Massimo Calandri per “il Venerdì di Repubblica”
valentino rossi
Un fuoriclasse lo vedi dalla leggerezza. Dal sorriso, dai colori belli. Dalla gioia condivisa. Da quel: «Ma sì dài, divertiamoci!», sempre e comunque. Poi ci sono i numeri, i successi: 9 titoli mondiali, 115 gare vinte, 235 podi, 26 stagioni a tutto gas. Valentino. Non serve nemmeno scrivere il cognome. Lo sportivo italiano più conosciuto, vincente, amato. The Doctor, il Dottore. Dall'Argentina all'Australia, dal Giappone al Qatar, dal Texas alla Repubblica Ceca: è dalla fine degli anni Novanta che i circuiti si riempiono di "canarini", i tifosi vestiti di giallo, il suo colore.
valentino rossi versione robin hood
Gente felice, pure se l'ultimo successo è del 2015 e le allegre pantomime, tagliato per primo il traguardo, solo un ricordo. Come il giro di pista con la bambola gonfiabile con pantaloncini verdi, camicetta rossa e sulla schiena la scritta Claudia Skiffer (per prendere in giro il "nemico" Max Biaggi allora fidanzato con la modella Naomi Campbell) o il Pollo Osvaldo, la fuga in bagno, i vigili che lo multano, lui con stetoscopio e camice, o con piccone e palla al piede costretto ai lavori forzati, oppure con lo spazzolone dell'impresa delle pulizie La Rapida.
francesca sofia novello e valentino rossi aspettano una bambina 2
Che lunga festa, Doc. Che emozioni. Ha fatto innamorare del motociclismo persone che non sapevano nulla di questo sport: «La mia vittoria più importante», ci dice. E ringrazia. Undici milioni di follower su Instagram, 12 su Facebook, 5 e mezzo su Twitter. Le tessere del fan club che lo segue continuano ad aumentare, possibile? Ci sono iscritti dalla Nuova Caledonia, Mongolia, Alaska, Madagascar. C'è anche Pepe Mujica, l'ex presidente contadino dell'Uruguay.
E però all'inizio di agosto Valentino ha detto basta: si ritirerà al termine di questo campionato, e l'ultimo appuntamento è il 14 novembre a Valencia. Gli restano poche gare. Prima di tagliare il traguardo per l'ultima volta, alla viglia del 2° Gran Premio austriaco di Zeltweg, ha accettato di raccontare al Venerdì la storia solare di «un ragazzo normale, che cerca sempre di vedere il lato buono delle cose».
francesca sofia novello e valentino rossi aspettano una bambina 1
Una storia fatta anche di momenti bui, scommesse vinte e perse, qualche rimpianto: «Potevo guidare la Ferrari in Formula Uno, ma avrei dovuto avere pazienza». E soprattutto amici che non ci sono più: dopo Marco Simoncelli «niente è stato come prima». Oggi Valentino Rossi ha quarantadue anni e mezzo - «Non sono più solo un pilota, ma anche un uomo» - e una nuova vita che sta per cominciare: «Sono curioso, sì, ma ho anche un po' di paura».
Federica Pellegrini smette col nuoto e piange, Lionel Messi lascia il Barcellona e scoppia in lacrime. In questa estate degli addii, l'unico che sorride è Valentino.
«È che io non piango quasi mai, non fa parte del mio carattere. Ma è ovvio che mi dispiaccio anch' io come gli altri. Ci pensavo da tanto, doveva succedere. Non potevo più lottare per vincere, salire sul podio o almeno finire coi primi - per continuare divertirmi, insomma! - e allora ho capito: è arrivato il momento. Sono sempre stato onesto e lucido con me stesso.
valentino rossi versione dottor rossi
Ci ho provato, giuro: ho lottato, speravo di cambiare le cose. Però ora mi sento in pace: so di avere dato tutto, e questo mi rende tranquillo dentro. Posso fare un bel respiro e dire che è stato bello anche se è finita. E poi grazie, grazie a tutti».
Sì, ma dopo un anno di pandemia e con i circuiti ancora vuoti o quasi. Gli organizzatori hanno fatto i conti: nel 2022 sarebbero venuti a vederla in pista tra i 3 e i 4 milioni di spettatori. Per non dire di quelli in tv. Chissà che affari con le magliette celebrative
«La verità è che non ho voglia di un Farewell Tour o cose del genere. Per correre servono serietà e impegno, bisogna dedicarcisi anima e corpo: e senza risultati, senza divertimento, non me la sento di sacrificarmi ancora. Ho cominciato nel motomondiale che era il 1996, un altro secolo: oggi ho 42 anni e mezzo. È da un sacco che corro».
