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    UNA TELEFONATA TI ALLEVIA LO SCAZZO - MACRON E BIDEN SI SONO CHIAMATI PER PROVARE AD AVVIARE IL DISGELO DOPO LA CRISI DEI SOTTOMARINI E SI VEDRANNO A FINE OTTOBRE: INTANTO L'AMBASCIATORE FRANCESE TORNERÀ SUBITO A WASHINGTON - A PARIGI SONO INCAZZATI NERI E SI ATTENDONO SPIEGAZIONI: HANNO VISTO SFUMARE ALL'IMPROVVISO UN LAVORO DI ANNI CHE COMPRENDEVA UN CONTRATTO DA 50 MILIARDI DI EURO PER LA FORNITURA ALL'AUSTRALIA DI 12 SOTTOMARINI...


     
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    Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"

     

    joe biden e emmanuel macron 5 joe biden e emmanuel macron 5

    L'ambasciatore francese negli Stati Uniti, Philippe Étienne, tornerà a Washington all'inizio della prossima settimana. È il primo effetto della telefonata di ieri tra il presidente americano Joe Biden e quello francese Emmanuel Macron. Il secondo risultato della conversazione, chiesta da Biden, è che i due capi di Stato si incontreranno «in Europa alla fine del mese di ottobre».

     

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    La grande crisi tra Stati Uniti e Francia non si può dire già conclusa, ma almeno viene individuato un cammino per ristabilire la fiducia perduta. Il 15 settembre scorso Stati Uniti, Australia e Regno Unito hanno annunciato la nascita dell'alleanza «Aukus» destinata ad affrontare l'espansionismo cinese nell'area indo-pacifica, la zona cruciale per gli equilibri mondiali.

     

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    La Francia, che era legata all'Australia da un precedente accordo militare e politico, è venuta a saperlo appena qualche ora prima. Un lavoro politico-diplomatico-militare di anni, che comprendeva un contratto da 50 miliardi di euro per la fornitura all'Australia di 12 sottomarini, è andato in fumo. E la reazione di Parigi è stata senza precedenti.

     

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    Per giorni il governo e le fonti diplomatiche francesi hanno usato toni mai sentiti nei confronti degli alleati australiani e americani: «complotto», «pugnalata alla schiena», «tradimento», «18 mesi di menzogne», fino al richiamo degli ambasciatori francesi da Washington e Canberra, deciso da un Macron chiuso in un silenzio eloquente.

     

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    La telefonata di ieri sembra sbloccare la situazione, anche se la Francia si attende «fatti e non solo parole». Prima della conversazione, fonti dell'Eliseo avevano lasciato trapelare ciò che Macron si aspettava da Biden: spiegazioni sulla scelta americana di tenere un alleato europeo (la Francia) fuori dalla cooperazione nell'IndoPacifico; atti concreti per ristabilire la fiducia; il riconoscimento dell'importanza di «rafforzare la sovranità europea» e dell'«impegno crescente degli europei per la loro difesa e sicurezza»; infine, l'impegno comune nella lotta contro il terrorismo.

     

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    Il comunicato congiunto di Francia e Stati Uniti dopo la telefonata sembra indicare che quei temi sono stati effettivamente trattati. I due Paesi hanno deciso di «lanciare un processo di consultazioni approfondite» per garantire la fiducia e « proporre misure concrete su obiettivi comuni».

     

    Insomma, la Francia non fornirà più i sottomarini all'Australia e sarà l'America a farlo, indietro non si torna, ma almeno Washington e Parigi concordano sul fatto che «consultazioni aperte avrebbero permesso di evitare questa situazione», frase che non equivale a chiare scuse Usa ma ci va abbastanza vicino.

     

    joe biden e emmanuel macron 1 joe biden e emmanuel macron 1

    In questi scambi la Francia ha sempre parlato per sé e anche a nome dell'Europa. Nelle prossime settimane sarà interessante vedere quanto gli Stati Uniti sono pronti a fare per riconoscere «la sovranità europea», ma anche ciò che gli stessi alleati europei della Francia, talvolta riluttanti, sono pronti a fare per avanzare nella stessa direzione.

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