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    UNICREDIT MEDIO-SBANCA! - MUSTIER METTE IN VENDITA TUTTA LA QUOTA DELL’8,4% DI MEDIOBANCA (A DEL VECCHIO?) – IL FRANCESE ERA ARRIVATO SOGNANDO LA GRANDE OPERAZIONE INTERNAZIONALE (PRIMA SOCIÉTÉ GÉNÉRALE, POI COMMERZBANK) E SI È RIDOTTO A CEDERE, DOPO LA SVENDITA DELLA COLLEZIONE D’ARTE, ANCHE PIAZZETTA CUCCIA PERCHÉ UNICREDIT SEMBRA AVERE UN FAMELICO BISOGNO DI SOLDI


     
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    Unicredit ha avviato avvia l'uscita dal capitale di Mediobanca lanciando un accelerated bookbuilding sull’intera quota posseduta dell’8,4%. La decisione dell’istituto guidato dal ceo Jean Pierre Mustier , spiega una nota, è «in linea con la strategia di cessione degli asset non strategici». Il momento è propizio: il titolo Mediobanca quota a 10,78 euro mentre UniCredit ha in carico in bilancio la sua quota a 9,89 euro. Per lungo tempo c’è stata una potenziale minusvalenza che ora non c’è più.

    jean pierre mustier jean pierre mustier

     

    Il collocamento starebbe avvenendo, scrive Radiocor, in un range di prezzo compreso tra i 10,53 euro per azione e i 10,78 del prezzo di chiusura di Borsa odierno. Al prezzo minimo della forchetta il collocamento avverrebbe con uno sconto del 2,3%.

     

    Il collocamento sarà effettuato «nei confronti di alcuni investitori istituzionali». L'operazione è curata da BofA Securities, Morgan Stanley e UniCredit Cib come joint bookrunner. UniCredit «ha richiesto il collocamento» della quota «presso un book diversificato di investitori» e si è impegnata a «non interferire nel collocamento delle azioni». L'istituto sottolinea di «essere impegnato nel sostegno dell'economia reale dei suoi diversi mercati» e che i ricavati della vendita «saranno reinvestiti nello sviluppo delle attività dei propri clienti».

     

    nagel e moglie nagel e moglie

    LA RASSEGNAZIONE DI MUSTIER, DALLA GRANDE IMPRESA ALLA SVENDITA DEI QUADRI

    Lettera43 - 11 Ottobre 2019

     

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    Jean Pierre Mustier è malinconico. A chi lo va a trovare l’ad di Unicredit non risparmia tutta la sua delusione. Era arrivato in Unicredit per fare grandi cose, si è ridotto a vendere la collezione di quadri perché la banca sembra avere un famelico bisogno di soldi. Sognava la grande operazione internazionale: prima Société générale, poi Commerzbank (ipotesi quest’ultima gonfiata come un canotto dai suoi della comunicazione), si ritrova con un titolo in Borsa talmente deprezzato che non può fare nulla.

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    Insomma, un mezzo disastro con l’incubo che la data della presentazione del più annunciato piano industriale della storia – se ne parla da un anno – si avvicina e l’ex legionario francese rischia di avere poco nulla da dire al mercato, al di là forse dell’ennesima riorganizzazione interna con l’incubo dei 10 mila esuberi svelati a luglio da Bloomberg con il sindacato dei bancari che minaccia, si spera metaforicamente, di prenderlo a cazzotti.

     

    AZIONISTI DILUITI E QUASI AZZERATI

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    Eppure, in mezzo a tale desolazione, in Unicredit lui continua a fare il bello e cattivo tempo, come se le cose andassero a gonfie vele e la banca non avesse azionisti. E in realtà non li ha o, meglio, li ha talmente diluiti da fare dell’istituto di piazza Gae Aulenti forse l’unica vera public company italiana. Con un aumento di capitale monstre da 13 miliardi varato al suo arrivo, li ha quasi azzerati tutti, Fondazioni comprese, che adesso hanno solo la forza di emettere qualche mugugno.

    JEAN PIERRE MUSTIER JEAN PIERRE MUSTIER

     

    LA SCELTA DEL SUCCESSORE DI SACCOMANNI

    Che Mustier comandi a piacimento lo si è visto anche in occasione della nomina del presidente dopo l’improvvisa scomparsa questa estate di Fabrizio Saccomanni. Ebbene, poteva essere l’occasione per mettere lì una figura che gli facesse da contrappeso, invece il consiglio ha nominato colui che faceva da reggente, Cesare Bisoni che di Saccomanni era il vice. Eppure nella partita si erano evocati nomi di peso, come quelli di Claudio Costamagna e Massimo Tononi, rispettivamente ex ed attuale presidente di Cdp.

    JEAN PIERRE MUSTIER JEAN PIERRE MUSTIER

     

    Niente da fare, Mustier ha preteso (e il cda lo ha accontentato all’unanimità) che il successore di Saccomanni fosse il frutto di una scelta interna, in modo da non avere sorprese. E così è stato, la continuità con una gestione che l’unica cosa che ha saputo fare è vendere a uno a uno pezzi pregiati della banca è assicurata. Col titolo a 10 euro, i sogni di gloria se ne stanno ben chiusi in un cassetto. E nemmeno la bellicosa partita che Leonardo del Vecchio sta conducendo su Mediobanca, di cui Unicredit è il principale azionista, sembra svegliarlo più di tanto dall’intorpidita rassegnazione che lo avvolge.

     

     

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