Gianluca Veneziani per “Libero quotidiano”
Portatelo nelle scuole, proiettatelo durante le ore di lezione, accompagnate con la sua visione lo studio dei libri di storia e letteratura. E magari, infine, accompagnate gli studenti in visita al Vittoriale.
sergio castellitto il cattivo poeta
Il cattivo poeta sugli ultimi due anni di vita di D' Annunzio (con la regia di Gianluca Jodice e l' interpretazione maestosa di Sergio Castellitto nelle vesti del Vate), distribuito in 200 copie e proiettato ieri per il primo giorno in Italia, è il manifesto della capacità del nostro cinema di sfornare ancora prodotti di alta qualità e allo stesso tempo pop, attraenti per il grande pubblico. Ma è anche una denuncia indiretta delle lacune che continuano ad affiorare sui banchi di scuola, dove il racconto della vita e delle opere di D' Annunzio è ancora imprigionato in cliché, duri da sradicare.
d annunzio emy heufler
Alla fine della proiezione ieri al cinema Anteo di Milano ci colpivano le testimonianze di alcuni spettatori, giovani e anziani, che, da noi interrogati, ammettevano candidamente: «Ho visto nel film un D' Annunzio che non conoscevo e di cui non sospettavo l' esistenza». Si riferivano all' immagine, che emerge netta ne Il cattivo poeta, di un Vate ostile all' alleanza del fascismo con Hitler, critico, amareggiato e a tratti spietato nei confronti del Duce, e intollerante rispetto alla rozzezza delle camicie nere, da lui definite «sordide». Il quadretto fornito dai docenti è invece spesso quello di un D' Annunzio filo-fascista, profeta del regime e suo beneficiario, e comunque sodale del Duce, quasi cantore dell' Italia in camicia nera.
E, come tale, cattivo poeta e cattivo maestro.
d annunzio emy heufler
Il film di Jodice sconquassa invece questi stereotipi e lo fa attingendo a una bibliografia attendibile, agli scritti di D' Annunzio, alle opere di storici più che autorevoli come Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, e studiosi di storia come Roberto Festorazzi. E mostra la verità, quella che per decenni, nei manuali e nelle antologie, si è voluta omettere, un po' per pigrizia un po' per disonestà intellettuale: D' Annunzio sapeva che l' asse Roma-Berlino sarebbe stato un disastro per il nostro Paese.
d annunzio il cattivo poeta 9
Ma come, ci si chiederà a questo punto, dobbiamo riabilitare il Vate, fare revisionismo, dimenticando i vantaggi e gli onori di cui certamente godette grazie al fascismo, o ribaltarne la figura in quella di un antifascista? E invece no, non c' è nessuna forzatura in questa operazione perché D' Annunzio non fu né fascista né antifascista.
Fu, semmai, un ante-fascista che ispirò, nello stile, nella gestualità, nei motti, nello spirito, una ritualità e un' estetica, ancor prima che un etica, poi fatte proprie dal Duce. Ma quindi fu al più Mussolini emulo (per molti versi deteriore) di D' Annunzio e non D' Annunzio devoto seguace dell' altro. Di cui, anzi, fu vittima, emarginato e sorvegliato nella prigione dorata del Vittoriale, e avversario, in modo spesso confessato.
IL VITTORIALE
La facile dicitura del Vate come esponente dell' estetismo e intellettuale fascista con cui si tenta di liquidare la sua figura nelle aule scolastiche dimentica peraltro le molte sfaccettature dell' artista che affiorano nel film: la sua anima di politico lungimirante, in grado di governare una città, Fiume, secondo criteri civili e culturali all' avanguardia, in nome di una morale libertaria e con una Costituzione modernissima;
D ANNUNZIO IL CATTIVO POETA
il suo spirito visionario, veggente o preveggente, come capita solo ai grandi poeti, che gli faceva intuire le disgrazie cui sarebbe andata incontro l' Italia in caso di guerra; e ancora, la vocazione altruistico-comunitario-patriottica, votata all' amore per la nazione e per le future generazioni, e non tanto ripiegata in un narcisistico culto del Sé: quella propensione che lo indusse a lasciare una casa-museo che gli sopravvivesse, pensandola già in vita non come la sua dimora privata ma come il Vittoriale di tutti gli italiani.
D ANNUNZIO IL CATTIVO POETA
Ecco perché non sorprende - e la cosa è merito anche della Fondazione il Vittoriale che ha consentito che il film venisse girato in quegli spazi - che Il cattivo poeta porti a cercare il vero D' Annunzio non tanto nei lacunosi libri di scuola, quanto in quel libro vivente che fu la sua residenza sul lago di Garda. Gli stessi spettatori che confessavano ignoranza sugli ultimi anni di vita del Vate ci rivelavano la volontà di visitare il Vittoriale «per capire il genio di D' Annunzio dal vivo».
Là, nelle pietre che eresse, negli oggetti che raccolse e tra gli elementi naturali dove pensò, creò e amò. Nella sua biografia incarnata. Pertanto suona una buona notizia l' uscita di questo film, che coincide con la riapertura di cinema e musei e invita ad affollare entrambi. In modo da preparare docenti e studenti sulla figura del Vate e da risparmiare loro altre figuracce.
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