Giulio De Santis per il “Corriere della Sera - ed. Roma”
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Una trappola mascherata da sogno. «Venite a Roma, vi faccio diventare modelle». Parole con cui Ahmadzi Abdul Qadir, afghano, 29 anni, privo di permesso di soggiorno, ha convinto Lara e Sara (nomi di fantasia), minorenni italiane, a fuggire da una comunità di recupero per tossicodipendenti al Nord per raggiungerlo nella Capitale.
Dove le due ragazze, una quindicenne e una sedicenne, hanno vissuto un incubo, perché Qadir - secondo il tribunale che lo ha condannato a sette anni e sei mesi per duplice violenza sessuale - ha abusato di entrambe nella stanza di un hotel dopo averle fatte ubriacare e fumare hashish.
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All'afghano, oltre alla violenza sessuale, è contestata anche l'aggravante di aver agito in danno di due minorenni. L'uomo, tuttavia, è latitante fin dal giorno successivo alle violenze subite dalle giovani. La vicenda risale al 19 marzo del 2016.
Alcuni giorni prima, Qadir è collegato su Facebook, impegnato a chattare con varie ragazze. Contatta numerosi profili, per trovare qualcuna che gli dia corda. I suoi tentativi hanno successo con Lara e Sara che si trovano in una comunità di recupero al Nord. Durante la conversazione, l'afghano sostiene di avere la chiave per aprire a entrambe le porte del mondo della moda.
DUE RAGAZZE MINORENNI INGANNATE E VIOLENTATE
L'importante è che vengano a Roma. Lara e Sara credono alle bugie dello sconosciuto e scappano dalla comunità. Il 19 marzo del 2016 scendono a Termini, e trovano Qadir ad aspettarle.
L'uomo - difeso al processo dall'avvocato Alessio Tranfa - si mostra gentile, le porta in giro per la città, dove le guida facendo da cicerone. Offre alle giovani un pranzo e regala a entrambe un paio di scarpe.
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Racconta loro di altre ragazze (immaginarie) che lui ha lanciato nella moda. Bugie, che però Qadir sa raccontare con spregiudicatezza. I suoi racconti convincono tuttavia le due ragazze a dare fiducia al 29enne che, improvvisamente, offre a entrambe marijuana e alcol. Lara e Sara accettano. Fumano e bevono, finché arriva la sera.
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Qadir a quel punto prenota una stanza per la notte in un hotel vicino alla stazione Termini. Stordite dalla droga e dai super alcolici, Lara e Sara salgono in camera con lo sconosciuto.
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Pensano di potersi fidare dell'afghano, nonostante sia la prima volta che lo vedono. Addirittura gli consentono di dormire nello stesso letto. L'uomo ne approfitta senza porsi alcuno scrupolo. Le violenze durano tutta la notte.
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Le due giovani non hanno la forza né la lucidità per ribellarsi. Non vorrebbero sottostare alle pretese dell'afghano, ma hashish e alcol le riducono in uno «stato d'incapacità». Al mattino, quando sono di nuovo lucide, denunciano l'uomo. Che ormai però è già scappato.
«Il processo non ha chiarito, né cosa sia davvero accaduto nella camera d'albergo, né se l'afghano abbia agito consapevole della minore età delle giovani» dice oggi l'avvocato Tranfa, difensore dell'imputato.