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    UNA SPINA PER IL SOTTI-LETTA: UN BUON RISULTATO DI CALENDA A ROMA SAREBBE UNA CALAMITA PER I VOTI MODERATI E DAREBBE ALL’EX MINISTRO UNA MAGGIORE FORZA NEGOZIALE AL TAVOLO DELLE ALLEANZE - LO SCHEMA DI GIOCO DECISO DA ENRICHETTO E CONTE PREVEDE L'ALLARGAMENTO DELL'ALLEANZA PD-M5S AI SOLI BERSANI, SPERANZA E FRATOIANNI (CHE HANNO POSTO, TANTO PER CAMBIARE, UN DIKTAT: MAI PIU’ CON RENZI E I RENZIANI)


     
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    Marco Antonellis per Italia Oggi

     

     

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    «Tra le prime cose da fare a Roma c'e' un piano di pulizia straordinaria, partendo da 5 mila nuovi spazzini presi tra coloro che pecepiscono il reddito di cittadinanza. Il termovalorizzatore dell'Acea. La revisione generale della metropolitana. E soprattutto vorrei subito Guido Bertolaso commissario straordinario e vicesindaco al decoro urbano. L'ho detto che chiamo soltanto i migliori».

     

    Questo ha detto Carlo Calenda, candidato sindaco di Roma in un'intervista a Chi, settimanale Mondadori, ovvero Berlusconi. La qual cosa ha messo in allarme non pochi nel centrodestra: «È il segnale che Forza Italia si sta avvicinando a Calenda mollando Michetti», dicono in molti. Anche dalle parti del centrosinistra. Dove intanto cresce la preoccupazione nei confronti del due volte Ministro.

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    Nei report che il segretario Letta puntualmente riceve dai dirigenti romani, il punto non è tanto sulla reale possibilità che il leader di Azione possa realmente raggiungere il ballottaggio, quanto sulla percentuale finale che Calenda otterrà. Lo stato maggiore del Pd è infatti convinto che un buon risultato di Azione (quello attribuito attualmente dai sondaggi) catapulterebbe il suo front man immediatamente sulla scena nazionale, come ospite scomodo al tavolo delle alleanze.

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    Letta e Conte hanno ormai stretto un'intesa, che reggerà anche di fronte agli scarsissimi risultati (molto probabilmente ad una sola cifra) che il M5S raccoglierà prevedibilmente alle amministrative.

     

    Lo schema di gioco deciso dai due prevede l'allargamento dell'alleanza ai soli Bersani, Speranza e Fratoianni, con l'obiettivo di depurare le liste da tutti i residuati di renzismo, interno ai partiti o esterno, negando la possibilità di far sedere al tavolo Renzi, Italia Viva, Calenda ed ogni sorta di moderati, vagamente riformisti.

     

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    Una strategia che può essere messa in difficoltà dal leader di Azione, se uscisse, per l'appunto, dalle urne romane con una percentuale tra il 15 ed il 20%.

     

    Come motivare agli elettori del centrosinistra una esclusione così foriera di consensi?

     

    Inoltre al Nazareno, sono anche convinti, che una eventuale terza forza centrista, diventerebbe automaticamente una calamità per i tanti parlamentari dem scontenti dalla gestione sinistrorsa di Enrico Letta. Il tutto in vista delle prossime elezioni politiche. Un cocktail micidiale per l'attuale classe dirigente di centrosinistra. Anche perché il diktat di Conte, Letta e Bersani è chiarissimo: mai più con Renzi e i renziani.

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