Francesco Spini per la Stampa
UNICREDIT - LE TORRI DI CESAR PELLI
Torna il risiko, tornano sulla scena le grandi fusioni internazionali tra le banche. In particolare, a muovere sottotraccia sarebbe Unicredit, colosso che - a seguire le indiscrezioni lanciate da Financial Times - starebbe progettando una fusione con la francese Société Générale. Non è la prima volta che rimbalzano voci su un interesse di Jean Pierre Mustier, ad di piazza Gae Aulenti, per l’istituto francese di cui egli stesso, in passato, ha guidato l’investment banking.
jean pierre mustier
Da Parigi (+0,73% per SocGen) hanno escluso ieri «discussioni in cda» relative a un’operazione del genere. Dalla banca italiana (che in Borsa, dopo un +4% iniziale si è sgonfiata a -0,83%) hanno preferito non commentare la cosa, ricordando però che l’istituto è concentrato nell’esecuzione del piano “Transform 2019” che si chiude, appunto, il prossimo anno e che prevede una crescita per linee interne, senza fusioni o acquisizioni.
SEDE DI UNICREDIT A PIAZZA CORDUSIO
Anche il quotidiano finanziario della City, tirando in ballo il mutato clima politica italiano, parla di uno slittamento di almeno 18 mesi per l’eventuale operazione, ora allo stadio embrionale. Il mercato comunque riconosce a Unicredit quella vocazione di banca commerciale paneuropea che Mustier le ha voluto imprimere all’indomani del maxi aumento di capitale da 13 miliardi che, accompagnato da dismissioni, ha permesso di sistemare il portafoglio dei crediti.
Il prossimo piano passerà da una fusione? Il nodo dei costi
jean pierre mustier SOCIETE GENERALE
Secondo quanto lo stesso Mustier sosteneva qualche tempo fa conversando con alcuni giornalisti, una fusione tra banche «deve essere giustificata soprattutto da sinergie di costo». Difficili da riscontrare nelle operazioni transnazionali, come nel caso di un ipotetico matrimonio Unicredit-SocGen. In più senza una chiarezza sull’assetto delle regole dell’unione bancaria, chi si lancerebbe in una simile avventura?
Soc Gen
Anche per questo Mustier, parlando in generale, confessava di non attendersi grandi operazioni «prima di un paio d’anni». Nel caso di Unicredit e SocGen (dove il presidente è l’italiano Lorenzo Bini Smaghi) si tratterebbe di una fusione tra eguali, cui gli analisti hanno già più volte fatto la tara, giudicandola tutto sommato plausibile.
Sono i tempi a non essere maturi. Unicredit, inoltre, dovrebbe ancora rafforzarsi nella valorizzazione: ora tratta circa 0,6 volte il patrimonio netto, dovrebbe arrivare a valere in Borsa almeno 1 volta, con il titolo in zona 24- 25 euro. Serve tempo.
La spinta della Vigilanza
DANIELLE NOUY
A spingere per le maxifusioni sono soprattutto la Vigilanza europea con la sua numero uno Danièle Nouy e l’Europa della politica. «L’impressione è che si voglia la botte piena e la moglie ubriaca: con un’operazione del genere si cementificherebbe ulteriormente l’Area dell’euro, è vero. Il problema è che si espongono le banche a un rischio pazzesco», sbotta un analista di una primaria banca d’affari.
Tanto più che, quando si parla di operazioni transnazionali, si riportano quasi sempre schemi in cui il predatore è una banca francese e la preda è italiana (o, al limite, tedesca, visti i problemi del comparto), in un risiko guidato dalla politica.
emmanuel macron alexis kohler
Tempo fa, tra le smentite, si parlato di una possibile combinazione tra Intesa Sanpaolo e Credit Agricole. Pure Bnp Paribas potrebbe muovere puntando sulla tedesca Commerzbank, come vorrebbe il presidente francese Emmanuel Macron e come ha già considerato di fare lo stesso Mustier.
O potrebbe proseguire la sua campagna d’Italia aggregando alla sua Bnl una ex popolare, il Monte dei Paschi o, azzarda qualcuno, la stessa Unicredit, cui peraltro potrebbe soffiare SocGen. Più defilate le banche spagnole, in buona salute ma senza un governo forte alle spalle che, come altri, vogliano partecipare al nuovo risiko.