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    1. SE L’ITALIA VIVE NELL’ADORAZIONE DI SANT’EURO DRAGO DRAGHI E NESSUNO OSA PUNTARE IL DITO ACCUSATORIO SULLA MANCATA VIGILANZA, UNICO COMPITO CHE LE RESTA, SUL MARCIO SENESE DA PARTE DELLA BANKITALIA, IN GERMANIA LA MUSICA CAMBIA, E DI BRUTTO: I QUOTIDIANI (CHE NON LO AMANO) CHIEDONO CONTO AL PRESIDENTE BCE DEL SUO RUOLO DI EX GOVERNATORE NEL CASO DEL MONTE DEI PACCHI DI SIENA 2. “DIE WELT” SPARA: “LUI E I SUOI COLLABORATORI NON SONO INTERVENUTI TEMPESTIVAMENTE” 3. “FRANKFURTER ALLEGEMEINE ZEITUNG” RINCARA: “LA CRISI DEL MONTEPASCHI RAGGIUNGE DRAGHI, UN ASSAGGIO DEL COMPITO DI SUPERVISIONE CHE AVRÀ A FRANCOFORTE” 4. MERKEL E ALMUNIA SONO ACCORSI A SPEGNERE LA CRISI DIPLOMATICA: “CON DRAGHI COLLABORIAMO IN MODO ECCELLENTE, NATURALMENTE NELL’INDIPENDENZA DEL MANDATO BCE”


     
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    Roberta Amoruso per "Il Messaggero"

    WELTWELT

    I primi segnali di un fuoco incrociato contro la Banca d'Italia dell'ex governatore Mario Draghi arrivano la mattina dalle colonne della stampa tedesca. «La banca tradizionale italiana mette in difficoltà il presidente della Bce», scrive Die Welt. «Lui e i suoi collaboratori di Banca d'Italia» che «non sono intervenuti tempestivamente su Mps» quando il presidente era a Via Nazionale.

    MARIO DRAGHI FIRMA LA NUOVA BANCONOTA DA 5 EUROMARIO DRAGHI FIRMA LA NUOVA BANCONOTA DA 5 EURO

    Per la Frankfurter Allegemeine Zeitung, «la crisi del Monte dei Paschi raggiunge Draghi». Alle prese con un caso «spinoso», scrive ancora il quotidiano, «un assaggio di quali difficoltà dovrà affrontare la Bce una volta approdata al suo nuovo ruolo di sorveglianza». E ancora per l'Handelsblatt, il caso Mps «ha raggiunto anche il parlamento italiano», visto che «il ministro difende Draghi» (è il titolo).

    LA DIFESA

    Ce n'è abbastanza per creare un caso sull'asse Roma-Berlino, ma anche sulla direttrice che porta a Bruxelles. Almeno per qualche ora. Finché a fine mattinata a fare quadrato intorno a Draghi ci pensano proprio il governo di Berlino e la Commissione europea. La prima è Bruxelles a prendere le distanze dai presunti imbarazzi. La Commissione Ue «ha ricevuto la notifica dei 3,9 miliardi di aiuti per il Monte e sta valutando il dossier», chiarisce il commissario alla concorrenza Joaquin Almunia.

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    Ma la questione dei derivati non entrerà nella valutazione. Perché «non siamo noi i supervisori, lavoriamo solo per vedere se la richiesta di aiuti è in linea con le norme Ue sugli aiuti di Stato», chiude il commissario. Come dire: Siena non è affare nostro.

    MARIO DRAGHIMARIO DRAGHI

    Subito dopo è Berlino a scendere in campo per chiarire le cose. «Il governo tedesco non ha nessun commento su un caso interno italiano». E poi ancora per archiviare definitivamente il dossier: «Collaboriamo in modo eccellente con Draghi, naturalmente nell'indipendenza del mandato della Bce». risponde il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert. Dunque, caso chiuso. L'Eurotower è chiamata fuori dalla bufera che investe Siena.

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    Del resto in Italia i toni non sono diversi. Il ministro Vittorio Grilli ha già fatto la sua difesa all'operato di Via Nazionale. E se Giulio Tremonti continua a ribadire che gli argomenti «non sono appropriati, è la relazione di cinque anni a parlare, dice Bankitalia. Che non ci sta a essere dipinta come un'Autorità di controllo «in trincea». La stretta sequenza di azioni dal 2008 a oggi spiega da sola come la Vigilanza ha fatto tutto ciò che c'era da fare.

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    TAPPE SERRATE
    Ne sono la prova cinque anni di azioni serrate e puntuali della Vigilanza. Analisi «approfondite», con tanto di «confronti tecnici» con Mps sul famoso prestito Fresh che consente di chiudere l'acquisto di Antonveneta nel 2008. Poi il vaglio puntuale della gestione della liquidità a partire dal 2009. In Bankitalia, in più incontri. Presso la banca con visite serrate della vigilanza nel 2010. Fino alla prima ispezione, quella del 2010 (tra l'11 maggio e il 6 agosto). Gli «approfondimenti contabili» con le altre autorità. E i rilievi. I richiami a intervenire sul capitale (agosto). Il monitoraggio della liquidità imposto con report giornalieri di Siena (settembre).

    IL FARO SUI TITOLI DI STATO (CON TANTO DI LETTERA DI INTERVENTI A MARZO 2011).
    Il report sul rischio tasso di interesse. E la necessità di fare asse con le autorità di Regno Unito, Usa e Hong Kong. Poi, nell'estate del 2011, i richiami a «ripristinare congrui margini di liquidità». Che portano dritto alla seconda ispezione, nel settembre 2011 (fino al 9 marzo 2012), dopo l'esplosione della crisi del debito sovrano. A novembre, la «richiesta di discontinuità nella conduzione aziendale» proprio da parte della Banca d'Italia. I rilievi ispettivi, le contestazioni e l'ennesima lettera a gennaio 2012 per chiedere «un piano straordinario di interventi».

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    LA PROCEDUTA SANZIONATORIA PER GLI AMMINISTRATORI.
    La contestazione delle irregolarità segnaletiche sulle esposizioni da repo (pronti contro termine). Gli atti trasmessi a Consob (il focus è sullo strumento Alexandria). E il rapporto ispettivo, questa volta, arrivato sul tavolo della Procura. E' marzo del 2012. I nuovi vertici di Mps iniziano a rispondere alle deduzioni della Vigilanza e il 15 ottobre comunicano a Bankitalia la ristrutturazione di Alexandria trovata in cassaforte a Siena. Celata agli ispettori. Per il governatore Visco è l'ora della richiesta degli effetti sui conti Mps. Dell'immediata» informativa alla Procura. Già prima che a dicembre scorso scattassero le sanzioni per i manager Mps. Che «ostacolarono» e ingannarono gli ispettori, dice Bankitalia.

     

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