1 - VELASCO CT, SCONTRO NEL VOLLEY IL SUO CLUB: “SCOPERTO DAL WEB”
Mattia Chiusano per “la Repubblica” - Estratti
julio velasco
L’uomo della provvidenza atterra sulla nazionale femminile in una giornata convulsa. Piena di colpi di scena e lotte di potere nascoste dietro l’annuncio che tutti aspettavano: alla guida delle azzurre, uscite devastata da un’estate di traguardi falliti e rapporti bruciati, ci sarà più di un allenatore, più di una leggenda, ci sarà Julio Velasco, attuale tecnico della Uyba Busto Arsizio (A1 femminile).
L’uomo chiamato a ricollocare l’Italia nel posto che merita, riportandola alle Olimpiadi, trovando soluzioni durante la Nations League, magari salendo sul podio di Parigi, come nessuno mai prima di lui. Richiamando se necessario le illustri escluse di Mazzanti (che ci ha rimesso il posto): Caterina Bosetti, Monica De Gennaro, Cristina Chirichella. E soprattutto, rimettendo al centro del villaggio Paola Egonu, panchinara agli Europei e assente al preolimpico, facendola giocare con la 20enne Ekaterina Antropova, subito catapultata nel ruolo di titolare, sballottata dagli eventi eppure fenomenale. Se ci è riuscito Santarelli, a far convivere due opposti come Vargas e Karakurt vincendo gli Europei, non ci può provare Velasco?
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(...) A proporre la mozione non un presidente a caso, ma Giuseppe Pirola, n.1 della Uyba che puntò su Velasco con un contratto di tre anni e ora dirama un comunicato lapidario: “Apprendiamo dal web del conferimento al nostro coach Julio Velasco dell’incarico di allenatore della nazionale seniores a partire dal primo gennaio 2024”. Se approvata col voto in Lega, la mozione non sarebbe vincolante, ma darebbe un segnale forte. Per questo, commentano in ambienti vicini al quasi ex club di Velasco, il presidente federale Giuseppe Manfredi ha forzato i tempi dell’annuncio di Velasco.
Che voleva la nazionale, aveva informato i suoi dirigenti che non lo avrebbero ostacolato di fronte a un’Olimpiade con l’Italia, ma al tempo stesso avrebbero desiderato tenerlo dopo Parigi. I tempi dell’annuncio avrebbero sorpreso lo stesso Velasco, che aveva ottenuto la prima vittoria con Busto dopo 5 sconfitte. Se al ct che vinse due Mondiali con l’Italia sarà concesso di concludere la stagione con le sue ragazze è quasi un dettaglio. La frattura nel volley è ben visibile e fumante, e forse in vista di Parigi bisognerà lavorare anche su quella.
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2 - TUTTO IL BELLO DI JULIO UTOPISTA PRAGMATICO FRA I LIBRI DI CORTÁ ZAR E IL METODO IN PALESTRA
Valentina Desalvo per “la Repubblica” - Estratti
«Mi piacerebbe andarmene mentre sto correndo a fare qualcosa di nuovo ». Julio Velasco ha sempre avuto la voglia di mangiarsi la vita con le mani, così a 71 anni, dopo aver cambiato la storia della pallavolo e annunciato l’addio per due volte alla panchina, sempre per fare il dirigente (nel calcio prima e per la Nazionale maschile di volley poi), dopo aver detto che voleva fare il nonno, che era stanco del suo personaggio, non ha resistito al richiamo della foresta.
Qualche mese fa il rientro ufficiale a Busto Arsizio con un club femminile che deve salvarsi, ora il ritorno alla Nazionale delle donne, 27 anni dopo, facendoci sentire tutti incredibilmente giovani e trasformando il passato in una romantica opzione futura.
8...)
julio velasco
Il bello di Velasco, al di là delle vittorie, dei giocatori convinti e fatti crescere, delle frasi celebri («gli occhi di tigre», «la gioventù non è un difetto», «il coraggio non è non avere paure, quella è incoscienza, ma conviverci e superarle», «nessuno ci toglierà i balli che abbiamo ballato»), della passione chic per la filosofia, dei romanzi di Vargas Llosa e Cortázar regalati ad atleti e amici, della competenza, è sempre stato questo: darci un destino, perché sì, noi possiamo farcela.
È stato il nostro “Yes, we can”, molto prima di Obama. Via la cultura degli alibi, basta scaricare le responsabilità, tutti in palestra per migliorare là dove si può fare la differenza. Velasco è sempre stato un utopista pragmatico 8...)
La sua prima Italia — Zorzi, Lucchetta, Bernardi, Gardini, Cantagalli, Tofoli, De Giorgi — forse avrebbe vinto lo stesso. Forse. Con lui, però, ci riuscì in pochi mesi, passando da un’Olimpiade da ripescati nel 1988 all’oro europeo, nel 1989, grazie a quel mix di metodo, motivazioni e capacità che fecero di quella squadra un simbolo.
julio velasco
La sua giovinezza in Argentina, la militanza nella sinistra studentesca, il fratello torturato dai militari, l’amore per la cultura trasmesso dalla madre, professoressa d’inglese, l’arrivo in Italia, nel 1983, a Jesi in A2, poi la Panini Modena, i quattro scudetti, le vittorie con la Nazionale maschile, facendo crescere tre generazioni di fenomeni, la maledizione olimpica, le azzurre, i club del calcio, Lazio e Inter, il ritorno al volley con la Repubblica Ceca, la Spagna, l’Iran, l’Argentina, poi di nuovo i club in Italia, Bologna scelta come casa, approdo in cui to rnare dopo ogni tappa: un film lungo 40 anni, con la curiosità di ricominciare anche se hai vinto mondiali, europei, world champions cup, world league, persino un campionato asiatico, perché nessun campo è troppo piccolo per un’altra avventura.
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«Ero un giovane rivoluzionario, poi non potendo cambiare il mondo, ho cercato di cambiare e migliorare le squadre». Tornare in panchina a 71 anni, per rifarlo ancora, può far pensare a un colpo di nostalgia canaglia, a una improbabile lotta contro le stagioni. Ma mentre noi lo pensiamo, Velasco sta già correndo verso qualcosa di nuovo.
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