SPORTELLO BANCARIO
(ANSA) - Ricavi stabili a 82 miliardi di euro e utili in salita del 2%, grazie anche a una 'spending review' da 2,2 miliardi (-7,2%) sui costi per il personale oltre che per minori accantonamenti e svalutazioni relativi a crediti deteriorati per 6,4 miliardi (-33%). E' questa la fotografia sui conti del 2018 del settore creditizio italiano scattata dalla Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) a pochi giorni dall'avvio del negoziato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro di 300.000 bancari. Secondo la ricerca della Fabi, che ha elaborato dati della Banca d'Italia, nell'ultimo anno i costi delle banche sono scesi da 56,8 a 54,8 miliardi del 2017: il taglio e' stato tutto a carico dei lavoratori con interventi pari al 7,2%, da 30,7 miliardi a 28,5 miliardi. Per quanto riguarda i primi 5 gruppi bancari del Paese, i costi totali sono scesi di 2,8 miliardi (-8%) da 25,1 miliardi a 32,3 miliardi; tra questi, le spese per il personale sono diminuite di 2,4 miliardi (-12,4%) da 19,7 miliardi a 17,3 miliardi.
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Per quanto riguarda le sofferenze, la Fabi rileva che "non sono piu' un problema per il settore bancario italiano: negli ultimi anni, infatti, sono crollate e sono sensibilmente cresciute le cosiddette coperture". Rispetto al picco del 2015, quanto la massa di crediti deteriorati supero' quota 350 miliardi e il tasso di copertura era al 45%, nel 2018, il totale dei prestiti rischiosi o in perdita e' sceso sotto quota 200 miliardi. Il tasso di copertura e' salito, invece, al 52,8%: si tratta di un valore assai piu' alto rispetto a quello delle piu' grandi banche europee. Nel corso del 2018, i crediti deteriorati netti sono calati a 90 miliardi, con una riduzione di 40 miliardi rispetto al 2017: una discesa legata a significative operazioni di cessione di non performing loan (55 miliardi nel 2018, 42 miliardi nel 2017, 26 miliardi nel 2016). Rispetto allo stock di finanziamenti, gli npl valgono il 4,3%, nel 2015 erano al 9,8%. Tale miglioramento ha consentito alle banche di ridurre sensibilmente gli accantonamenti, liberando risorse in bilancio.
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I ricavi del settore, invece, risultano sostanzialmente immobili, come dimostrato dall'andamento dei piu' importanti valori di conto economico: il margine di intermediazione dell'intero settore e' salito di appena 741 milioni (+0,9%) nel 2018, attestandosi a 82,7 miliardi; per i primi 5 gruppi bancari italiani, questa voce si e' attestata a 51 miliardi in salita di 1,1 miliardi (+2,3%). Il settore ha messo insieme utili per 12,5 miliardi nel 2018, rispetto ai 15,8 del 2017. Il risultato di gestione si e' attestato a 27,9 miliardi, in crescita di 2,7 miliardi rispetto al 2017 (+10,8%); per i primi 5 gruppi, si e' trattato di 18,6 miliardi nel 2018, con un aumento di 3,9 miliardi (+27%) sull'anno precedente. I costi del personale assorbono il 34,4% dei "ricavi" nel 2018 rispetto al 37,5% del 2017.
"Dai banchieri mi aspetto nuove idee, strategie e progetti per allargare il business e aumentare i ricavi, che invece sono sostanzialmente fermi. In quest'ottica le lavoratrici e i lavoratori non vanno sacrificati a vantaggio della tecnologia". Lo afferma il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, commentando lo studio sul taglio dei costi del personale delle banche. "Negli ultimi anni - prosegue Sileoni - i conti delle banche italiane si sono chiusi con importanti risultati, raggiunti, pero', solo con riduzione degli npl e tagli ai costi. Finita la pulizia dei bilanci, svendendo le sofferenze, le banche proseguiranno a macinare utili solo sforbiciando le spese per il personale dirottando le risorse su consulenze e dividendi?".
SILEONI FABI