Ventisei anni di successi. Ma anche di dolori. Come a Sepang, Malesia, 23 ottobre 2011: la morte in gara di Marco Simoncelli. L'amico, l'erede.
valentino rossi e michael schumacher
«È stato il momento più buio della mia vita, in pista e fuori, e non posso paragonarlo a null'altro, è una cosa che ci ha cambiato per sempre, perché dopo niente più è stato come prima. Dal punto di vista sportivo di momenti difficili ne ho avuti vari: le due stagioni con la Ducati senza riuscire a vincere, poi nel 2006 quando ho perso il Mondiale cadendo all'ultima corsa.
Ma quello più duro fu nel 2015 (quando si scontrò con Márquez in Malesia e nella gara finale fu costretto a partire in fondo alla griglia, ndr): meritavo il titolo, e sarebbe stato il decimo. Pazienza, alla fine non mi posso certo lamentare. Anche lontano dai circuiti ho vissuto grandi delusioni, ma è normale, tante storie che mi sarebbe piaciuto finissero diversamente: come tutti, no? Però sono cose che ho sempre cercato di tenermele per me, dentro».
valentino rossi e la bambola gonfiabile
È stata un'estate di grandi successi: i Maneskin che vincono l'Eurofestival, la Nazionale di calcio gli Europei, le 40 medaglie alle Olimpiadi.
«Sì, sportivamente abbiano spaccato. E mi è dispiaciuto un sacco non essere lì con loro. Perché negli ultimi venticinque anni, quando l'Italia spaccava, io ero sempre uno di quelli. Mi ricordo il Mondiale di calcio del 2006, che una settimana dopo ho vinto in Germania al Sachsenring e avevo su la maglia di Materazzi. O quando la Ferrari trionfava, e io pure. Questa volta me la sono goduta solo da spettatore, da tifoso, ma è meglio che niente».
Magari tutta l'Italia potrebbe prendere esempio e tirarsi un po' su, che dice?
«Dico che lo sport è una parte fondamentale nella vita della gente: che guarda le gare, le partite, e si dimentica delle cose che non vanno. Ne trae ispirazione: una vittoria dà la spinta a tutti, li invoglia a migliorarsi. Penso agli Azzurri e a mister Mancini: hanno costruito il loro trionfo mattone dopo mattone, con umiltà, lavorando senza lamentarsi.
Poi nella finale, sfavoriti e in un ambiente ostile hanno tirato fuori - posso dirlo? - due palle così. Se non è questa una bella storia all'italiana da cui prendere esempio Gli ultimi due anni sono stati un periodo terrificante per tutto il mondo, anche per Paesi europei che sulla carta sono più bravi ed organizzati del nostro ma che come noi si sono ritrovati in guai seri. Ognuno sta facendo il suo. Anche Draghi mi sembra uno in gamba...».
Senta, ma visto che ultimamente battiamo sempre gli inglesi, lei tra pochi giorni non potrebbe vincere a Silverstone?
valentino rossi con il suo angelo custode
«Sa che è proprio una bella idea? Non ci avevo mica pensato, ci proverò! (ride). A parte gli scherzi, da qui alla fine ci sono ancora diverse gare e spero di togliermela ancora qualche bella soddisfazione».
Se il motomondiale fosse uno sport olimpico, Valentino Rossi avrebbe partecipato a 7 edizioni dei Giochi.
«E almeno 5 volte mi sarei giocato l'oro. Peccato. Ma mi sono esaltato lo stesso coi successi dell'atletica: Jacobs che vince una finale dei 100 metri a cui non aveva mai partecipato prima un italiano, Tamberi nell'alto dopo che gli era sfuggito l'oro di Rio per infortunio, la staffetta con Tortu. Ragazzi straordinari».
La Nazionale di Mancini. Jacobs, Tortu, Tamberi. E Berrettini o Sinner nel tennis. C'è qualche sportivo che può raccogliere il testimone lasciato da lei?
lewis hamilton e valentino rossi
«Mi ricordano tutti un giovane me, anche se ognuno poi ha la sua storia, e auguro a tutti loro di avere tutto il supporto dei tifosi italiani che ho avuto io. Però, però, dovranno restare sulla cresta dell'onda per 25 anni (e ride ancora).
Non è mica facilissimo, ma si può fare. A me è sempre piaciuto un sacco essere paragonato alla Nazionale, alla Ferrari o alla Ducati, avere le prime pagine dei giornali - e in più senza una squadra, da solo!».
Pare comunque difficile raggiungere la sua popolarità. Oggi poi, con tanti odiatori da tastiere...
«Sono d'accordo. Difficile ritrovare le stesse sensazioni di empatia, di passione, sono giorni diversi, duri. Io sono stato molto fortunato: forte, vincente e famoso in anni bellissimi e molto divertenti. Leggeri. Penso alle vittorie mondiali del 2001 e del 2004, quando le gare di MotoGp si vedevano in chiaro e ufficialmente c'erano otto milioni di persone davanti alla tv ma in realtà erano molti di più. Gli amici mi mandavano foto della spiaggia di Rimini con centinaia di persone davanti a un solo televisore.
valentino rossi 18
Adesso la gente sembra fare più fatica, sta peggio: e allora è normale che invece di appassionarsi senza troppi pensieri a un evento sportivo sia tentata di essere invidiosa. È qualcosa che nasce da sotto, da dentro. Si fa più fatica a essere contenti».
