Emergono i dettagli del piano di esuberi per l'Italia da parte della banca Unicredit. La società prevede - tra il 2019 e il 2023 - 6 mila uscite e la chiusura di 450 filiali.
Il dettaglio numerico si evince dalla lettera inviata ai sindacati nell'ambito dell'apertura della procedura.
MUSTIER ELKETTE
In particolare 500 sono "eccedenze di capacità produttiva" del piano appena chiuso Transform 2019 mentre 5.500 riguardano "nuove eccedenze" legate al piano Team23.
Alla fine dell'anno scorso, Unicredit aveva annunciato la riduzione del personale di circa 8.000 unità complessive nell'arco del piano 2020-2023, mentre per l'ottimizzazione della rete di filiali si era parlato della chiusura di circa 500 sportelli. Soltanto pochi giorni fa, presentando i conti superiori alle attese, il capo azienda Jean Pierre Mustier aveva detto che a breve sarebbe partito il confronto con i sindacati italiani per quanto riguarda la gestione di queste uscite nel Belpaese, mentre in Germania e Austria la procedura è già partita.
Già all'annuncio del piano originale, i sindacati avevano fatto i conti (stimando proprio un impatto su circa 5.500 elementi in Italia, con il nuovo piano) in base alle informazioni date sui costi di gestione delle uscite: degli 1,4 miliardi di euro totali, 1,1 miliardi erano assegnati all'Italia (pari al 78% del totale) e solo 0,3 miliardi l'Austria e la Germania.
Quanto ai tempi del confronto, nella lettera ai sindacati Unicredit spiega che intende cercare "in ogni caso entro e non oltre il limite del primo trimestre 2020 attraverso il confronto sindacale soluzioni condivise idonee ad attenuare per quanto possibile le ricadute sociali del nuovo piano" sui lavoratori.
unicredit
In questo ambito la banca guarda a quelli che maturano "il requisito pensionistico entro il 31 dicembre 2023 (con diritto alla pensione fino all'1 gennaio 2024 compreso)". Per le altre uscite si "intende poi valutare in via prioritaria l'attuazione dello strumento del fondo di solidarietà di settore". In relazione a questa soluzione la banca "ritiene sostenibile far riferimento all'uscita di personale più prossimo al diritto di pensione, con un anticipo medio rispetto al primo requisito pensionistico di 36 mesi, adottando finestre di uscita che garantiscano certezza di realizzazione degli obiettivi di riduzione".
Infine, nell'ambito della trattativa verranno approfondite "ulteriori forme di esodo che consentano di ampliare le forme e/o le uscite" come "quota 100, opzione donna, riscatti di periodi non coperti da contribuzione".
Contro i tagli si è schierata subito la Fabi, il sindacato dei banacari. "Unicredit continua ad avere un atteggiamento inaccettabile: l'amministratore delegato Jean Pierre Mustier si illude di poterci squadernare un piano a scatola chiusa, di fatto senza discutere i numeri, tutti già cristallizzati nella lettera di avvio di procedura sul confronto che ci è arrivata oggi", ha detto il segretario generale Lando Maria Sileoni.
LANDO SILEONI