Maurizio Stefanini per “Libero quotidiano”
Mohammed bin Salman
«Sta facendo come Nerone», era stato il commento che la giornalista della tv libanese Grazia Bitar aveva fatto sul blitz con cui sabato scorso il principe ereditario e nuovo uomo forte di Riad Muhammad bin Salman aveva fatto arrestare una sessantina di «preminenti personalità» del regno: compresi 11 principi e 4 ministri. Adesso il parallelo con i tempi di Nerone e Caligola sembra farsi più stringente con la rivelazione del Wall Street Journal secondo cui il governo saudita avrebbe l' intenzione di sequestrare agli inquisiti beni per oltre 800 miliardi di dollari.
Da ricordare che tra i colpiti dalla purga c' è anche il 62enne principe Alwaleed bin Talal: la persona più ricca del mondo arabo, con un patrimonio personale di 18,7 miliardi di dollari. Magnate dei media, attraverso la sua società Kingdom Holding vanta partecipazioni in Citigroup, Twitter, Lyft, Time Warner, Amazon, Ebay, Apple, Boeing, Coca Cola, Fininvest, e McDonald' s. Ed è anche uno dei 34 membri di quel Consiglio di Fedeltà che fu istituito nel 2006 con l' incarico di decidere sulla successione al trono.
Il principe miliardario saudita Alwaleed bin Talal
Ma lo scorso giugno era stato appunto uno dei soli tre voti contrari alla promozione del 32enne Mohammed bin Salman a principe ereditario. Tra i fermati ci sono anche l' ex ministro delle Finanze Ibrahim al-Assaf, il ministro dell' Economia Adel Fakieh, l' ex governatore di Riad Turki bin Abdullah e anche Bakr bin Laden: presidente di quel Binladin Group che è un gigante dell' edilizia saudita, e il cui fondatore era il padre di Osama.
Ci sono poi Saleh Kamel, proprietario della rete televisiva Art; e lo sceicco Walid Al Ibrahim, proprietario della rete Mbc. Poiché Alwaleed bin Talal controllava la rete televisiva Rotana, con questi arresti l' erede al trono ha concentrato tutto il potere mediatico nelle sue mani, grazie al controllo della tv panaraba Al Arabiya.
Il Wall Street Journal cita «persone familiari con la vicenda». Ufficialmente l' operazione è stata motivata dalla lotta alla corruzione, ed è stata coordinata da un' apposita commissione istituita appena due ore prima della retata e guidata dallo stesso Muhammad bin Salman. Secondo quanto ha riferito Al-Arabiya, dietro gli arresti vi sarebbero una serie di inchieste relative alle alluvioni che investirono Gedda nel 2009 e all' epidemia di Mers che ha colpito l' Arabia Saudita nel 2012.
re salman
Ma analisti ed esperti concordano nel leggere in questi provvedimenti una mossa dell' erede al trono per consolidare la propria leadership a spese di consorterie tradizionali. Figlio dell' 81enne re Salman, Mohammed ha ormai messo le mani sulle leve più importanti del potere, dalla Difesa all' Energia. Epurazione a parte, già ha preso decisioni rivoluzionarie per l' Arabia Saudita: dalla svolta nucleare sul piano energetico al via libera alle donne alla guida delle auto e negli stadi, passando per il più generale annuncio del volere un islam «moderato e aperto».
SAAD HARIRI
Nel contempo è però considerato responsabile di tutta una serie di tensioni internazionali in cui si è cacciato il regno, e che tutte in un modo nell' altra si inseriscono nella chiave dello scontro con Teheran: dalla guerra nello Yemen al boicottaggio contro il Qatar, fino alla recente decisione del primo ministro libanese sunnita e filo-saudita Saad Hariri di dimettersi, in modo da porre fine a un' esperienza di governo di cui era parte anche il filo-iraniano Hezbollah. Nel giustificare la propria scelta Hariri ha parlato di una «atmosfera molto simile a quella che regnava poco prima dell' assassinio del primo ministro martire Rafik Hariri», padre dello stesso Saad.
Le detenzioni avvengono in hotel a cinque stelle e palazzi lussuosi, ma i conti bancari sono stati sequestrati subito prima ancora di qualunque udienza giudiziaria. Secondo gli analisti, gli epurati erano tutti alleati del defunto re Abdallah o rivali al trono. A sostenere Mohammed sarebbero invece esplicitamente Trump e sotto banco Israele.