Lei invece: tutti innamorati di Valentino, dai bambini alla nonne.
«C'è una cosa di veramente speciale nella mia carriera, anche più dei miei risultati che - dài, diciamolo - sono stati egregi. C'è che ho fatto divertire un sacco di gente. Tutte le domeniche pomeriggio, per un paio d'ore, milioni di persone hanno staccato coi loro problemi, le incertezze, i dolori. E abbiamo gioito insieme: dei miei successi, degli scherzi a fine gara. Vi pare poco? Dai 4 ai 90 anni, roba da non crederci: felici! È la cosa che mi rende più orgoglioso, che mi fa stare meglio: lo capisco sempre di più ora che il tempo passa e c'è chi ancora viene a ringraziarmi e si commuove.
Valentino Rossi 2
Mi commuovo pure io, adesso che non sono più solo un pilota ma un uomo. Non so perché: il modo di correre, i risultati, le risate. Ma c'è qualcosa in più: la gente si è ritrovata in me forse perché sono una persona normale».
Pensare che avrebbe potuto anche correre in Formula Uno con una Ferrari...
«Vero, poteva succedere. Feci il primo test con la Ferrari di Schumacher a Fiorano nel 2004: per scherzo, diciamo. In realtà io nasco come pilota di macchine, da bimbo mio papà Graziano mi faceva correre coi kart perché le moto - diceva - erano pericolose. Anche lì cercavo la velocità. E così quando ho provato l'ho fatto serio e sono andato bene.
Valentino Rossi
Quelli della Ferrari erano a bocca aperta. Altri 5-6 test e alla fine del 2006 c'è stata questa grande possibilità. Un sogno. Però non sarei diventato subito un pilota della Rossa: avrei dovuto prima fare la gavetta, guidando negli junior team di F1. Poi sarebbe dipeso dai risultati.
Ci ho pensato su: non ero ancora pronto a smettere con le moto. Ma non ho rimpianti: anche perché poi sono arrivate le vittorie mondiali del 2008 e 2009, la gara di Laguna Seca con Stoner, il sorpasso a Lorenzo a Barcellona, un grandissimo 2015, due volte vice-campione del mondo nel 2014 e 2016. Niente male. Da quel 2006 ho fatto come un'altra carriera tutta intera».
Conosce a memoria ogni circuito. Ma ora sa cosa la aspetta dietro la curva della sua nuova vita? Paura?
valentino rossi
«Ho le stesse paure che hanno tutti, invecchiare, morire. Non vengo da un altro pianeta: in questi anni ho sempre vissuto, mica mi sono barricato in casa. Ho sempre cercato di conservare una vita normale per quel che ho potuto, coltivando tante amicizie vere a tutti i livelli: a volte è andata bene, altre meno e non è che, all'improvviso, per me cambi tutto. Correre in moto è sempre stata la passione della mia vita, smettendo certo che ho dei timori. Ma avrò finalmente anche più tempo libero per gli amici, per i miei genitori. per la fidanzata...».
Francesca Sofia Novello. Con lei funziona davvero: vi sposate?
«Non sono mica tanto ossessionato dall'idea del matrimonio, diciamo che mi interessa di più avere uno o due bambini, poi magari. Intanto vorrei andare in ferie per un po', ché alla fin fine sono uno che ha sempre lavorato».
Ha detto: «Sono nato e morirò pilota».
VALENTINO ROSSI 6
«È vero, ma infatti riprenderò a correre: in auto però, e senza l'ossessione dei risultati. Il rally di Dakar? Bello ma troppo pericoloso. Diciamo che sono più un animale da pista, asfalto e cordoli. Meglio allora la 24 Ore di Le Mans».
Intanto però, c'è da finire la stagione. Farete qualche pantomima per l'ultima corsa a Valencia?
«Quel giorno sarà tremendo, non riesco neanche a pensare al momento in cui scenderò dalla moto per l'ultima volta e nel box abbraccerò i miei meccanici, gli ingegneri, i tecnici. Mi vengono i brividi. Dicono che la MotoGp non sarà più la stessa senza di me. Sciocchezze. Il motomondiale c'era prima, e ci sarà anche dopo. Ogni tanto verrò a dare un'occhiata alla mia squadra, la Vr46: promesso. Ma cos' è che mi aveva chiesto? Ah, no, nessuna pantomima a Valencia. Non credo almeno. Oddio, ora che mi ci fa pensare Verranno un bel po' di amici, questo è sicuro... Dài, capace che magari ci divertiamo».
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