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Sergio Rame per il Giornale
Anche quando si pensa che il fondo sia già stato toccato, Vauro arriva a fare di peggio. E al peggio ormai non c'è più limite. Nel Giorno del Ricordo, in cui si commemorano gli italiani massacrati nelle foibe durante la seconda guerra mondiale e nell'immediato secondo dopoguerra, da parte dei partigiani jugoslavi e del Dipartimento per la Sicurezza del Popolo, il vignettista rosso ha infangato la memoria delle vittime e ferito i famigliari di queste con parole cariche di odio e di una violenza inaudita.
"Il Giorno del Ricordo è un trucido strumento di propaganda sovranista e neofascista", ha tuonato ai microfoni dell'agenzia Adnkronos attaccando, poi, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per aver parlato di "crimini di guerra" e non delle "angherie fasciste". Insulti senza precedenti che fanno male a tutto il Paese.
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"La Giornata del Ricordo non può essere trasformata in quella della dimenticanza. Purtroppo quando la pietà umana diventa un alibi, per il modo in cui è stato istituito il Giorno del Ricordo diventa un volgare e trucido strumento di propaganda sovranista e neofascista". Ancora una volta il nemico numero uno di Vauro resta Matteo Salvini che oggi, come tutto il centrodestra, è tornato a denunciare i crimini del comunismo. "Trovo ripugnante l'uso strumentale di questa ricorrenza", ha tuonato il vignettista che, intervistato dall'Adnkronos, finisce per prendersela anche con il capo dello Stato.
"Mattarella finalmente ha dichiarato che le responsabilità fasciste nella Shoah sono equiparabili a quelle naziste. Ed ha smantellato il mito degli italiani 'brava gente' - ha attaccato - non capisco perché sulla Giornata del Ricordo non abbia applicato lo stesso rigido criterio, parlando di 'angheriè fasciste invece che di crimini di guerra".
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Dopo aver premesso di condividere "la pietà umana per le vittime e gli orrori" della seconda Guerra Mondiale, ha concordato con quanto detto dalla piddì Debora Serracchiani: "La giornata del Ricordo è il palcoscenico della destra sovranista". Per Vauro, in Jugoslavia, ci sono stati prima di tutto i "crimini di guerra fascisti" e i "campi di concentramento". "Perché il progetto fascista era un progetto di sostituzione etnica, quello che si perpetrò fu un genocidio. E noi - ha, quindi, continuato - eravamo il paese aggressore".
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Nella ex Jugoslavia, secondo Vauro, l'Italia ha avuto "il ruolo del carnefice". Per questo, a suo dire, "l'uso strumentale di questa ricorrenza è dunque disgustoso". "Perché non c'è un momento in cui si ricordano le vittime jugoslave? O i molti militari dell'esercito italiano che nel Montenegro si unirono ai partigiani jugoslavi, in quanto consapevoli della violenza a cui si era arrivati?", si è quindi domandato. Per poi sentenziare alla fine delle intervista che "la pietà per le vittime non può diventare uno strumento auto-assolutorio o di propaganda becera".
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L'intervista di Vauro ha suscitato un'ovvia indignazione. "Se la verità è quella che raccontano lui e l'Anpi negazionista mi chiedo perché per decenni non ne hanno mai parlato e anzi hanno cercato in tutti i modi di cancellare dalla memoria nazionale foibe e dramma degli esuli", ha commentato Ignazio La Russa ricordando che, "per fortuna", presidenti della Repubblica come Carlo Azeglio Ciampi, che conferì la medaglia d'oro a Norma Cossetto, e oggi Mattarella hanno fatto "opera di verità rispedendo al mittente ogni tentativo negazionista tanto caro a Vauro".
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"Anche loro sono pericolosi nazi-fascisti?", ha quindi chiesto. "Anche loro in errore come chi come me, nel 2004 (ero capogruppo di Alleanza Nazionale e secondo firmatario della legge) istituì in Parlamento il Giorno del ricordo?".
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