Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
C' è anche un socio di Pier Luigi Boschi, il padre del sottosegretario Maria Elena, tra gli indagati dell' inchiesta sul riciclaggio dei beni del clan camorristico Mallardo. Si chiama Mario Nocentini, ha 64 anni e fa l' imprenditore edile a Montevarchi, paesino in provincia di Arezzo. Tra le decine di conti correnti che i pubblici ministeri avevano chiesto di sequestrargli ce ne sono due - aperti presso la Banca del Valdarno - cointestati anche a Boschi.
pierluigi boschi
Il banchiere risulta estraneo all' inchiesta condotta dagli inquirenti partenopei, ma tutti i depositi del suo amico, dunque anche i suoi, sono finiti sotto controllo proprio per ricostruire il percorso dei soldi che sarebbero stati investiti dai criminali. Anche perché oltre ai 19 arresti scattati due giorni fa che hanno portato in carcere il boss Francesco Mallardo e il cognato Antimo Liccardo, sono stati sequestrati beni per oltre 50 milioni di euro. Il gip ha negato il blocco delle proprietà di Nocentini, ma le verifiche degli investigatori proseguono proprio per ricostruire ogni passaggio di denaro e così individuare la provenienza delle somme .
Gli accertamenti condotti dai poliziotti delle Squadre mobili di Napoli e Firenze, coordinati dallo Sco guidato da Alessandro Giuliano, cominciano oltre due anni fa e riguardano tutti gli affari del clan utili a reinvestire i proventi del traffico di armi e droga. I Mallardo sono proprietari di un impero che spazia in diverse regioni, tra cui la Toscana. In provincia di Arezzo contano tra l' altro su una società, la Valdarno Costruzioni, e su alcune ditte che fanno parte della stessa galassia.
Francesco Mallardo
Il ruolo di Nocentini emerge proprio da questi controlli e insieme ad altri l' imprenditore viene accusato di aver «effettuato operazioni - alcune giustificate come "rimborso finanziamento socio" - per rendere difficoltosa o comunque ostacolare l' identificazione dell' origine illecita della provvista». Sono passaggi di denaro che in alcuni casi superano il milione di euro anche perché prevedono la compravendita di alcuni immobili.
Si scopre che Nocentini ha quote in nove società ed è titolare di ben 39 conti correnti. Di questi sette, intestati alle aziende e sui quali ha la delega ad operare, risultano aperti presso Banca Etruria. I pubblici ministeri, da oltre tre mesi guidati dal procuratore Gianni Melillo, effettuano lo screening di tutte le movimentazioni proprio per individuare l' esatto percorso del denaro.
FLAVIO CARBONI
Scoprono così che Nocentini ha avuto ruoli nelle società utilizzate dal clan dal 2005 e che gli affari sono andati avanti fino al 2012. In questo periodo ha versato oltre 470 mila euro, ma - ed è la circostanza che ha insospettivo gli investigatori - non ha preteso di essere liquidato quando le aziende sono state chiuse e sono state poi ammesse al concordato preventivo. Dunque, secondo la tesi dell' accusa, potrebbe essere stato liquidato «in nero» dagli esponenti della criminalità napoletana o comunque aver ottenuto altri vantaggi.
Nell' ambito di queste verifiche si è scoperto il legame con Pier Luigi Boschi e l' esistenza dei due conti, entrambi presso la Valdarno. Il primo, numero 604906, risulta intestato anche a Paolo Amerighi, Roberto Amerighi, Giuliano Scattolin e Pierluigi Maddii.
Riguarda un investimento effettuato molti anni fa per un campeggio e secondo alcune verifiche effettuate servirebbe in particolare a pagare il mutuo ancora acceso. Boschi, avrebbero spiegato gli altri soci, fu coinvolto quando era dirigente della Coldiretti.
immobili in costruzione
L' altro deposito, numero 603551, è invece intestato soltanto a Nocentini e Boschi e sarebbe stato utilizzato per alcuni affari immobiliari che hanno effettuato insieme. Secondo quanto emerso dall' indagine si tratta di compravendite che nulla hanno a che fare con gli investimenti del clan. Boschi non risulta aver avuto infatti rapporti con emissari e prestanome dei Mallardo, ma solo interessi in comune con Nocentini.
Ed è proprio sul ruolo dell' imprenditore che si concentrano le ulteriori verifiche. Il gip non ha infatti autorizzato il sequestro dei suoi beni ritenendo che non sia stato provato che «fosse consapevole dell' esistenza di un rapporto tra i soci della Valdarno Costruzioni e i Mallardo, nè che la restituzione della somma «ragionevolmente restituita "in nero"» provenisse «dalle casse del clan». E dunque saranno effettuati ulteriori controlli proprio per individuare eventuali altri passaggi occulti di soldi .