Alessandro Fulloni per il Corriere della Sera
CASOTTO
Ci sono i droni vietati sull' arenile di Forte dei Marmi, le feste on the beach bandite dalle notti di Rimini e la raccolta di sassi multata sull' arenile di Budoni. Ma quello a Ostia, quartiere di Roma, più che un divieto in vigore da oggi ha tutta l' aria di essere una rasoiata netta a un pezzo cinquantennale di immaginario che va dal dopoguerra ai giorni nostri. Quello del pranzo dentro le cabine dei lidi balneari.
Più di un' abitudine: una necessità, se non una liturgia.
Documentata in tanti film - da Sergio Citti ai cinepanettoni vanziniani - e regolata in modo assai semplice: la ghiacciaia portata da casa e invariabilmente riempita con la frittata mescolata agli avanzi del giorno prima. Facoltativa la teglia di bucatini. Obbligatorio un fiasco di bianco dei Castelli.
Una «tribù» - genitori, figli, nonni, parenti e amici - con un suo storico nome coniato chissà quando in periodi tra povertà e boom economico: quella dei «fagottari» al mare con il pranzo custodito, appunto, in un fagotto.
Scene, però, tassativamente proibite dall' ordinanza balneare (l' insieme delle regole da rispettare in spiaggia, dal bon ton alla sicurezza) firmata per la prima volta dalla sindaca Virginia Raggi. Il testo - valido su tutto l' arenile della Capitale, circa 25 chilometri da Capocotta (l' area riservata ai nudisti) al Tevere - vieta «assolutamente l' uso delle cabine per pernottamento, per consumo di cibi o per soggiornarvi oltre il tempo previsto per l' uso esclusivo a spogliatoio». Insomma tutto verboten : pranzo, pennica e pinnacolo.
FAGOTTARI
Prescrizioni che stanno sollevando un mezzo vespaio considerato che a Roma la cabina non è solo un appoggio logistico, quanto una seconda casa con gente che per affittarla per l' estate si è persino indebitata con gli strozzini. Eppure ai gestori dei lidi la novità non pare dispiacere. «Sono possibilista: è un fatto di promozione turistica. Questo è il mare della Capitale e la sua immagine non può essere quella del fagotto» puntualizza Renato Papagni, presidente dell' Assobalneari di Roma e titolare del Dune Village - elegante stabilimento frequentato da politici di destra e sinistra, calciatori e gente dello spettacolo - dove il pranzo in cabina è sempre stato vietato dal regolamento interno.
In ogni caso spiaggia che vai divieto che trovi. Le ordinanze balneari firmate dai sindaci italiani e tradizionalmente in vigore dalla Festa del Lavoro sino a settembre sono (anche) una lente d' ingrandimento su temi vecchi e nuovi. A Forte dei Marmi, l' enclave dei vip nel Lucchese, il sindaco Umberto Buratti ha vietato il sorvolo dei droni non autorizzati sull' arenile. «Motivi di sicurezza e privacy» puntualizza il primo cittadino allertato in passato da bagnanti preoccupati e insospettiti da certi raid a bassa quota delle telecamerine a elica.
AVE NINCHI DOMENICA D'AGOSTO
A Rimini l' attenzione è spostata sulle violenze sessuali denunciate in spiaggia la scorsa estate e qui le nuove regole prevedono il divieto di ingresso nell' arenile dall' una alle cinque di notte. Niente rave e niente beach-party improvvisati, dunque.
E ancora: in quelle località dove la bellezza dell' ambiente, più che altrove, è una risorsa si fa di tutto per tutelarla. Come ad esempio a Budoni, non lontano dalla Costa Smeralda, dove è severamente vietato «asportare qualsiasi elemento costituente il tessuto naturale dell' arenile, sabbia, ghiaia, ciottoli». Mentre a Is Aruttas (Oristano) l' ordinanza specifica addirittura che portare via i caratteristici granelli di rena che paiono chicchi di riso equivale a un «reato penale: quello di furto».
Altro tema caldo è la distanza minima - in bilico tra ragioni di privacy e pressioni dei gestori che cercano di ridurla - tra ombrelloni: nelle spiagge della Romagna è fissata in due metri l' uno dall' altro. Ma sono tre metri in Sardegna e 2,5 in Puglia. Chi sgarra paga multe salatissime - anche mille euro - inflitte dalla Capitaneria. Partitelle a pallone e a tamburello sulla battigia sono proibite praticamente in tutti gli stabilimenti dello Stivale. Ma da Glauco, storico lido a Fregene, l' avversione è esposta in rima: «Se a racchettoni vuoi giocare ad un altro posto devi andare perché qui non lo puoi fare».
forte dei marmi,