RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Emanuele Lauria per repubblica.it - Estratti
Anche la destra di Marine Le Pen ritiene Roberto Vannacci un impresentabile. France Press, la principale agenzia di stampa transalpina, riporta una dichiarazione di un big di Rassemblement national, Jean-Philippe Tanguy, secondo la quale i lepenisti “si oppongono” all’elezione del generale nel ruolo di vicepresidente del nuovo gruppo europeo dei Patrioti, che comprende Rn, la Lega, gli orbaniani di Fidesz e diverse sigle sovraniste di altri Paesi.
Tanguy non è una figura di secondo piano: è stato il vicecoordinatore della campagna elettorale di Le Pen alle Presidenziali del 2022 e vicecapogruppo del partito nell’Assemblée nationale. Avrebbe dovuto fare il ministro se Rn avesse vinto domenica scorsa le legislative. Tanguy sostiene che l’elezione di Vannacci è figlia di un annuncio “unilaterale” della Lega. Bisognerebbe chiedere al partito di Matteo Salvini di nominare un altro vicepresidente? «Sì, questa è la nostra posizione», assicura Tanguy.
Ora, la vicenda nasconde un piccolo giallo: l’elezione di Vannacci a vicepresidente del gruppo dei “patrioti” (il presidente è il braccio destro di Le Pen, Jordan Bardella) era stata fatta trapelare dalle fonti ufficiali della neonata componente della destra e annunciata con orgoglio in una nota della Lega.
Matteo Salvini si era congratulato a più riprese: “Avanti tutta!”, aveva esultato il vicepremier. Che aveva portato avanti il nome del generale, nell’organigramma del gruppo, come una concessione d’obbligo a Vannacci, cui aveva affidato quasi in esclusiva la rappresentanza della Lega in campagna elettorale, sottraendosi a una candidatura diretta. E il nostalgico della “Decima” lo aveva ricompensato con 532 mila voti.
L’elezione di Vannacci ai vertici dei Patrioti, in realtà, è avvenuta per acclamazione, in un pacchetto unico con altri cinque vicepresidenti. Un esito che Bardella ha digerito senza entusiasmo, se è vero che solo il 2 giugno scorso l’enfant prodige di Rn si era espresso pesantemente nei confronti del generale. Bocciando le uscite «omofobe» dell’allora candidato nelle liste della Lega: l’uomo di punta di Rn aveva spiegato di non «essere a conoscenza» di simili dichiarazioni. «Non le condivido, le condanno», aveva aggiunto il delfino di Marine Le Pen
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