Estratto dell'articolo di Giuseppe Scarpa per “la Repubblica – Roma”
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Non hanno capito che era stata colpita da una meningite. Le hanno somministrato antidolorifici convinti che si trattasse prima di un mal di testa, poi di un mal di schiena. Il toradol ha avuto come conseguenza tragica quella di annullare ogni dolore mentre la meningite continuava a marciare fino ad ucciderla.
Valeria Fioravanti, 27 anni, è morta il 10 gennaio per una doppia colpa medica, la prima si è consumata al policlinico Casilino: una cefalea causata da un movimento «incongruo» compiuto mentre si lavava i capelli. Il secondo errore, a sette giorni di distanza, al San Giovanni Addolorata: una lombo sciatalgia. […]
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Adesso i tre sanitari che intervennero sulla 27enne rischiano di subire un processo con l’accusa di omicidio colposo da parte del magistrato che indaga sul caso, il pm Eleonora Fini. Come recita il reato i medici furono “superficiali” nel trattare la paziente. La mancata diagnosi e la somministrazione di un antinfiammatorio, che anestetizzava la ragazza dal dolore e non la guariva dalla meningite, l’ha di fatto condannata a morte.
Eppure Valeria aveva fatto di tutto per evitare il peggiore degli epiloghi. La ragazza, accompagnata dai suoi familiari, bussò alla porta di quattro ospedali. La storia merita di essere raccontata dall’inizio. Il 25 dicembre 2022 la ventisettenne è sul lettino al policlinico Campus Biomedico: da una settimana ha un foruncolo infiammato, forse per un pelo incarnito, sotto l’ascella destra. Un chirurgo lo rimuove, due punti poi viene mandata a casa. Valeria, dopo pochi giorni sta male, è il 29 dicembre: «intensa cefalea, non risponde a tachipirina, vertigini da due giorni associate a cervicalgia»[…]
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La paziente esce poco dopo dall’ospedale, apparentemente sta meglio, il mal di testa sarebbe causato da un movimento brusco di qualche giorno prima eseguito mentre si lavava i capelli. Il dottore le inietta 30 milligrammi di toradol e le prescrive una terapia sempre a base dello stesso antinfiammatorio per 10 giorni con l’indicazione di fare una visita presso un centro che tratta cefalee.
Il 30 dicembre è di nuovo al policlinico, chi la visita le fornisce indicazioni più precise su come trattare la ferita sotto l’ascella. Valeria sta sempre peggio passa a casa il Capodanno. Il 4 gennaio decide di andare in un altro pronto soccorso, quello del San Giovanni Addolorata.
La ragazza spiega di avere dolore in tutto il corpo e in particolare sulla nuca. I due dottori che la visitano optano per una tac lombo sacrale. La diagnosi è netta: sospetta lombo sciatalgia.
Valeria Fioravanti
La ragazza viene dimessa, i sanitari le somministrano altro toradol. Due giorni dopo la situazione precipita, Valeria in condizioni critiche si presenta di nuovo al San Giovanni. Chi la prende in cura dispone subito una tac celebrale, il responso è impietoso: meningite acuta in fase conclamata.
È una corsa contro il tempo dal pronto soccorso contattano lo Spallanzani per chiedere assistenza, la giovane viene ricoverata in terapia intensiva. Il 7 gennaio in coma, intubata e sedata, viene portata all’unità di terapia intensiva di neo- chirurgia del Gemelli. […]