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    URBANO CAIRO CERCA I DANE’. E SCAVA SCAVA ARRIVA FINO AL FONDO…DI INVESTIMENTO: “DOBBIAMO FARE QUALCOSA PER IMMETTERE LIQUIDITÀ NEL SISTEMA CALCIO. TEMPO FA C'ERA L'IPOTESI DEI FONDI DI INVESTIMENTO: POTEVA ESSERE UN MODO PER AIUTARE IL SISTEMA A FARE QUELLE COSE CHE MAGARI NON HA ANCORA FATTO: NUOVI STADI O INVESTIMENTI NEI SETTORI GIOVANILI” - L'IDEA ERA QUELLA DI TRASFORMARE LA LEGA DI SERIE A IN UNA MEDIA COMPANY: LA CORDATA CVC, ADVENT E FSI AVREBBE VERSATO 1,7 MILIARDI PER ENTRARE AL 10 PER CENTO E 1.400 MILIONI SAREBBERO STATI DISTRIBUITI AI CLUB NEI 5 ANNI SUCCESSIVI…


     
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    Manlio Gasparotto per il “Corriere della Sera”

     

    Quasi a metà della stagione di serie A, a poche ore da Torino-Bologna, il presidente granata Urbano Cairo rilancia il tema dei fondi di investimento. Lo fa in diretta su Radio DeeJay, e in modo chiaro, inequivoco, quando tra i temi spunta la crisi economica del nostro calcio.

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    Già pronta a esplodere ben prima che si parlasse di aumenti di capitale, di plusvalenze e altri temi ogni giorno più caldi che il numero uno granata neppure sfiora nel suo intervento: «Anche io ho avuto i miei problemi economici - analizza Cairo -, come tutti del resto. Succede, se nel 2019 hai fatto investimenti ipotizzando di andare avanti in un modo normale. Ma poi il 2020 e parte di questo 2021 sono stati impattati pesantemente dal Covid, uno tsunami, che ha stravolto e messo in difficoltà un po' tutti a parte rarissime eccezioni, in Italia e in Europa. Il problema è relativo a tutto il calcio, ed è legato al Covid ma anche al fatto che, magari, prima si erano fatti investimenti eccessivi per quelle che erano le possibilità delle singole società».

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    Gli ingaggi? I costi dei procuratori? Nella sua analisi Cairo va oltre: «Dobbiamo ragionare e fare qualcosa per immettere liquidità nel sistema calcio. Tempo fa c'era l'ipotesi, secondo me ancora attuale, dei fondi di investimento: poteva essere un modo per aiutare il sistema a fare quelle cose che magari non ha ancora fatto: nuovi stadi o investimenti nei settori giovanili.

     

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    E poi, al momento giusto, avremmo potuto riprenderci quel 10 per cento. Negli Anni Settanta, in pieno choc petrolifero, anche grandi aziende, ricordo la Fiat per esempio, vendettero i gioielli di famiglia che poi si ricomprarono quando le cose andarono meglio. Non bisogna avere paura di fare cose non convenzionali, ma utili e fondamentali in un momento in cui è giusto far ripartire il calcio. Perché anche le proprietà dei club non hanno, magari, queste risorse. Semplicemente perché fanno capo a imprenditori che con le loro aziende hanno avuto problemi legati al Covid. Le risorse da mettere nel sistema, magari sono minori. Ecco perché dico che quell'ipotesi poteva essere intelligente, ma anche limitata nel tempo».

     

    La carta dei fondi per la A torna sul tavolo della discussione dopo la crisi di inizio anno, quando il progetto fu impallinato tra le polemiche. L'idea era quella di trasformare la Lega in una media company: la cordata Cvc, Advent e Fsi avrebbe versato 1,7 miliardi per entrare al 10 per cento e 1.400 milioni sarebbero stati distribuiti ai club nei 5 anni successivi. La liquidità, il denaro fresco che ora il presidente del Torino richiama.

     

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    Chissà se tornerà d'attualità anche giovedì, nell'ultima assemblea di Lega del 2021. Lega da dove stanno per sparire i meccanismi di ostruzione: «Veti incrociati e minoranze di blocco non vanno più bene e la Figc opportunamente ha deciso di cancellarle, facendo una cosa molto buona, complimenti a Gravina per questo». Si gioca Toro-Bologna, Juric e Mihajlovic si sfidano per i 3 punti ma all'orizzonte si prepara una partita più delicata e importante.

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