, prima di far emergere la vena intollerante che lo porta a offendere quella modella: «Busta di fave! Sacchettata di meduse! Fa schifo!».
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serio o scherzoso? L' effetto, su uno spettatore attento, ironico e raffinato intellettualmente, è riuscito. Ma il problema è che lo spettatore medio vuole qualcosa di rassicurante, non qualcosa che scompagini i suoi schemi mentali prestabiliti. O che lo porti a interrogarsi: ma stanno facendo sul serio o per scherzo? Perché il trucco (ma anche il limite) di Una pezza di Lundini è far ridere, senza far capire che si vuole far ridere. L' altro limite, evidenziato già da Aldo Grasso, è nel cortocircuito per cui il programma fa una parodia della tv generalista, parlando a un pubblico della tv generalista. E così, per certi versi, si dà la zappa sui piedi e crea un effetto straniante.
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Detto questo, Una pezza di Lundini è un' irruzione di aria fresca nelle atmosfere paludate del servizio pubblico. E, anche solo per questo, Lundini ha vinto, pur perdendo negli ascolti. L' insuccesso è il prezzo da pagare per la qualità, ma anche il segreto della felicità.
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