Paolo Baroni per “La Stampa”
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L'obiettivo è riattivare la circolazione dei crediti e dare nuovo slancio al superbonus. In pratica, come spiega la presidente della Commissione Attività produttive della Camera Martina Nardi (Pd), «serve un intervento di rianimazione vera e propria».
Il meccanismo degli incentivi a favore dell'efficentamento energetico di case e condomini si è infatti di nuovo bloccato perché le banche hanno esaurito il loro «spazio fiscale», in pratica non riescono più a compensare i crediti da acquisire con le tasse e le imposte che devono versare.
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Di qui la necessità di una nuova correzione delle norme, l'ennesima, sollecitata non solo dagli istituti di credito ma anche dalle imprese e proprietari di immobili.
Alla Camera, dove questa settimana entra nel vivo la discussione sull'ultimo «Decreto Aiuti», le forze di maggioranza hanno presentato una serie di modifiche alle norme in vigore allo scopo di riaprire il mercato del superbonus.
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L'emendamento in questione, messo a punto da Nardi, è stato sottoscritto dai 5 Stelle assieme a Pd, Leu, Forza Italia e Coraggio Italia, mentre Lega e Italia Viva hanno presentato testi separati ma di fatto identici.
Molte le novità previste: innanzitutto per recuperare di nuovo il tempo che si è perso a causa delle più recenti modifiche alle norme sulla deducibilità di crediti, vengono allungati i termini per rientrare nelle agevolazioni e quindi dal 30 settembre viene portato al 31 ottobre il termine per accedere alle detrazioni da parte dei proprietari delle unità monofamiliari a condizione che siano state sostenute le spese per almeno il 30% dell'intervento complessivo.
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Lo stesso emendamento integra le installazioni fotovoltaiche per cui si applica la detrazione, includendo quelle che assumono, oltre alla funzione di produrre elettricità, il ruolo di elemento da costruzione come i cosiddetti BIPV (building integrated photovoltaic) o elementi in vetro fotovoltaico (VFV).
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Quindi per riattivare la circolazione dei crediti è previsto che al termine di ciascun periodo d'imposta successivo a quello in corso e non oltre il 31 dicembre 2026, i crediti acquisiti successivamente al primo gennaio 2022 da soggetti bancari e assicurazioni possano essere convertiti in Buoni del Tesoro poliennali «con scadenza non inferiore a 10 anni».
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Sempre in tema di cessione dei crediti la platea dei soggetti abilitati all'acquisto viene poi estesa a tutte le partite Iva che presentano un bilancio uguale o superiore a 50 mila euro.
Un'altra norma consente di allungare la vita dei crediti fiscali stabilendo che la quota maturata dai fornitori per sconti sul corrispettivo dovuto praticati in relazione alle spese del 2021 e non utilizzata entro quest'anno possa essere sfruttata «anche negli anni successivi».
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Infine il capitolo Iacp: per gli interventi effettuati sia dai soggetti pubblici sia dalle persone fisiche sulle unità immobiliari all'interno dello stesso edificio la detrazione del 110% spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2025.
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Nel caso in cui i lavori siano soggetti a gare pubbliche questo termine slitta a fine 2026, a condizione che entro il 31 dicembre 2023 siano stati pubblicati i bandi. Oltre a questo a sostegno di Iacp ed enti similari si prevede l'intervento della Cassa depositi e prestiti, che al pari di banche e altri soggetti vigilati potrà a sua volta scontare i crediti fiscali.
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«Il governo cosa ne pensa? Col governo siamo in contatto continuo - risponde Nardi -. Speriamo che ci ascolti perché la situazione è davvero drammatica: se non succede nulla sarà il caos, tante imprese falliranno e molte famiglie di troveranno con spese a cui non riusciranno a far fronte».
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E tra i suggerimenti che arrivano dal Parlamento, adesso c'è anche la richiesta di mettere ordine una volta per tutte alla materia dei bonus legati all'edilizia, magari attraverso una legge delega, immaginando un orizzonte quanto meno decennale in modo da dare certezze a tutti i soggetti interessati.