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I partiti della maggioranza avevano ricominciato a litigare sul pacchetto Cartabia per la riforma del Consiglio superiore della magistratura, il giorno dopo un'apparente unanimità del Consiglio dei ministri. Figurarsi. La faglia che divide in Parlamento i due blocchi, sostanzialmente pro e contro la magistratura, è troppo profonda per una facile ricucitura. E la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, che ieri era a Torino in visita al carcere cittadino, avrà di che disperarsi.
Tanto che il suo appello («Se c'è una forza, una sinergia, una collaborazione, una cooperazione e uno spirito di unità come quello che mi è stato segnalato, facciamo in modo che diventi il paradigma per il cammino che ci attende») può valere per il dramma del carcere italiano, ma per la giustizia tutta.
MARTA CARTABIA 2
Sono ben 456 i sub-emendamenti presentati dai gruppi parlamentari al pacchetto Cartabia. Una valanga. Dice perciò il presidente della commissione Giustizia, il grillino Mario Perantoni: «Un numero importante che richiede la massima collaborazione di tutti». C'è un problema di tempi per legiferare: la riforma dovrà essere pronta entro aprile o massimo maggio, altrimenti il Csm a luglio tornerà al voto con le vecchie regole, quelle considerate la fonte di tutti i mali del correntismo.
MARTA CARTABIA MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO
Ma c'è soprattutto un problema politico: si profila una convergenza tra il centrodestra e i centristi di Renzi e di Calenda su alcune proposte di radicale trasformazione del sistema. Annuncia ad esempio Enrico Costa, Azione: «Gli emendamenti presentati dal nuovo esecutivo non sono sufficienti a ribaltarne l'impianto. Pertanto abbiamo presentato una serie di proposte su temi fondamentali quali responsabilità civile e disciplinare, serie valutazioni di professionalità, stop ai fuori ruolo, no ai passaggi di funzioni da Pm a giudice e viceversa, stop effettivo alle porte girevoli».
alfonso bonafede 2
Gli fa eco Lucia Annibali, Iv: «Il sistema elettorale deve essere modificato con un sistema di sorteggio delle candidature che dovranno rispondere al principio della parità di genere. E si deve stabilire la separazione delle carriere attraverso un obbligo di opzione tra funzione requirente o giudicante al momento dell'immissione in ruolo del magistrato». È musica per le orecchie di Forza Italia, Lega, e pure Fratelli d'Italia. Ma anche dalle parti del M5S c'è un'area pronta a convergere.
D'altra parte l'ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, pure lui inizialmente propose il sorteggio temperato per le elezioni del Csm. E peraltro si è nel solco dei quesiti referendari della Lega, che vincerebbe la sua partita senza nemmeno il ricorso al voto popolare. Sono solo due esempi di come in Parlamento si stia saldando sulla giustizia una maggioranza trasversale che rigetta il pacchetto Cartabia e che metterebbe in scacco il Pd e i pochi che ormai si battono a favore dell'Associazione nazionale magistrati.
mario draghi al senato
Il pericolo di un ribaltone parlamentare è talmente evidente, che il Pd è intervenuto a più riprese per annunciare la sua posizione: si resti ancorati al pacchetto Cartabia oppure farà un ostruzionismo tale che se ne parlerà nella prossima legislatura. Dice perciò la dem Anna Rossomando: «Mettere in campo proposte che stravolgono l'impianto della riforma, magari chiamando in causa posizionamenti politici, significa non capire che questa è una riforma per il Paese con il rischio concreto del suo affossamento».