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Marco Giusti per Dagospia
In una giornata piena di troppi omaggi e premi alla carriera, anche il secondo film italiano in concorso pensa al passato, al vecchio Novecento e alla vita in tempo di guerra sulle montagne. Allegria. Ma da quanti anni non sentiamo parlare in trentino al cinema?
Devo dire che già l’idea di un film tutto parlato in trentino, che funziona molto bene al cinema, con recupero di poesie e canzoni delle valli, e dottissima messa in scena della vita quotidiana nelle montagne durante gli anni della guerra, quindi in gran parte della vita quotidiana delle famiglie rimaste, cioè vecchi, donne e bambini, fanno di questo “Vermiglio”, opera seconda della preparatissima Maura Delpero, anche co-produttrice assieme a Leonardo Guerra Serragnoli con la Cinedora, qualcosa di particolare.
Con immagine sontuose e grandi piani fissi ripresi da Mikhail Krichman, il favoloso direttore della fotografia russo di “Loveless” e “Leviathan”, film che penso siano stati fonte di ispirazione per la regista, vediamo scorrere la vita nel paesino sperduto di Vermiglio, seguendo la famiglia di un bravo maestro, uno spettacolare Tommaso Ragno con baffoni da uomo della Birra Moretti, che ha una massa di figli e figlie e una moglie (“dieci parti. E mai un fiore” si lamenta lei), pochi dischi che fa ascoltare ai suoi studenti, un’idea inflessibile di istruzione.
Di per sé non ci sarebbe una storia vera e propria. La storia, o una parvenza di storia, si sviluppa dalla irrequietezza delle ragazze. Irrequietezza che nasce dalla condizione stessa in cui si trovano le ragazze in quel di Vermiglio e nell’Italia povera del tempo. Solo una delle ragazze potrà studiare. Un'altra che si trova un marito, un siciliano scappato dalla guerra, scoprirà che lui è già sposato. E partirà per la Sicilia per vedere la moglie che lo ha seccato con un colpo di fucile. E allora capiamo il piano della regista.
vermiglio, la sposa di montagna
Non è una storia di guerra, anche se dal fucile di un soldato partirà un colpo fatale. Ma una storia di condizione femminile e di conoscenza del mondo. Molto rigoroso nella sua messa in scena e nella sua ricostruzione del linguaggio delle valli trentine, il film vanta un bel cast che unisce attori notio a altri inediti, da Tommaso Ragno da Giuseppe De Domenico, da Carlotta Gamba a Roberta Rovelli, da Martina Scrinzi alla sempre fantastica Sara Serraiocco a Orietta Notari, attrice di teatro genovese. Favolosi tutti i bambini.
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